Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

mercoledì 30 gennaio 2008

Il giorno della memoria non solo per la Shoah

“Sempre di nuovo emerge la domanda: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?”
Un grido di dolore (rinnovato da Benedetto XVI) che invoca aiuto per quanti soffrono per amore della verità e della giustizia; verità e giustizia che dovrebbero appartenere al libero arbitrio di ogni persona che ha l’opportunità di godere del dono della vita; verità e giustizia che dovrebbero essere ordinate, non codificate da regole imposte, all’interno del comportamento di ognuno e della ricerca della libertà interiore che determina il rispetto per gli altri, tutti, e ricompone lo spirito di servizio che deve invadere quanti sono al servizio della società, della gente, del miglioramento della vita.
Pensare a questo giorno come semplice ricorrenza significa non responsabilizzarsi abbastanza; significa non sapere (come già tanti giovani hanno dimostrato con il loro non conoscere); significa continuare vivere senza il coordinamento tra passato e presente; significa non vivere la bellezza del tempo o vivere una vita altra. Ogni esperienza nasce da quella precedente e mai la stessa esperienza è utile per tutte le circostanze; ciò che è utile per tutti i tempi è la capacità razionale di identificare i fatti e collegarne i motivi che generano prevenzione e crescita, personale e collettiva.
La “Shoah” , ma non solo! Ci sono altri comportamenti dell’uomo, in genere, non escluso il modo di fare politica, che devono trarre insegnamento opportuno e tradurre il loro impegno come servizio sociale e non come apparato personale da utilizzare secondo i propri interessi. I tempi moderni sono intrisi di azioni dell’uomo non positive, che creano e indicano percorsi nuovi e nuove difficoltà che l’uomo deve conoscere e tentare di superare con un corretto comportamento e rispettando la persona umana, sempre irripetibile.
Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

sabato 26 gennaio 2008

Dicono che i professori ne sanno meno degli allievi

“I prof ne sanno meno degli allievi”, dicono, visto che, dal questionario OCSE, si evince che soltanto il 36% sa perché la pasta lievita. Di qualche giorno fa la notizia secondo la quale gli studenti non sanno il perché della notte e del giorno.
Ci sarebbero tante altre cose che né gli uni, né gli altri conoscono! Specialmente se andiamo a considerare le innovazioni scientifiche e tecnologiche, ma anche legislative, che quotidianamente vengono ad aggiungersi al vivere moderno.
Mi piace allungare lo sguardo oltre e verificare come la formazione e la istruzione altro non sono che la opportunità di poter fruire della utilità di qualcuno che ama vivere in modo consapevole e dispone della parte migliore di se, cioè della propria ragione.
I media affermano che per i prof il risultato è nella scarsa preparazione degli allievi; per i medici nella malasanità; per gli amministratori locali nella appartenenza e non nella competenza ecc.
Io non so se sia giusto mettere alla gogna singole categorie (sembrano quasi tutte in difficoltà, tranne gli apparati forti) quando l’agire epistemico, molto necessario nei tempi moderni, è del tutto scomparso e per cui si preferiscono le corsie uniche preferenziali.
Per fortuna qualcuno si è accorto dei salari, sufficienti per acquistare il made in Cina, ma ormai insufficienti per pagare i diritti imposti, i servizi e i tanti imprevisti che non risparmiano nessuno.
La questione mi tocca non poco, non perché sono un prof, (cosa di cui sono fiero) ma perché mi vado chiedendo da tempo il perché del declino dei saperi della collettività, in genere, e degli studenti in particolare, visto che al liceo si arriva senza adeguati saperi, alla università pure, al posto di lavoro pure. Mancano i controlli, le verifiche? Se mancano chi li fa o chi li potrebbe fare? Un bravo giovane (e ce ne sono, anche se sono insufficienti al giorno d’oggi) afferma che per essere giudicati occorre una scelta di persone tra simili. Questo, purtroppo, non sempre accade, anzi si preferisce, in molti casi, la mediocrità che è meglio gestibile.
La questione è globale e investe certamente molti strati sociali e molti settori della vita pubblica. Ma questo non è una giustificazione, semmai un aggravante. La Campania alle prese con la spazzatura, mentre (notizia dell’ultima ora) i parlamentari si aumentano lo stipendio di euro 200, nonostante le denunce e i buoni propositi; gli statali aspettano gli arretrati (tra cui i prof) e fuori fa freddo, molto freddo!
Seneca diceva: "Vivit is qui multis usui est, vivit is qui se utitur" (vive colui che é di utilità a molti, vive colui che può usare se stesso).
Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

lunedì 21 gennaio 2008

Il giusto senso della vita

Nel secolo degli illuministi, Diderot ipotizzava una stanza con vasi contenenti semi per produrre professori, medici, giudici ed altre figure professionali in grado di sostenere il divenire dell'uomo e della scienza. Questa esperienza sembra non essere più fantascienza se si tiene conto dell'esercizio, praticato ormai diffusamente, sugli OGM in agricoltura e se consideriamo la creazione del super topo ottenuto senza incroci genetici e la pecora Dolly di Craig Ventre ed altro. Nel campo umano l'ormone della crescita, la produzione di insulina umana e l'eritropaietina sono già delle realtà, come l'applicazione della bioingegneria.
Le cellule staminali, dotate della singolare capacità di trasformarsi in qualunque altro tipo di cellula del corpo, stanno rivoluzionando la medicina, consentendo ai medici di riparare specifici tessuti o di riprodurre organi. La possibilità di controllare lo straordinario potere di queste cellule staminali embrionali, allo scopo di curare vari tipi di malattie, come il morbo di Parkinson e l'Alzhaimer, entusiasma gli studiosi ed alimenta la speranza della gente. In un futuro molto prossimo, la ricerca sulle staminali potrà rivoluzionare il modo di curare tante altre malattie mortali come l'ictus, il diabete, le malattie cardiache e, addirittura, le paralisi.
Queste sono realtà strabilianti che pongono problemi di natura diversa, primo fra tutti l'emarginazione dell'ignoranza che rimanda ad una affermazione di Einstein secondo la quale è colto colui che vive il proprio tempo. Tutto il divenire della scienza deve poter passare attraverso l'osservazione e la conoscenza per poter qualificare la stessa scienza e la tecnologia. La scienza pone nuovi problemi, la tecnologia aggiunge l'inventiva al sapere.
Va realizzandosi la previsione secondo la quale "la nostra potrebbe essere l'ultima stirpe umana nata da progetto naturale". Dubbi e perplessità, certezze e incertezze, etica e diritto pongono ormai seri interrogativi sul futuro dell'uomo. Sembra quasi un voler andare oltre la vita e, allo stesso tempo, volersene liberare. Vita e morte ci impongono interrogativi inquietanti che ci portiamo appresso da sempre. Grazie allo sviluppo del pensiero, della filosofia e della religione, ma anche della scienza, cerchiamo di dare qualche risposta plausibile. Se la morte ci fa paura occorrerebbe meditare e capire la vita. Perdere il giusto senso della vita significa perdere noi stessi e il mondo che ci ha accolto, così proprio come quando non riusciamo a capire le tragedie che ci investono nella vita. Una pensatrice ha scritto che il senso della vita è l'opportunità che ogni uomo ha venendo al mondo; una opportunità per intervenire nel progresso dell'uomo, nella ricerca della vita, nella elevazione spirituale dell'uomo stesso il cui operato rimane nella eternità".
"E' innegabile quanto grandi siano oggi i traguardi raggiunti nella scienza medica e grandi le opportunità che questi rappresentano. In ragione di ciò, non possiamo che gioire per la capacità raggiunta dall'umanità nel guarire e conservare la vita e per i notevoli progressi resi possibili a questo riguardo dalla scienza e dalla tecnologia contemporanee.
Tuttavia riconosciamo che questi traguardi comportano nuove responsabilità, profonde sfide etiche e, naturalmente, potenziali pericoli.
Sebbene siamo tutti concordi nel ritenere la vita un dono da rispettare e preservare, ci dividiamo, però, sull'idea di un dominio umano sulla vita e sul diritto di decidere del suo valore o della sua durata".
C'è da considerare la conoscenza stessa del patrimonio genetico umano che può rivoluzionare il comune modo di pensare degli individui.
Come educatore, credo che il rapporto tra scienza e società sia estremamente delicato e che il problema della formazione sia il puntO chiave.
Occorre alimentare il codice etico dell'uomo, teso all'arricchimento spirituale della persona nei valori e principi cristiani, ma anche al recupero di quella pace interiore che è indice di serenità, di conciliazione e di concordia tra la gente.
C'è un tempo per vivere e un tempo per morire. Oggi è il tempo del saper nascere e del saper vivere: la vera grande sfida che l'uomo deve oggi vincere nella consapevolezza che grandi trasformazioni lo attendono e forse cambiamenti di pensiero epocali riscontrabili nel panorama storico del pensiero dell'uomo di tutti i tempi.

Angelo Scialpi
"The Lion Magazine"

lunedì 7 gennaio 2008

La violenza sulle donne e il non rispetto della persona


“Professore, - chiede una alunna - parliamo di un problema attuale.” Il professore resta in silenzio per qualche secondo, intento a completare le operazioni di rito (assenze, firma, annotazioni) e, intanto, considera la richiesta: “La violenza sulle donne”.
Appare evidente la consapevolezza della gravità del problema, ma anche il bisogno di fiducia per poter parlare con qualcuno delle loro pressanti problematiche. Il professore chiede a loro di avviare il confronto e si inizia con l’evidenziare la scarsa tutela a favore delle donne. “Le donne non vengono affatto tutelate per la loro fragilità - sostiene una studentessa dell’ultimo anno - e noi siamo costrette molte volte a subire la forza, spesso incontenibile, dei maschi.” Si avverte subito come l’uso della forza appare lo strumento più diffuso usato dai maschi per prevalere; un’altra ragazza sostiene che occorre ripartire da un piano di parità perché non è giusto che la questione della violenza diventi una prevaricazione di forza. Due interventi che evidenziano la forza da un lato e la ricerca della parità dall’altra, ma la questione non è ancora stata affrontata del tutto ed ecco che un successivo intervento sostiene che: “Molto spesso occorre considerare la nostra condizione di voler ostentare le nostre attrazioni femminili dimenticando che il sesso forte è sessualmente molto debole e quindi capace di reagire come non immaginiamo. Vi siete mai chiesto a che cosa servono i pantaloni sotto l’ombelico, il décolleté mozzafiato, i jeans attillati ed altro?” Certo anche questo ha la sua parte, ma la libertà dei costumi non può essere considerata come una limitazione, anche se la moda deve pure fare i conti con il pudore pubblico, nel senso che nessuno può agire senza considerare gli altri aspetti, magari in maniera epistemica, della vita globale della persona.
Il problema sta entrando nelle coscienze di ognuno e, le donne in particolare, cominciano a voler evidenziare i comportamenti sgradevoli e ineducati, la terminologia offensiva e oscena che i giovani, quasi la maggior parte, usano per farsi belli, per farsi rispettare.
C’è già differenza di vedute tra le diciottenni e le quattordicenni: ancora più in negativo. “Ho sentito delle affermazioni da parte di quattordicenni - interviene una ragazza stupita - che mi hanno lasciata senza parole e mi vergogno perfino di ripetere!” Non vogliamo sentirle, le possiamo immaginare.
Parole pesanti che vanno oltre la realtà e definiscono in maniera chiara il disagio delle ragazze, ma, pur senza parlare, è affiorata profonda la difficile condizione dei maschi e la loro abdicazione e la quasi rinuncia all’amore, al rispetto della donna, al mantenimento della dignità che, (naturalmente questo in termini generali e che, per fortuna, non appartengono alla totalità delle persone) appaiono essere le grandi protagoniste di una età che dell’amicizia ne ha fatto un mezzo, del sesso un oggetto da ostentare, della persona un essere svuotato di calore umano, di affetti e di quel grande sentimento dell’amore che è innalzamento il possederlo, nobilitazione il viverlo.
Più di ogni altra cosa, però, sembra dominare la condizione in cui vivono i nostri giovani che appare essere senza speranza, di certo molto materialistica e sicuramente preoccupante per il domani, quello loro, ma anche quello nostro di adulti affaccendati a ben altre cose che producono, molto spesso, gli stessi risultati: la vacuità!

Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

mercoledì 2 gennaio 2008

Sorriso

Pensa al mondo, ma bada a te.
Ascolta tutti, ma la tua voce in particolare.
Sorridi quando puoi, ma non scoprire dolcezze.
Cammina liberamente, ma non farti osservare.
Dona quando puoi, ma fai solo intendere la bontà.
Rifletti sulla vita, ma ricerca il divenire delle cose.
Senti gli eventi, ma spiegati il perché.
Sostieni le insolenze, ma agisci in autonomia.
Incontra la gente, ma parla dopo averla sentita.
Segui con sguardo associato, ma tieni la mano allungata.
ammira le cose della natura, ma irradiale di bellezza.
Sostieni il dolore, ma reggilo saldo con la forza.
Affronta ogni cosa, ma con sapienza.
Smisurato è il male, ma immenso l’amore
che racchiude l’eternità.
Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

Sabato 8 marzo 2008, nei saloni del Castello Spagnolo, è stato conferito al prof. Angelo Scialpi, il I° premio assoluto di Poesia "I Cavalieri dell'arte", III edizione, organizzato dalla Associazione artistico-culturale "Il Melograno" e dalla Direzione del Castello Spagnolo.