E’ difficile comprendere il mistero della vita, ma ancora di più quello della non vita! Inspiegabile il primo, quanto incomprensibile il secondo; l’uno ci pone di fronte al divenire, al domani, alla promessa, alla voglia di fare del proprio meglio, alla gioia di osservare il frutto della propria carne, la conseguenza della generazione, la felicità di toccare, abbracciare, educare una creatura che si muove e che è destinata a succederci.
Il mistero della vita si svolge e si sviluppa nell’amore, nelle cure più delicate, come nelle aspettative di vita che vogliamo costruire in una persona che ci appartiene per sempre ed è irripetibile nella sua struttura, sia fisica che psichica e caratteriale. Rimane entusiasmante quando la propria continuazione è rappresentata da una città intera; forse è un miracolo, il miracolo Guglielmo Motolese.
Il mistero della vita rimane saldo nelle nostre mani, nella nostra conoscenza, nei nostri saperi che sviluppano certezze e agire razionale, ma soprattutto esempio; rimane giusto, allora, concedere, far conoscere, educare… rimane giusto amare, sempre. Fuori quella porta si annida sempre l’ignoto che non è affidato all’amore, alle carezze, alla custodia di genitore o di persona cara, ma alla tentazione subdola di chi dovrebbe fare ciò che non ha fatto o non sa fare. A volte una sola persona riesce bene a sostituire una assise politica, una associazione, forse anche una famiglia, quasi a dimostrare quanto grande possa essere la rappresentanza di Dio sulla terra. Guglielmo Motolese.
A volte i percorsi sono lunghi, a volte sono brevi, ma se consideriamo il valore eterno di ciò che compie una persona allora avremmo la percezione vera che non esiste lunghezza di percorso, ma il percorso che tratteggia il volto della vita di quanti non dimenticheranno mai, di quanti ameranno sempre, di quanti continueranno a vedere il continuo incedere al nostro fianco di una persona che rimane presente e sembra volerci ancora guidare.
Da educatore ho sempre cercato di dialogare con i miei alunni e di creare confronti evidenziando continue consapevolezze per rafforzarli nella vita e magari per continuare quella opera genitoriale che, molto spesso, non riesce a conoscere il difficile presente per diversa appartenenza o formazione.
Non sono mancati profondi silenzi!
Il mistero della non vita si svolge e si snoda in noi. Platone affermava che occorre tendere alla verità con la stessa forza dell’amore che lega due persone. L’uomo e la vita sono i due primi innamorati. Per Platone vale il concetto di bontà e bellezza. Tutto ciò che è bello (“kalòs”) è anche vero e buono (“agathòs”), e viceversa. Perciò, la bellezza delle idee che attira l’amore intellettuale, è anche il bene dell’uomo. Il fine della vita umana diventa la visione delle idee e la contemplazione del Grande Dio.
L’insegnamento di G.M. rimane vivo e continuo; la sua persona rimane di esempio e di continua ricerca; la sua parola continua a governare le idee per organizzare la speranza della gente; la sua vita continua la sua esistenza, al punto che non ci rendiamo conto se sia ancora realmente presente o è presente davvero. Questo è il grande segreto della vita dell’uomo santo! Guglielmo Motolese.
Mi piace ricordare Sant’Agostino quando affermava: “Sono terra e cenere, eppure lasciami parlare. Vedi, è alla tua misericordia, e non a un uomo che sorriderebbe di me, ch’io parlo. Forse sorridi anche tu di me, ma ti volgerai e avrai misericordia di me. Non voglio dire, se non questo: che ignoro donde venni qui, a questa, come chiamarla, vita mortale o morte vitale. Lo ignoro, ma mi accolsero i conforti delle tue misericordie”.
Esiste una forza che si chiama libero arbitrio; poi esiste la resistenza quale forza del male, quindi l’attrito che rappresenta la forza negativa per permettere il compimento del bene.
Questo è il senso della non vita: ti porta in cielo!
Questa sera possiamo dire di essere sotto il cielo di Taranto; un cielo illuminato da una luce eterna che ci rende chiaro il cammino. G.M. è stato un grande vescovo, non solo per Taranto, ma per la Chiesa che è in Italia. Mons. Motolese può essere giustamente collocato tra i vescovi meridionali per la sua particolare sensibilità ai problemi del Mezzogiorno e dei lavoratori del secondo dopoguerra e per il modello di vescovo che ha rappresentato. Come uomo è grande, immenso e interminabile; come Pastore ha voluto donarci la speranza concreta per vincere la sofferenza
Prende così corpo il grande sogno di Mons. Gugliemo Motolese, arcivescovo emerito di Taranto, che chiese di portare in riva allo Ionio il modello del San Raffaele, un ospedale efficiente e moderno, unitamente alla ricerca scientifica e alla didattica universitaria.
Don Luigi Verzè ha ringraziato il presidente Vendola, che ha creduto nella valenza del progetto e che si è impegnato personalmente per dare alla Puglia un ospedale moderno, dedicato ai tarantini, ma che guarderà anche ad orizzonti più ampi. Il San Raffaele del Mediterraneo avrà 570 posti letto, sorgerà in zona Paolo VI, su un area di 70.000 metri quadrati, destinati alla struttura ospedaliera e 4.000 metri quadrati alle aule in cui si farà ricerca e didattica. Il nuovo Ospedale sostituirà il SS. Annunziata ed in ogni caso saranno mantenuti gli attuali livelli occupazionali.
Il mistero della vita rimane saldo nelle nostre mani, nella nostra conoscenza, nei nostri saperi che sviluppano certezze e agire razionale, ma soprattutto esempio; rimane giusto, allora, concedere, far conoscere, educare… rimane giusto amare, sempre. Fuori quella porta si annida sempre l’ignoto che non è affidato all’amore, alle carezze, alla custodia di genitore o di persona cara, ma alla tentazione subdola di chi dovrebbe fare ciò che non ha fatto o non sa fare. A volte una sola persona riesce bene a sostituire una assise politica, una associazione, forse anche una famiglia, quasi a dimostrare quanto grande possa essere la rappresentanza di Dio sulla terra. Guglielmo Motolese.
A volte i percorsi sono lunghi, a volte sono brevi, ma se consideriamo il valore eterno di ciò che compie una persona allora avremmo la percezione vera che non esiste lunghezza di percorso, ma il percorso che tratteggia il volto della vita di quanti non dimenticheranno mai, di quanti ameranno sempre, di quanti continueranno a vedere il continuo incedere al nostro fianco di una persona che rimane presente e sembra volerci ancora guidare.
Da educatore ho sempre cercato di dialogare con i miei alunni e di creare confronti evidenziando continue consapevolezze per rafforzarli nella vita e magari per continuare quella opera genitoriale che, molto spesso, non riesce a conoscere il difficile presente per diversa appartenenza o formazione.
Non sono mancati profondi silenzi!
Il mistero della non vita si svolge e si snoda in noi. Platone affermava che occorre tendere alla verità con la stessa forza dell’amore che lega due persone. L’uomo e la vita sono i due primi innamorati. Per Platone vale il concetto di bontà e bellezza. Tutto ciò che è bello (“kalòs”) è anche vero e buono (“agathòs”), e viceversa. Perciò, la bellezza delle idee che attira l’amore intellettuale, è anche il bene dell’uomo. Il fine della vita umana diventa la visione delle idee e la contemplazione del Grande Dio.
L’insegnamento di G.M. rimane vivo e continuo; la sua persona rimane di esempio e di continua ricerca; la sua parola continua a governare le idee per organizzare la speranza della gente; la sua vita continua la sua esistenza, al punto che non ci rendiamo conto se sia ancora realmente presente o è presente davvero. Questo è il grande segreto della vita dell’uomo santo! Guglielmo Motolese.
Mi piace ricordare Sant’Agostino quando affermava: “Sono terra e cenere, eppure lasciami parlare. Vedi, è alla tua misericordia, e non a un uomo che sorriderebbe di me, ch’io parlo. Forse sorridi anche tu di me, ma ti volgerai e avrai misericordia di me. Non voglio dire, se non questo: che ignoro donde venni qui, a questa, come chiamarla, vita mortale o morte vitale. Lo ignoro, ma mi accolsero i conforti delle tue misericordie”.
Esiste una forza che si chiama libero arbitrio; poi esiste la resistenza quale forza del male, quindi l’attrito che rappresenta la forza negativa per permettere il compimento del bene.
Questo è il senso della non vita: ti porta in cielo!
Questa sera possiamo dire di essere sotto il cielo di Taranto; un cielo illuminato da una luce eterna che ci rende chiaro il cammino. G.M. è stato un grande vescovo, non solo per Taranto, ma per la Chiesa che è in Italia. Mons. Motolese può essere giustamente collocato tra i vescovi meridionali per la sua particolare sensibilità ai problemi del Mezzogiorno e dei lavoratori del secondo dopoguerra e per il modello di vescovo che ha rappresentato. Come uomo è grande, immenso e interminabile; come Pastore ha voluto donarci la speranza concreta per vincere la sofferenza
Prende così corpo il grande sogno di Mons. Gugliemo Motolese, arcivescovo emerito di Taranto, che chiese di portare in riva allo Ionio il modello del San Raffaele, un ospedale efficiente e moderno, unitamente alla ricerca scientifica e alla didattica universitaria.
Don Luigi Verzè ha ringraziato il presidente Vendola, che ha creduto nella valenza del progetto e che si è impegnato personalmente per dare alla Puglia un ospedale moderno, dedicato ai tarantini, ma che guarderà anche ad orizzonti più ampi. Il San Raffaele del Mediterraneo avrà 570 posti letto, sorgerà in zona Paolo VI, su un area di 70.000 metri quadrati, destinati alla struttura ospedaliera e 4.000 metri quadrati alle aule in cui si farà ricerca e didattica. Il nuovo Ospedale sostituirà il SS. Annunziata ed in ogni caso saranno mantenuti gli attuali livelli occupazionali.