Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

sabato 25 aprile 2009

Resistere per essere liberi!

Un fatto che mi colpisce continuamente è quello di verificare, molto spesso naturalmente, che l’uomo riesce difficilmente a far tesoro delle proprie esperienze, dei propri dolori, dei propri fallimenti. L’esperienza docet, ma non sempre questo accade e, allora, quando non cambia l’uomo, cambia necessariamente ciò che è intorno a lui per il semplice trascorrere del tempo. L’uomo, quindi, invece di essere protagonista, diviene oggetto di un pensare altro che gli tende continui agguati e, puntualmente, ci cade come uno sprovveduto, e reclama ragioni che non ha, e pretende consensi, e ritorna a mettere in gioco gli altri. A questo punto sembra inevitabile, se non persiste l’interesse generale, che l’oblio rastrelli tutto sotto il suo nero mantello e lo sottragga alla storia stessa, ma soprattutto alla tradizione ed alla civiltà. E’ particolarmente significativo il fatto che, in certe circostanze, avvengano presentazioni di libri a tema, ma questo non soddisfa appieno l’interesse della memoria che dovrebbe essere continuo, ma quello commerciale, al massimo il desiderio rimasto di qualcuno di raccontare. Troppo veloci appaiono i cambi epocali e troppo repentinamente dimentichiamo le lotte fratricide il cui dolore fa ancora scuotere i nostri padri senza che si sia riusciti a trarre il giusto insegnamento per proseguire un cammino di vita protetto dalla rispetto e dalla libertà. Le mafie continuano ad essere espressioni di dolore, di corruzione, di tangenti; molto spesso, ormai, operano nella giustizia piegata e sottomessa dalla pastoie burocratiche che non concedono sicurezza operativa alle persone perbene. In questi giorni si parla molto di “gomorra” e lo si fa per conoscere, per sapere, per toccare con mano ferite sempre sanguinanti che mortificano la Signora Italia. Una bella prova di resistenza che merita rispetto, ascolto, conoscenza per essere in grado di prevenire il domani e con esso altri soprusi alla vita. Italia, Italia mia, dove sei? Giovane come i tuoi eroi, bella come la tua tradizione culturale, eppure tanto bistrattata e dileggiata, segnata dal dolore e cosparsa di sangue che non ha mai cessato di scorrere; sangue vivo, sempre fortemente intriso di libertà e di giustizia. La resistenza ha segnato il passaggio di tanti eroi sconosciuti che oggi, nella memoria, rimangono indelebili se solo non si permette all’oblio di impossessarsi di loro. Chissà quanta gente è sopravvissuta per essersi imboscata e che poi si è arrogato il diritto di aver contribuito a creare la libertà. E’ la storia degli uomini. Ci vuole dignità anche nella sofferenza e tanta, tanta forza di sopportazione per il dilagante qualunquismo. Il rischio c’è, ma occorre recuperare l’esempio per poter recuperare il riferimento pedagogico che è obiettivo prima ancora di essere sacrificio. La Resistenza: un atto d’amore per conservare il dono della vita, per restare adulti nella fede, per vincere il male che pur appartiene agli uomini e certi uomini, pur privi di fede e di ragione, incutono timore e spezzano l’esistenza stessa adducendo regole perverse, dissennate e tribali. Uno Stato non può permettere il permanere di certe espressioni che ricordano molto da vicino le esperienze passate; ma i cittadini dovrebbero, forse, armarsi dello stesso ideale di libertà per poter vincere il male oscuro che continua a dilaniare questa nostra società …, ma questo attiene alla formazione, alla istruzione, ambiti nei quali si forma, si definisce e si sviluppa il vivere civile e democratico, prima di qualsiasi altra forma di attenzione o di interesse sociale.E’ paradossale osservare come, a seconda della posizione geografica, gli atteggiamenti di fronte a certi misfatti sono completamente diversi, come se avessimo due italie, tante italie. L’altro giorno ho sentito una signora che imprecava contro un tizio, rimasto purtroppo sconosciuto, che aveva sottratto una borsa da una automobile. Anche i vicini di casa si sono untiti al corso di disprezzo e di ribellione. Mi ha colpito questa comunanza di avvertire il male. In altre parti d’Italia questo atteggiamento viene sostituito dalla omertà! La libertà non può che essere conquista quotidiana e di vita; la sua ricerca deve essere continua e deve durare oltre la vita, divenendo essa stessa, trasformandosi a seconda delle circostanze e rimanendo sempre unico baluardo di difesa, come la dignità della persona, oltre la quale c’è la non vita e mai nessuno può aver ragione, né motivo di esistere.


Angelo Scialpi

martedì 21 aprile 2009

Dipingere con la luce: il fotocontatto

Contatto ha come contrario distanza. In entrambi i casi succedono cose che non sarebbero possibile in altra condizione. La distanza è lontananza, dimenticanza, indifferenza; il contatto è interesse, attrazione, rivoluzione.
Qui siamo di fronte al contatto che, in quanto tale, sviluppa la sua fotografia dell'inconscio della natura.
Nell'osservare queste impressioni si rimane in riflessione e in pensiero, perché cerchi anche tu di entrare in contatto sensibile con l’autore di una ricerca al limite del possibile, un quasi tentativo di… che mira a ricercare la diversità della trasformazione chimica nel momento della impressione fotografica.
Pensare al fotocontatto si può rimanere più o meno attratti, più o meno sorpresi, più o meno invitati ad essere influenzati sensibilmente; si puo essere anche spinti ad andare oltre l’oggetto e oltre la stessa forma e i suoi colori...
Non si può ritenere la ricerca di Gavioli una semplice studio personale, ma si viene spinti ad allungare lo sguardo e cercare di capire che cosa si trova prima della forma, prima della definizione fisica di un oggetto, prima di osservare una cosa qualsiasi nel suo definito aspetto finale.
Occorre anche soffermarsi e pensare all’uomo: una persona pregno di tecnologia, un docente, un convinto assertore della influenza tecnologica sull’uomo e sulle cose.
Gavioli, tramite questa ricerca, ritrova suoi convincimenti e sue idee che lo pongono sul limitare della vita da dove riesce ad osservare la pre-vita.
Io vengo spinto dalla curiosità, che scopro divenire interesse, e verifico che la ricerca del nostro artista si muove nella gestazione delle cose e sembra quasi poter suggerire che egli riesce a ad operare una scissione, negli oggetti, del colore, delle ombre, delle forme, le quali vengono tutte attraversate da una sorta di radiografica che si riesce a fermare al punto in cui si crede di aver definito una definizione di una parte del tutto, di una parte della vita stessa che tiene vivo un fiore, un cespuglio, un filo d’erba.
Giochi di luce in divenire che determinano, durante il loro trasferimento chimico, altre figure, o figure dentro le stesse; quasi una specie di anima, una spiritualità propria delle piante, o degli oggetti, che la tecnologia riesce a evidenziare in quanto frutto della stessa natura e sostegno al miglioramento della natura stessa. Si riesce ad amare di più quanto crediamo essere lontano da noi, ma sembra che sia possibile pensare allo stesso ilozoismo, nella misura in cui gli oggetti divengono parte integrante della vita di ognuno e quindi colmi, anch’essi, della vita interiore dell’uomo, anzi, Gavioli sembra suggerirci che gli oggetti, come la natura, vengono prima dello stesso uomo, come il pensiero viene prima della ragione.
Potremmo inaugurare, questa sera, la conoscenza di una forma significante esoterica che contiene e custodisce la storia della natura e dell'uomo. Molto spesso, purtroppo quasi sempre, si è attratti dalla conoscenza essoterica, mentre i significati eterni sono nell'esoterismo della vita, delle cose, degli oggetti, della natura eterna, come ci suggerisce, col semplice contatto, la reazione chimica tra natura e surrogato sensibile.Siamo convinti di aver gettato una pietra nello stagno della conoscenza, come il contatto, appunto, continua ad evidenziarci da sempre.

Angelo Scialpi

Gazoldo degli Ippoliti - 19.04.2009

domenica 5 aprile 2009

Vivere!


Vivere per risorgere!
Vivere per sorridere e fare della fanciulla una signora e del ragazzo un uomo.
Vivere per interrogarsi, comprendersi, conoscersi;
ricercare rettitudine e rispetto.
Vivere per ricordare, soffrire, superare la notte oscura:
vincere le esperienze difficili, trasformarle in valori.

Vivere per incontrare l’uomo.
Vivere per comunicare, per liberarsi,
per conquistare se stessi;
per conoscersi, per essere capaci di amare,
per donare all’altro, e a tutti, il proprio unico mondo.

Vivere per incontrare la libertà.
Vivere per camminare, risalendo,
l’interminabile sentiero della ricerca,
della virtù, della lealtà, della onestà,
della fiducia, della integrità…

Vivere per cercare l’eterna, silenziosa distesa di luce.

Vivere per poter dire: “Grazie!”

Vivissimi auguri!


Angelo Scialpi