Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

sabato 19 dicembre 2009

Che vita meravigliosa!


Quando ascolto le notizie
che sconvolgono l’ordine delle cose,
penso alla mia dimora e dico: “Che vita meravigliosa!”

Quando la catena di incidenti mortali
porta via inconsapevoli giovani vite,
penso alla bellezza del giorno
e ripeto: “Che vita meravigliosa”


Quando lo spettacolo degli assassini attrae gli imbecilli
e spazza via persino la speranza,
guardo il candore di un bambino
e ribadisco
“Che la vita è davvero meravigliosa!”

Quando la droga o l’alcol piega l’esistenza di esseri che tali non sono più,
osservo lo sforzo del correre sul titanio,

dello scrivere con la fronte,
del dipingere con il piede
,
dell’eseguire i click con lo sguardo,
del sorridere alla vita con l'unico mezzo possibile,

guardo il mio corpo e conferm
o “Che vita meravigliosa”

Quando il gesto di un folle riesce a cancellare una vita importante,
quello di un balordo a tenere il fiato sospeso,
Osservo il barbone e urlo “Che la vita è proprio meravigliosa”

Quando osservo le donne di strada, i trans,
il vilipendio della persona e della bellezza,

lo scempio dell’amore,ammiro il volto di qualcuno caro e
affermo “Che vita meravigliosa”


Quando fisso lo sguardo sul viso di una madre,
sul sorriso di un figlio,
sulla figura di chi custodisce il mio bene,

piego il mio sguardo e prego:
“Grazie, Dio, per questa vita meravigliosa che mi hai donato!”


giovedì 12 novembre 2009

Il senso purificatore dell’arte naif di
Ferruccio Furiosi

Wilhem Ude, uno degli scopritori della pittura Naïf in Francia, definì pittori come Henri Rousseau, Louis Vivin, Camille Bombois o André Bauchant "pittori dal cuore sacro". L'attuale termine Naïf verrà comunemente usato dal 1964, con la mostra, “Le Monde des Naifs” tenutasi al Musée National d’Art Moderne di Parigi anche se in realtà viene da molti riconosciuto che da punto di vista della storia dell'arte, la pittura Naïf si può far cominciare con i quadri di Henri Rousseau esposti al Salon des Indépendants del 1886. Tra i maggiori protagonisti della pittura Naïf ne ricordiamo uno in particolare, forse il più grande, Antonio Ligabue (vero nome Antonio Laccabue nato in Svizzera nel 1899 e morto in Italia a Gualtieri (RE) nel 1965). Anche Picasso fu definito naif, ma la sua è storia a parte.
Giova evidenziare il fatto che l’arte di Rousseau trova la sua realizzazione in un momento di forte travaglio del pensiero umano. La fine dell’800 è tempo di forti contrasti e di forti movimenti verso la ricerca della determinazione umana e a ridosso delle scoperte tecnologiche del 900 e dello scoppio dei conflitti mondiali. In questo scenario, realista e surrealista, esistenziale e ermetico, lo sviluppo del pensiero trova, tra le altre forme espressive, il medium della semplicità, della ingenuità. Quasi per rifugiarsi da eventuali cadute in contrasto con le grandi correnti filosofiche e artistiche di questo concitato, e quanto, periodo della storia dell’uomo, il naif propone una soluzione di difesa che non rasenta la malinconia, in termini di attaccamento al passato, ma definisce nell’arte una sorta di cripta, se volete, un resto della realtà psichica, così come l’arte contemporanea è difatti mescolanza di astrazione e materialità , in cui l’artista concettuale parte da un idea di cui l’operazione artistica, è un residuo, un qualcosa di inferiore per renderlo oggetto di condanna estetica e morale.
Si chiama naif (ingenuo) l’atteggiamento che spesse volte ci caratterizza, ma il termine è stato attribuito a quei pittori autodidatti che sono stati definiti, di volta in volta, artisti neo-primitivi, pittori popolari, pittori della realtà, artigiani del sogno, pittori dell’eterna domenica. l termine Naïf è una parola francese che corrisponde all'italiano ingenuo, primitivo. In Arte il termine Naif si riferisce ad un atteggiamento estetico-espressivo dell'artista nei confronti dell'opera e spesso indica una produzione non sorretta da una vera e propria formazione professionale o comunque scolastica.
L'opera dell’artista Naïf è espressione di una creatività che non si colloca all'interno di correnti artistiche o di pensiero, ma riprende e riproduce il modo di vedere e il punto di vista personale dell’autore. La ingenuità definisce una forma libera e sincera di interpretazione dei fatti e della realtà, una forma in cui è possibile custodire la semplicità della vita che assurge ad arte per il suo carattere isolato, diverso e per la ricerca interiore di una espressione di serenità, di tranquillità e di spensieratezza.; il pittore naif possiede tutte le attenuanti generiche che lo liberano dagli stereotipi della omologazione e gli consentono una virata alla mitezza, alla pacatezza, alla distensione. Il pittore naif si caratterizza per la spontaneità primigenia e per una interpretazione disincantata della realtà, talora innocente, talora sognante, sempre comunque al di la di ogni movimento culturale e figurativo. Ma il naif appare arte espressiva e sincera, pur nella sua ingenuità.

Il pittore naif è stato definito in diversi modi: neo-primitivo, popolare; pittore della domenica, artigiano del sogno!
I latini dicevano che “nomina sunt coneguentia rerum” (i nomi sono la conseguenza delle cose). Ci sembra quindi sufficiente esplicitare queste denominazioni per capire il pittore naif e, naturalmente, il nostro artista Ferruccio Furiosi che dell’arte naif ne ha fatto una sua sintesi di vita. In lui c’è una condizione in più: l’amore per la sua seconda patria, i suoi colori, nel senso della diversa tonalità di vita e modo di essere di un ambiente. Ma non mancano i riferimenti forti al mare della sua Liguria. E’ importante la terra dove si sceglie di vivere, ma la terra dove si nasce ti stringe sempre la gola come un cappio d’amore.

Pittore neo-primitivo. Si dice artista neo-primitivo, da Aleksander Shevchenko il quale propose un nuovo stile di pittura moderna che fondeva gli elementi di Cezanne, cubismo e futurismo con i motivi e le convenzioni del folklore russo tradizionale, a riprova dell'ingorgo del panorama storico del pensiero umano del tempo.
Il termine neo-primitivo in occidente è usato in termini più ampi per descrivere il lavoro di artisti e filosofi che si ispirano alla ideologia e alla estetica del primitivismo all’interno della modificazione del corpo. Appare quindi evidente che il termine si riferisce alla ricerca della semplicità del passato, alla valorizzazione di una esistenza fondata su semplici tratti, quelli che l’uomo era in grado di codificare e quindi di capire. Sembra che oggi la difficoltà di vivere sia dovuta alla crescente incapacità dell’uomo a saper codificare i segni della vita contemporanea, capire i pericoli, essere in grado di discernere la parola che non appare più pedagogica come era quella dei nostri nonni, degli amici, delle persone sagge, la parola dell’omelia domenicale, mentre appare dirompente e interessata la parola della pubblicità e pertanto foriera di declino dell’uomo.
Ditemi se in questa definizione non riuscite a determinare la presenza autorevole del nostro Ferruccio Furiosi. I suoi riferimenti sono appartenenti al mondo antico, come quello del vicinato, dell'arredo urbano a dimensione personale, dell'ordine della casa, della tenuta e cura dei campi... dei colori del meridione in cui il marrone apparteneva alla terra, il verde alle piante e il bianco alla casa; il resto erano sfumature dello stesso colore che servivano a congiungere psicologicamente le realtà esterne con le verità interne dell'uomo.
L'uomo rimane parte integrante della sua scena naturale, ma non assume il ruolo del protagonista, pur essendo l'artefice principale di questo mondo naif, ma genuino; rimane come aggiunto per via della sua bi-dimensionalità, quasi un adesivo. Il suo protagonismo lo ritroviamo eloquente nel mondo intero che lo circonda.
Attenzione, non dico questo per privilegiare il passato e invocarlo al posto del presente; dico questo perché non c'è stata una crescita adeguata per sostenere la modernità, per cui è sembrato come procedere al buio. Le preoccupazioni di oggi nascono dai problemi politici, dalle interpretazioni personali, dalle discrezionalità irregolari, dalle imposizioni, dai disastri, dagli abusi, e da tanto altro che lascio a voi pensare. In tutto questo l'uomo appare quasi sempre perdente!

Pittore della domenica. ll pittore della domenica è uno che ama sinceramente e senza secondi fini la pittura, e che non ha la forza e la convinzione sufficienti per farne l'unico scopo della vita.
Ma come si può fare questo oggi, in un momento in cui è in crisi la stessa idea di pittura?
Forse quello dei pittori della domenica è l'unico modo oggi possibile di continuare l'avventura pittorica, non più condizionata dalla necessità di essere testimone del proprio tempo e suo prodotto significativo, ma gratificata del più semplice ruolo di confessione privata, di ausilio esistenziale, di rifugio.
Ognuno può usare la pittura come un diario in cui registrare i diversi momenti della propria storia, elencando i momenti significativi dell'evoluzione personale, specchio del profondo e modo di organizzare lo spazio della vita per esorcizzarli.
In questi termini la domenica appare essere un giorno da santificare, anche per quanto riguarda la espressione umana. Arte come riferimento, come obiettivo di vita in cui nessuno è consapevole di essere artista, ma è certamente spinto verso la ricerca del bello e dell’attraente. Questo modo di essere artista sembra quasi accomunarsi al vangelo domenicale e trova giustificazione la definizione dell’artista dal cuore sacro, ma anche sembra apparire in netto e forte contrasto con il mondo mediatico in cui la sola esposizione, di qualsiasi cosa, diventa oggetto del desiderio per tutti e motivo di imitazione, spesso con conseguenze tragiche, per molti.
Cercate di individuare, nelle opere di Furiosi, questo senso di purificazione che si spalma in tutti i suoi lavori: la notiamo nella definizione dei prodotti della natura; nella interpretazione terrazzata dei campi, a ridosso delle case, quasi come un orto; nelle piazze squadrate come dei campi da gioco; la notiamo soprattutto nella sua ricerca interiore di dare il colore della vita alle cose belle della natura. Osservare una opera di Furiosi è come ritornare a percorrere una piazza di paese nel giorno di domenica.

Artigiano del sogno. Questa è una denominazione che riprende la precedente e la continua. Sembra quasi un canto questo percorso della arte naif, una melodia contemporanea e popolare, molto orecchiabile per essere desiderata e ricercata da molti. L’artigiano è colui che costruisce un oggetto utilizzando l’arte. Il lavoro artigianale si distingue dal lavoro in serie per la sua autenticità e la sua irripetibilità: motivo che ha sempre reso il lavoro artigianale un desiderio e il desiderio molto spesso è sogno. Oggi si sogna la bella casa, la splendida automobile, il gioiello per sempre. In arte il sogno è rappresentato dalla perfezione e dal suggerimento all’uomo di come poter vivere al meglio il proprio tempo. In arte il sogno è divenire persona di riferimento.
3. Furiosi è un carattere straordinariamente ingenuo, supportato da una fede nelle sue abilità che non sono mai venute meno. Dalle sue opere traspare la innocenza e lo charme del suoi lavori che gli valgono la nostra riconoscenza per la potenza creativa in cui evidenzia la trasparente visione della vita e del suo ambiente, anche se si tratta di un ambiente semplice e antico, conosciuto e utilizzato, anzi adottato. La sua visione è di grande forza immaginativa per cui viene da pensare che essa è ispirata dalle sue aspettative, dalla speranza espressa, dalla voglia di partecipare il suo mondo da protagonista, o meglio da persona che, come tutte, è in grado di esprimere la sua idea, la sua forza vitale in un panorama semplice, forse anche povero, ma che, grazie alla presenza dell’uomo, ha pur sempre qualcosa da dire e da dire per sempre. L’arte ha da sempre questa forza e questo rimanere eterno.
La sua pittura segue il proprio istinto senza seguire quelli che sono i dettami tecnici o “filosofici” delle espressioni artistiche del “momento”. Ferruccio Furiosi dipinge per se stesso, esprimendo senza compromessi una visione realistica e poetica, fantasticando ed accentuando le forme e la realtà. La sua pittura, come in genere quella Naïf, è costituita da un'esecuzione elementare e semplice e racconta in modo fiabesco scene di vita quotidiana, con un ricco accostamento di colori, usati generalmente puri. Alla tonalità quasi monocroma, temprata da terre verdastre e grigie, con i grandi pannelli sulla storia della vita umana nelle terre del sud, si contrappone, in maniera suggestiva, il contrasto di chiari colori.

Furiosi sfiora le corde più profonde e delicate della sua fantasia. Un neo primitivo, un pittore della domenica, un artigiano dei sogni che costruisce dal nulla un mondo nuovo, solo con gli strumenti della sua arte. Non ci sono confini all’immaginazione, la fantasia trionfa. “L’arte del sogno”, insomma, è un tessuto variopinto in cui l’immaginazione si intreccia con la realtà, oltre alla storia di una solitudine che trova nel fantastico la sua unica via di scampo: una solitudine che è quella dell’artista, o più semplicemente del creativo, inadeguato ai rapporti interpersonali e dunque incompreso, isolato, forse anche per propria volontà, ma il suo, come quello di tutte le persone dabbene, è uno splendido isolamento che organizza gli strumenti per permettere a noi, come in questo caso, di riscoprire aspetti della vita che il passare inesorabile del tempo e il passaggio delle moderne telecamere riescono facilmente a interrare nell’oblio generale, complice la insussistenza razionale dell’uomo moderno che la sostituito l’aurea ingenuità con l’inutile protagonismo.

Circolo Socio culturale “Lino Agnini” – Sabato 31.10.09

giovedì 22 ottobre 2009

Il libro della salute
(Scuola e Sanità)

Molto spesso si ricerca un legame logico tra quello che facciamo e quello che dovremmo fare, o meglio tra quello che insegniamo e quello che gli studenti dovrebbe imparare. Certo, la formazione va di pari passo con la modernità, così come la scienza, la tecnologia, la sociologia. Una sola, non so se in assoluto o meno, la certezza che supera il tempo e rimane trasversale nella durata e nella latitudine: la narrativa.
La narrativa potrebbe essere paragonata alla geometria, per precisione e proprietà, ma solo quando interagisce e porta alla luce probabilità certe, introduce eventi futuri, anticipa coraggiosi percorsi di pensiero.
Occorre credere al fatto che la preziosità della narrativa risiede nella sua universalità, nel senso che si evolve col tempo, vive il tempo, analizza il presente offrendo gli strumenti giusti dell’agire per capacità: si potrebbe affermare che la narrativa potrebbe essere la sezione aurea del pensiero.
In questo senso mi sembra giusto, quasi opportuno, incrociare conoscenze diverse che conducono alla conoscenza più completa, scientificamente corretta, per essere necessaria al vivere di oggi. Allora come non conoscere i valori proteici, le quantità, la peculiarità di cibi che l’instancabile motore dello stomaco deve tradurre in energia, in benessere e in prevenzione?
Un motore meccanico fuori giri si fonde; uno stomaco mal nutrito distrugge la vita, ma anche la capacità di pensare. Ma si, i giovani non sanno che il fumo li consuma lentamente, foraggiando l’organismo di una quantità di rischi che nessuno, dico nessuno, potrà mai più eliminare. La stessa cosa vale per le malattie veneree! La sessualità non è un giocattolo, tanto meno un divertimento, come certa informazione continua ad farci credere e ad affermare, altrimenti le extacy, gli alcol, le sigarette resterebbero sui banchi di vendita. Sembra che si in atto una sorta di contestazione forte alla vita. I giovani devono cominciare a tornare ad apprezzare la sobrietà, ma soprattutto rivalutare l’amore, forse andare a ricostruirlo, perché il sesso è la esaltazione della persona, ma anche la distruzione.
Questo percorso educativo dei medici, “autori vari”, utilizzato in questa pubblicazione (curata da Scuola.IC di Bozzolo e Sanità-Centro medico San Restituto), mi piace, lo apprezzo; lo apprezzo nella parte in cui interagisce e completa la informazione rendendola istruzione e formazione, ma anche offrendo indicazioni utili per migliorarsi e vivere meglio, in particolare quando si fa riferimento alla attività motoria: la formazione del corpo; formazione che il corpo non scorda, anzi conserva molto bene nella memoria e, al momento giusto, la recupera per superare difficoltà e fatiche, ma anche sofferenze.
Un altro fatto apprezzabile risulta il legame con la problematica dell’apprendimento, i molti disturbi specifici dell’apprendimento e le psicopatologie legate strettamente alla vita moderna, ai videogiochi, alle fiction, ma anche a tanto altro.
Quel ragazzo amante dei tuffi ha detto, a proposito di uno sport: “Non riesco a capire che senso ha tirare calci ad una palla!” Il problema non sono i calci, ma l’alienazione che si impossessa dell’anima e dell’agire dell’uomo impreparato: per questo, anche, è apprezzabile il lavoro dei nostri “autori vari” che potranno permettere ai nostri studenti di saperne di più su sé stessi per vincere la difficoltà della contemporaneità.

Angelo Scialpi - Dirigente IC di Castellucchio
Patrizia Roncoletta – Dirigente IC di Bozzolo
Pierluigi Alessandrini – Dirigente IC di Sabbioneta

lunedì 21 settembre 2009

Kabul: un attentato per riconquistare la pace e la sicurezza tra i popoli

In questo giorno di lutto nazionale, la Comunità scolastica dell’IC di Castellucchio e Marcaria si raccoglie in preghiera per le anime care scomparse e ritrova una occasione forte di riflessione, di considerazione e di confronto. La riflessione scaturisce dalla necessità di comprendere il valore della ricerca della pace tra i popoli, ma anche quella individuale della libertà, nel senso del vivere rispettando gli altri. In questo periodo in cui il rispetto per la persona umana viene sempre più vilipeso, ci troviamo, spesso, di fronte alla necessità di ricercare la serenità individuale, il controllo della persona e il rispetto delle regole democratiche. Si comprende bene come la mancanza di questi valori, persino il loro semplice sfilacciarsi o semplice utilizzo improprio, genera difficoltà che non attiene più alla semplice sfera individuale e familiare, ma coinvolge città, nazioni e il mondo intero. Il villaggio globale viene così a trovarsi in difficoltà proprio mentre inneggiamo al valore stesso della globalizzazione che, scopriamo, essere, al tempo stesso, fragile se solo veniamo meno a certe attenzioni, pericoloso se consideriamo il terrorismo, l’inquinamento, la fame. Ogni conquista, anche la più semplice che riguarda la singola persona individuale, ha bisogno di protezione e di custodia per poterla tradurre in valore, ma anche in opportunità per migliorare la propria esistenza. Niente passa inosservato nella vita, come niente accade inutilmente, e niente ha valore zero, ma contiene sempre una opportunità di miglioramento e di conquista della felicità. Allo stesso modo i popoli, che sono l’insieme di singoli individui, devono considerare la sfera umana e il patrimonio immenso che la natura da in dono liberamente per vivere una esistenza con qualità e con rispetto. Quando vengono meno il rispetto, e la considerazione, nell’uomo viene a prodursi un vuoto che viene solitamente colmato con avversità, dolori e sofferenze, per sé e per gli altri. Va bene lo sviluppo sostenibile, ma deve anche essere organizzata una umanità sostenibile. E’ tempo che ogni cittadino, anche il semplice scolaro, tenga bene in mente alcuni obiettivi che possono essere la mitezza, la consapevolezza e il saper interpretare le difficoltà che accadono per meglio proteggersi e rimanere fuori dalla omologazione dissacrante. La scuola rimane il luogo deputato alla riflessione, alla informazione obiettiva e scevra da qualsiasi contaminazione del mondo esterno. In questo senso vivere la scuola rimane pur sempre una forte opportunità di gioia grande che deve servire a creare la idea personale di ricerca, di pensiero e di azione. Senza scendere nelle motivazioni di scelta, oggi viviamo il senso della difesa dal male, della venuta meno del rispetto e della regola democratica che ritrova i suoi forti fondamenti di pericolo nel terrorismo e nel terrorismo globale come abbiamo imparato a conoscere, all’improvviso, quel lontano, ma sempre vivo, 11 settembre 2001, e poi 2003 con Nasiriya e oggi Kabul. La speranza che il sacrificio non sia mai inutile non ci abbandonerà mai, ma a voi tutti, a noi tutti, un forte monito a considerare la persona e la libertà degli altri, nel rispetto e osservanza delle regole nel nome di quanti hanno perso la loro esistenza e la opportunità di vivere, semplicemente anche nel nome di coloro operano per spirito di servizio.

"Corriere del Giorno"

martedì 14 luglio 2009

I quadrati magici tra gioco, mito e ricerca psicologica

La regolarità di questa figura permette un utilizzo del termine abbastanza ampio e in varie discipline. In architettura, in matematica trova una ampia utilizzazione che tutti conosciamo; nella nautica... Nella terminologia militare viene usato dalla cavalleria per indicare uno schieramento che non ha bisogno di scambio di fronte.
Nella linguistica trova una applicazione che è vicina alla identificazione del pensiero profondo della persona. Il quadrato semantico, come lo chiamò De Saussure, è lo schema grafico con quattro termini che evidenzia un certo numero di correlazioni legate tra elementi linguistici. La ricomposizione di un quadrato è presente nella ricerca dello psicologo

Se hai tra le mani quattro bastoncini, la prima cosa che ti viene in mente di fare è quella di organizzarli per dare vita ad una forma utile possibile. Comunque li disponi, scopri che la figura che naturalmente si determina è quella di un quadrato, dopo essere passati per due angoli retti, o meglio due squadre. Dal quadrato puoi ottenere due triangoli, oppure due rettangoli, oppure quattro quadrati, congiungendo le diagonali dei quali, otteniamo l’area doppia di uno dei 4 quadrati e quindi ritrovare lo sviluppo del teorema di Pitagora. Appena la bambina riesce a saltellare, eccola correre a disegnare in giardino o sull’asfalto, il quadrato dello zig e zag, la scacchiera del movimento, della semplicità, dell’equilibrio, della grazia femminile in divenire, della esibizione delle prime forme femminili e quindi i primi fascini e le prime infatuazioni. Su quel quadrato si espande e si ammira il candore della bellezza femminile. Più quadrati compongono il cubo e col cubo si passa dalla superficie al volume e scopri che un cubo lo si può congiungere perfettamente ad un altro, e poi a tanti altri e ottenere delle costruzioni. Il bambino sviluppa le sue prime abilità creative anche attraverso il gioco delle costruzioni. La stessa cosa fa il muratore quando utilizza i cubi di tufo o di cemento per creare, seguendo un progetto, una costruzione, una casa, una chiesa o una cattedrale, un tempio. Su quei mattoni si determina la forza. “Che cosa è questo?” Chiese un tecnico. “Un mattone!” Risposero gli operai. “Ebbene - replicò il tecnico mostrando una foto- questa Cattedrale è fatta di più e più mattoni!” La sapienza procura all’uomo un bene duraturo, forse eterno, ma meno eterno della forza che l’ha generato. Dal gioco alla magia il passo è breve. Nel quadrato magico scopri una disposizione di numeri interi distinti in una tabella quadrata tale che il totale di ogni riga, di ogni colonna e di entrambe le diagonali sia sempre lo stesso numero, denominato la costante di magia del quadrato. Il tipo più comune di quadrato magico è quello che usa i numeri da 1 a 9, con il quadrato 3 x 3 che è forse il più famoso. La costante di magia di questo quadrato è 15. Si pensava che i quadrati contenessero particolari virtù magiche e venivano utilizzati per costruire dei talismani, le cui incisioni su placche d’oro o d’argento venivano impiegate come rimedi contro la peste e il mal d’amore. Sul muro di una casa di Pompei è stato trovato un altro tipo di quadrato magico, fatto con le parole e in grado di trasferire dei messaggi. Le parole sono: SATOR (il seminatore), AREPO ( sul carro), TENET (dirige), OPERA (con perizia), ROTAS (le ruote). Se si scrivono tutte e cinque le parole nascoste del quadrato una di seguito all’altra (rotas opera tenet arepo sator), la frase risultante può essere letta ugualmente bene anche in senso contrario, costituendo, quindi, un palindromo. Si pensa che possa trattarsi di una crucis dissimulatae: rappresentazione cifrata dei primi cristiani. Questo quadrato è stato trovato in molti altri luoghi: Siena, Sermoneta, San Lorenzo di Rochemaure, Chinon in Francia, da Santiago di Compostela in Spagna, ad Altofen in Ungheria. Il dato suggestivo è che molti di questi luoghi furono possedimenti templari. La lettera T, alle estremità della croce formata dalla parola TENET, poteva essere interpretata come richiamo al simbolo della croce. si può notare anche che accanto ad ogni T ci sono sempre sia una A che una O. Il collegamento con la croce dei Cavalieri Templari è immediato. In questo quadrato le parole TENET formano una croce a bracci uguali; congiungendo le A e le O con la N che sta al centro e tracciando il cerchio di raggio NA (o NO) si ottiene la famosa croix pattée dei Cavalieri Templari. Con tutte e sole le venticinque lettere che formano questo quadrato magico, fu composto un altro diagramma: dove due PATERNOSTER appaiono intersecandosi, entrambi preceduti da A e seguiti da O, lettere che stanno per alfa e omega cioè i simboli dell’inizio e della fine di tutto. Il quadrato diventa sempre più tramite esoterico e investe molti domini. La banconota americana da un dollaro, vede nella parola ONE la forma di un quadrato all’interno del quale è tracciato un cerchio in cui sono riportati i simboli della squadra, della bilancia, della chiave e una data: 1789. Quadrato è il grembiule del maestro, mentre scopri poi che la piazza del tuo paese è quadrata (gli inglesi la chiamano direttamente Square), Quadrata è la City di Londra (square mile); quadrato è un pasto soddisfacente (square meal), quadrato è il programma politico del Presidente Theodore Roosvelt che mirava a dare a tutti gli americani un uguale trattamento (square deal); quadrato è il tempio custodito dalla forza, dalla bellezza, dalla sapienza per rinnovare continuamente l’uomo. La regolarità di questa figura permette un utilizzo del termine abbastanza ampio e in varie discipline. In architettura indica un edificio a pianta quadrata, ma indica anche l’organizzazione funzionale di tanti quadrati; in matematica trova una ampia utilizzazione che tutti conosciamo; nella nautica identifica un locale che è refettorio e luogo di sosta, ma indica anche il reticolo di riferimento per facilitare l’allineamento con le altre navi. Anche nella terminologia militare viene usato dalla cavalleria per indicare uno schieramento che non ha bisogno di scambio di fronte. Nella linguistica trova una applicazione che è vicina, molto vicina, alla identificazione del pensiero profondo della persona. Il quadrato semantico, come lo chiamò De Saussure, che è lo schema grafico con quattro termini che evidenzia un certo numero di correlazioni legate tra elementi linguistici. La diacronia e la sincronia sono presenti nel quadrato semantico degli strutturalisti, come la ricomposizione di un quadrato è presente nella ricerca dello psicologo. Va sottolineato il fatto che il quadrato, in questo senso, può rappresentare la ricerca della perfezione e il significato delle correlazioni linguistiche che esprimono un tracciato, un percorso verso la definizione dell’uomo che, giunto alla meta, viene definito come quadrato. Ancor più, il quadrato semantico si pone oltre il tempo e oltre la lingua per definire il panorama storico del pensiero umano attraverso i tempi e dentro la stessa persona. Lo strutturalismo, infatti, definisce e porta alla luce elementi interiori che l’uomo osa appena pensare, senza riuscire a codificarli. Nel quadrato semantico viene custodita al verità di sempre. Il mondo soggettivo e quello oggettivo sembrano incontrarsi in quel segmento composito di uguale lunghezza che forma l’uomo quadrato prima di poter servire, e non prima di divenire pietra cubica levigata, per la costruzione del tempio dell’essere, del progresso, del tempio della eternità umana. Tutto in quel tempio è quadrato, tutto è cubico e tutti ritornano ad essere quadrati, saldi, gagliardi ed equilibrati, capaci di decidere e di operare con avvedutezza e ponderazione, senza ammettere dubbi, ma profondendo sicurezza e fiducia. Rimane quindi evidente il duplice impiego del quadrato. Il primo si riferisce al mondo fisico ed è legato alla ricerca artistica, architettonica e modulare, anche di misura; il secondo si riferisce alla ricerca semantica della parola che attiene al mondo spirituale, formativo e elettivo. Per disegnare e costruire un cubo, occorre prima tracciare un quadrato! La costruzione del tempio materiale, come quella del tempio della vita, non può che avvenire con cubi definiti, squadrati, levigati fuori dal tempio stesso per evitare rumori, polveri impure, imperfezioni. Lo ritrovi, il quadrato, dentro un altro quadrato, quasi proiettato per formarne uno ancora più piccolo o ancora più grande; proiezione che sembra riflettere la luce che deve essere in ognuno di noi attraverso il proponimento, la meditazione, la razionalità, la forza. Il viaggio, il lungo viaggio, è iniziato! Lungo questo cammino difficilmente sei in compagnia, ma la considerazione di essere lungo un percorso di speranza ti lascia libero lo sguardo, forte il corpo, gagliarda la mente, e si perché quella strada, irta e difficile, conduce dritto alla luce e alla luce che illumina e ti ripara dalle tenebre. Quel quadrato dei giochi e della magia, dopo essersi fatto figura e struttura, e dopo essersi composto in mattoni cubici, ha trovato la sua giusta collocazione nella costruzione dei templi, all’interno dei quali deve iniziare a vivere il mito dell’uomo. Quale è il percorso che conduce al mito, per usare un termine del titolo della presente tavola? E’ difficile codificare un indirizzo e indicare un percorso, ma credo che qualche suggerimento possa venirci dall’utilizzo del quadrato semantico, (carrè linguistique, come lo chiama De Saussure) : schema grafico con quattro termini che evidenzia un certo numero di correlazioni logiche fra elementi linguistici: la diacronia e la sincronia. In questo quadrato il sintagma e il paradigma si correlano e danno origine ad una sorta di percorso della parola attraverso i tempi e attraverso i luoghi per suggerire e codificare, inconsciamente, il percorso del pensiero e dell’anima finalizzato al bene. Nel quadrato linguistico è segnata la storia del divenire delle cose e degli uomini, della parola e dell’anima, della realtà essoterica che ha dato origine all’esoterismo: i segni come le parole, per definire una specie di mito esistenziale in grado di condizionare dal profondo lo sviluppo della gente. Un retroterra psico-analitico-esistenziale che permetta l’emozione di elementi razionali naturali che sfuggono facilmente al controllo della ragione. Un esempio può essere rappresentato da “If”, di R. Kipling, definita un codice di etica in cui si fa appello ai lumi della ragione (trust = confidare , dream = sognare, think = pensare, talk =parlare) per ricavare l’energia della quale si ha bisogno per divenire uomo, superando (blame, master, aim, virtue), un percorso obbligato per avvicinarsi al verbo e per essere riferimento. La composizione ruota attorno al campo semantico di “uomo” ed è evidente il passaggio da un “io” grammaticale ad un “io” semantico. “If” introduce l’ipotesi, ma anche l’evocazione e richiama il congiuntivo esortativo. E’ sintomatico il fatto che essi si ritrovino tutti all’inizio della strofa o del verso e che conducano alla struttura inamovibile finale: “…tua è la terra perché sarai un uomo”, non dimenticando il patto del convincimento, della lealtà, del lavoro, della trasformazione. La ricchezza dell’uomo è commisurata alla sua abilità a saper controllare se stesso e prevenire gli altri, alla sua capacità di assumere responsabilità e di condurle in porto, fino al sacrificio, consapevole che la pace la si costruisce con la rinuncia, il riferimento con la sofferenza, la serenità con il sacrificio, la limpidezza con la onestà.

Angelo Scialpi

Se

Se riesci a tener salda la testa quando tutti intorno a te

La perdono e te ne fanno una colpa;
Se riesci a credere in te quando tutti ne dubitano,
Ma anche a tener conto dei loro dubbi;
Se riesci ad aspettare senza stancarti di aspettare,
O essendo calunniato a non rispondere con calunnie,
O essendo odiato a non abbandonarti all’odio,
E quindi non sembrare troppo buono e non parlare troppo da saggio.

Se riesci a sognare e non farti possedere dai sogni;
Se riesci a pensare e non farti possedere dai pensieri;
Se riesci, incontrando il trionfo e la sconfitta,
A trattare quei due impostori allo stesso modo;
Se riesci a sopportare la verità che tu hai detto,
Distorta da disonesti che ne fanno trappola per folli,
O guardare alle cose che hai dato alla tua vita,
Distruggerle, fermarti a ricostruirle con i tuoi attrezzi ormai logori.

Se riesci a fare un fagotto di tutte le tue vittorie
E rischiarlo, in un sol colpo, a testa o croce,
e perderlo e ricominciar di nuovo dall’inizio,
E mai sospirare una parola sulla tua sconfitta.
Se riesci a costringere il tuo cuore , i tuoi nervi, i tuoi polsi
A sorreggerti anche dopo che sono venuti meno,
Ed a resistere quando non c’è più niente in te,
Tranne la volontà di ripetere: “Resisti!”

Se riesci a parlare con le canaglie e mantenere la tua onestà,
O passeggiare con il Re senza perdere il senso comune;
Se, tanto a mici che nemici, non possono ferirti;
Se tutti gli uomini contano per te, ma nessuno troppo;
Se riesci a colmare un inesorabile minuto
In un momento di sessanta secondi,
Tua è la Terra e ciò che è in essa, e,
Quel che più conta, sarai Uomo, figlio mio!


("If", Rudyard Kipling, 1910 - Traduzione di Angelo Scialpi)

sabato 9 maggio 2009

Piano piano

Piano, piano
muore chi non sorride al risveglio del sole,
allo sbocciare del primo fiore,
all’apparire del primo frutto,
alla prima foglia che cade.

Piano, piano muore chi non ha fiducia,
chi non sa amare,
chi non sa essere amico;
muore chi non sa stringere la mano,
non sa offrire un dono,
non sa chiedere scusa o dire grazie.

Piano, piano
muore chi riceve uno schiaffo,
una offesa,
un torto, un furto…
muore, all’improvviso, chi tradisce;
mai muore chi serve ed ama.

Angelo Scialpi

sabato 25 aprile 2009

Resistere per essere liberi!

Un fatto che mi colpisce continuamente è quello di verificare, molto spesso naturalmente, che l’uomo riesce difficilmente a far tesoro delle proprie esperienze, dei propri dolori, dei propri fallimenti. L’esperienza docet, ma non sempre questo accade e, allora, quando non cambia l’uomo, cambia necessariamente ciò che è intorno a lui per il semplice trascorrere del tempo. L’uomo, quindi, invece di essere protagonista, diviene oggetto di un pensare altro che gli tende continui agguati e, puntualmente, ci cade come uno sprovveduto, e reclama ragioni che non ha, e pretende consensi, e ritorna a mettere in gioco gli altri. A questo punto sembra inevitabile, se non persiste l’interesse generale, che l’oblio rastrelli tutto sotto il suo nero mantello e lo sottragga alla storia stessa, ma soprattutto alla tradizione ed alla civiltà. E’ particolarmente significativo il fatto che, in certe circostanze, avvengano presentazioni di libri a tema, ma questo non soddisfa appieno l’interesse della memoria che dovrebbe essere continuo, ma quello commerciale, al massimo il desiderio rimasto di qualcuno di raccontare. Troppo veloci appaiono i cambi epocali e troppo repentinamente dimentichiamo le lotte fratricide il cui dolore fa ancora scuotere i nostri padri senza che si sia riusciti a trarre il giusto insegnamento per proseguire un cammino di vita protetto dalla rispetto e dalla libertà. Le mafie continuano ad essere espressioni di dolore, di corruzione, di tangenti; molto spesso, ormai, operano nella giustizia piegata e sottomessa dalla pastoie burocratiche che non concedono sicurezza operativa alle persone perbene. In questi giorni si parla molto di “gomorra” e lo si fa per conoscere, per sapere, per toccare con mano ferite sempre sanguinanti che mortificano la Signora Italia. Una bella prova di resistenza che merita rispetto, ascolto, conoscenza per essere in grado di prevenire il domani e con esso altri soprusi alla vita. Italia, Italia mia, dove sei? Giovane come i tuoi eroi, bella come la tua tradizione culturale, eppure tanto bistrattata e dileggiata, segnata dal dolore e cosparsa di sangue che non ha mai cessato di scorrere; sangue vivo, sempre fortemente intriso di libertà e di giustizia. La resistenza ha segnato il passaggio di tanti eroi sconosciuti che oggi, nella memoria, rimangono indelebili se solo non si permette all’oblio di impossessarsi di loro. Chissà quanta gente è sopravvissuta per essersi imboscata e che poi si è arrogato il diritto di aver contribuito a creare la libertà. E’ la storia degli uomini. Ci vuole dignità anche nella sofferenza e tanta, tanta forza di sopportazione per il dilagante qualunquismo. Il rischio c’è, ma occorre recuperare l’esempio per poter recuperare il riferimento pedagogico che è obiettivo prima ancora di essere sacrificio. La Resistenza: un atto d’amore per conservare il dono della vita, per restare adulti nella fede, per vincere il male che pur appartiene agli uomini e certi uomini, pur privi di fede e di ragione, incutono timore e spezzano l’esistenza stessa adducendo regole perverse, dissennate e tribali. Uno Stato non può permettere il permanere di certe espressioni che ricordano molto da vicino le esperienze passate; ma i cittadini dovrebbero, forse, armarsi dello stesso ideale di libertà per poter vincere il male oscuro che continua a dilaniare questa nostra società …, ma questo attiene alla formazione, alla istruzione, ambiti nei quali si forma, si definisce e si sviluppa il vivere civile e democratico, prima di qualsiasi altra forma di attenzione o di interesse sociale.E’ paradossale osservare come, a seconda della posizione geografica, gli atteggiamenti di fronte a certi misfatti sono completamente diversi, come se avessimo due italie, tante italie. L’altro giorno ho sentito una signora che imprecava contro un tizio, rimasto purtroppo sconosciuto, che aveva sottratto una borsa da una automobile. Anche i vicini di casa si sono untiti al corso di disprezzo e di ribellione. Mi ha colpito questa comunanza di avvertire il male. In altre parti d’Italia questo atteggiamento viene sostituito dalla omertà! La libertà non può che essere conquista quotidiana e di vita; la sua ricerca deve essere continua e deve durare oltre la vita, divenendo essa stessa, trasformandosi a seconda delle circostanze e rimanendo sempre unico baluardo di difesa, come la dignità della persona, oltre la quale c’è la non vita e mai nessuno può aver ragione, né motivo di esistere.


Angelo Scialpi