Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

domenica 13 giugno 2010

Verso la Unità d'Italia

Primo Incontro di gemellaggio per il 150° della Unità 'Italia

Benvenuti nella terra dove ha avuto inizio la unità della Nazione; dove si sono svolte le battaglie più famose e più determinanti per incominciare a costruire la libertà di un popolo; dove studenti e intellettuali, giovani innamorati che hanno detto addio alla loro bella e tanti altri, anche di altre regioni, si sono uniti per cacciare l’invasore. Questa è la terra dove sono passati gli uomini più forti, i martiri di Belfiore, che hanno posto a dimora il seme prezioso della unità per cominciare una civiltà di nazione e per inaugurare la cittadinanza italiana.
Dallo scrittore e diplomatico rinascimentale Baldassarre Castiglione, di Casatico di Marcaria, questa terra pare abbia tratto, attraverso Il Cortegiano, il divenire dell’indirizzo di pensiero: la preservazione di se stessi e la conversazione per soggiornare a corte, per piacere, non soltanto al Principe Gonzaga, ma ad ogni ascoltatore per creare nella parola una sorta di unità spirituale.

Le idee hanno bisogno della forza per realizzarsi, come la bellezza, ed ecco che alla forza della natura si è aggiunta quella della parola e quindi quella della lotta e dei dolori.

Quando apriamo i libri di storia e arriviamo al Congresso di Vienna, si apre uno scenario inquietante, quasi incredibile per non capire il perché politico e per non riuscire a spiegare la ragione di tanta frantumazione italica. Avremmo voluto leggere di una Italia sempre unita, forte, e non frantumata e sottomessa. Avremmo voluto leggere di una nazione intrisa di valori, passati e presenti, invece abbiamo dovuto continuare a leggere la via crucis di una liberazione e poi quella ricerca, che ancora continua, di unire gli italiani.

Lo abbiamo fatto passando per Castellucchio e procedendo per Curtatone, Montanara, Goito, Belfiore… Solferino e San Martino. Chi non ricorda questi luoghi? Ebbene sono i luoghi che oggi state vivendo e attraversando, quasi a voler ripercorrere la storia risorgimentale italiana e con essa la nostra storia, quella di ieri, come quella di oggi, ma soprattutto quella di domani.

Questa occasione di incontro rappresenta un inizio di uno studio, ma anche di una consapevolezza; la consapevolezza che l’unità della nazione passa attraverso la unità delle idee e rende orgogliosi per l’appartenenza.
Oggi stiamo avviando un primo passo verso la consapevolezza del passato, ma soprattutto del futuro, realizzando la conoscenza e dialogando orgogliosamente sul sacrificio di quanti hanno preparato per noi una nazione.
Dovremmo essere tutti più patrioti, oggi e sempre, per rispettare 150 anni di lotta, a diverso titolo e per diversi motivi, ma vigili, attenti, feroci difensori delle leggi e dei diritti della persona, come pure profondamente cristiani: sono questi i grandi valori sui quali vorremmo costruire il futuro che è il vero presente.

Il mio compiacimento, sentito e profondo, che unisco a quello dell’Amministrazione Comunale. e dell’Assessore alla P.I. e alla Cultura, va a questa bella iniziativa di gemellaggio con Taranto, la mia città; la città che mi vede presente anche se assente; la città che mi ha visto, a diverso titolo e con orgoglio, patriota contro la mafia ed altre avversità come la piaga dell’usura e del racket.
Grazie al Ds Antonio Pepe, mio antico amico, ma non per questo egli è qui oggi assieme ai suoi alunni e ai suoi collaboratori; egli è qui per dare il via ad una educazione permanente che vada nella direzione del rispetto della memoria per quanti hanno lottato e trovato la morte e per permetterci oggi di continuare a parlare italiano. Siamo qui tutti per ricordare l'appartenenza ad una nazione libera e speriamo pulita alla irregolarità.

Castellucchio, 13.6.2010 – Teatro SOMS

sabato 12 giugno 2010

Il lungo cammino della integrazione. Uniti nella fratellanza

Lo sport ha la capacità di unire, ma anche di affratellare. Sono molte le occasioni in cui l’uomo può evidenziare le proprie virtù umane, ma queste, prima di essere tali, sono rinunce, accoglienza, accettazione, condivisione. La chiesa le identifica nella fede, nella speranza e nella carità: virtù teologali. La fede è la virtù per la quale noi crediamo in Dio e a tutto ciò che egli ha rivelato all'uomo. Dio è verità e verbo. Dio non ha dato a nessuno denaro, vestiti o l'automobile! Con la fede l'uomo si abbandona liberamente e completamente alla verità per compiere la sua volontà. La speranza è la virtù per la quale noi desideriamo e poniamo la nostra fiducia nelle promesse, appoggiandoci all'aiuto della grazia dello Spirito Santo per meritarla e preservarla sino alla fine della vita terrena. La carità è la virtù per la quale amiamo l’uomo al di sopra di tutto e il nostro prossimo come noi stessi; un comandamento nuovo, ovvero la pienezza della Legge divina. La carità è il vincolo di tutte la altre virtù, che anima, ispira e ordina l'agire dell'uomo. La carità rimane l'unica opportunità per l'uomo d'oggi, ovvero la sua trasformazione in homo novus, ma anche homo cives per sviluppare la sua esistenza sia in riferimento a sé stesso che alla comunità in cui vive.
L’uomo non sempre riesce a condividere la presenza di una persona altra, specialmente se questa è inferiore a lui, o se è superiore a lui. Esiste una sorta di accettazione del primato di se stessi che lascia poco spazio alla considerazione ed alla stima per gli altri. Eì difficile ammettere le proprie debolezze, ma esse sono spesso causa di malesseri superiori che limitano fortemente la nostra capacità di vivere. Sarebbe molto bello, ma anche necessario, non vergognarsi di aver sbagliato e cercare, invece, la soluzione all'errore e al miglioramento futuro.
“Sono qui non come profeta, ma come servo umile. Mai, mai e poi mai questa terra potrà rivivere l’oppressione di uno nei confronti dell’altro.” Ha detto Nelson Mandela durante la cerimonia di apertura del Campionato del mondo di calcio.
Chi non conosce l'esperienza sudafricana dell'apartheid? Personalmente ho vissuto l'intervista con uno dei segretari di Mandela, all'epoca esuli all'estero, che portavano in giro la conoscenza della terribile realtà sudafricana.
Occorre passione nelle cose che facciamo; occorre passione anche per rispettare una persona e persino un oggetto. La passione deve continuare a trasparire. Ricordiamoci che il nostro agire e tutt’altro che finito, esso non finisce mai in quanto rappresenta il legame con il passato e con il futuro. Tutto ciò che l’uomo compie rimane impresso su qualche tavola, da dove è possibile andare ad attingere per il resto della nostra vita.

Esiste un agire per regole e un agire per rispetto. Entrambi i modi di agire hanno bisogno di una loro definizione, progettualità di edificazione, senza la quale non è possibile costruire l’uomo stesso, ma un essere solo che passa la sua vita su questo mondo.
L’agire per regole è un cammino di rinunzia che ci porta ad identificare la filosofia del pensiero e del modo di operare, esaminando quindi ogni possibile peculiarità dell’agire dell’uomo, sia in rapporto alla propria identità, che in rapporto al tempo. Rimane chiaro il fatto che l’agire per regole è strettamente collegato al passare del tempo: il tempo rappresenta e custodisce il nostro passato e ne determina le necessità. Nell’effimero viene chiamato moda, ma nel pensiero si chiama adeguamento alla legge del tempo che scorre e ci presenta sempre nuove opportunità di conoscenza e di studio. L’agire per regole crea, costruisce l’uomo e lo rende consapevole delle difficoltà della vita. Soprattutto lo rende consapevole del prossimo e del fatto che qualsiasi carica o incarico rimane solo e soltanto un servizio a favore della umanità e mai, dico mai, a favore della prevaricazione, della ingerenza, della intrusione e dell’ostruzionismo. L’agire per regole impone anche una capacità di riconoscere e del riconoscimento dell’altro.

L’agire per rispetto è invece la sintesi di quanto l’uomo è riuscito a costruire per se stesso e soprattutto di quanto riesce a mettere a disposizione degli altri. Non si può pretendere di rispettare gli altri se non siamo capaci di rispettare le regole e allora ecco che la consapevolezza del trascorrere del tempo, unito all’agire per regole, ci deve offrire la opportunità irripetibile di rispettare la persona che è al nostro fianco, quella che è più debole, quella che ha più bisogno e soprattutto quella che viene da lontano perché è fuggita, scappata da un regime totalitario o da un non regime che ha comunque affossato la persona umana. Semplicemente quella che è andata via perché vuole migliorare la propria vita e quella dei figli.

L’uomo ha tante opportunità per apparire tale, anche perché ha moltissime opportunità per divenire. Il labirinto dell’agire umano è tanto grande che può offrire a chiunque un percorso di ricerca. Noi oggi chiediamo soltanto una semplice opportunità di dimostrare che abbiamo fatto qualche passo in avanti sul camino interminabile della umanità e che possiamo tendere la mano, possiamo almeno donare qualche opportunità affinché ogni persona, ogni uomo possa avere l’abbrivo a intraprendere il proprio cammino di speranza, giusto, meritato, dovuto, per dimostrare che si può essere in grado di raggiungere la civiltà e il progresso anche partendo dal basso, dalla segregazione, dall’apartheid: atroce e feroce esperienza politica del Sud Africa del quale Nelson Mandela ne è il paladino dei diritti umani, e giustamente considerato come una icona di vita per la umanità. Non si può vivere separati in casa.

A volte abbiamo l’ambizione di diventare persone importanti, qualche volta ci riusciamo, qualche altra volta falliamo, ma molto speso facciamo pesare ad altri la nostra capacità, la nostra felicità. Come è possibile che altri paghino il prezzo amaro della infelicità soltanto perché noi siamo stati più fortunati, forse più favoriti dalla sorte, mentre si tratta solo e soltanto di servizio, di servire gli altri e di essere utili nel lungo processo di evoluzione e di civiltà della gente, di ogni uomo, di ogni persona umana soltanto in quanto essere umano! Ogni uomo ha un solo dovere da compiere: trasferire all'altro la propria esperienza di vita, si spera sempre positiva.
One goal: education for all!

Devo ringraziare l’Associazione “La Fratellanza”, come pure l'Amministrazione comunale che ci ospita e ci segue, la quale ha permesso di avviare questo lungo processo di studio, di esame e di ricerca sul fenomeno dei nostri tempi, istituendo una borsa di studio che abbiamo assegnato alla 2A, coordinatrice la prof.ssa Paola Rossi. E’ stata, questa, una esperienza che ha permesso ai nostri studenti di avvicinarsi al problema, di affrontarlo e di trarre delle considerazioni. E’ stata, soprattutto, una forte occasione per abbracciare l’immigrato e di darle la opportunità di vita che cercava.
Sono, questi, ragazzi bravi, molto; sono adulti e in loro rimane custodita la nostra speranza per un futuro migliore e consapevole. Grazie, ragazzi!

Castellucchio, 12.6.2010 – Teatro SOMS - Borsa di studio “La Fratellanza”