Un fatto che mi colpisce continuamente è quello di verificare, molto spesso naturalmente, che l’uomo riesce difficilmente a far tesoro delle proprie esperienze, dei propri dolori, dei propri fallimenti. L’esperienza docet, ma non sempre questo accade e, allora, quando non cambia l’uomo, cambia necessariamente ciò che è intorno a lui per il semplice trascorrere del tempo. L’uomo, quindi, invece di essere protagonista, diviene oggetto di un pensare altro che gli tende continui agguati e, puntualmente, ci cade come uno sprovveduto, e reclama ragioni che non ha, e pretende consensi, e ritorna a mettere in gioco gli altri. A questo punto sembra inevitabile, se non persiste l’interesse generale, che l’oblio rastrelli tutto sotto il suo nero mantello e lo sottragga alla storia stessa, ma soprattutto alla tradizione ed alla civiltà. E’ particolarmente significativo il fatto che, in certe circostanze, avvengano presentazioni di libri a tema, ma questo non soddisfa appieno l’interesse della memoria che dovrebbe essere continuo, ma quello commerciale, al massimo il desiderio rimasto di qualcuno di raccontare. Troppo veloci appaiono i cambi epocali e troppo repentinamente dimentichiamo le lotte fratricide il cui dolore fa ancora scuotere i nostri padri senza che si sia riusciti a trarre il giusto insegnamento per proseguire un cammino di vita protetto dalla rispetto e dalla libertà. Le mafie continuano ad essere espressioni di dolore, di corruzione, di tangenti; molto spesso, ormai, operano nella giustizia piegata e sottomessa dalla pastoie burocratiche che non concedono sicurezza operativa alle persone perbene. In questi giorni si parla molto di “gomorra” e lo si fa per conoscere, per sapere, per toccare con mano ferite sempre sanguinanti che mortificano la Signora Italia. Una bella prova di resistenza che merita rispetto, ascolto, conoscenza per essere in grado di prevenire il domani e con esso altri soprusi alla vita. Italia, Italia mia, dove sei? Giovane come i tuoi eroi, bella come la tua tradizione culturale, eppure tanto bistrattata e dileggiata, segnata dal dolore e cosparsa di sangue che non ha mai cessato di scorrere; sangue vivo, sempre fortemente intriso di libertà e di giustizia. La resistenza ha segnato il passaggio di tanti eroi sconosciuti che oggi, nella memoria, rimangono indelebili se solo non si permette all’oblio di impossessarsi di loro. Chissà quanta gente è sopravvissuta per essersi imboscata e che poi si è arrogato il diritto di aver contribuito a creare la libertà. E’ la storia degli uomini. Ci vuole dignità anche nella sofferenza e tanta, tanta forza di sopportazione per il dilagante qualunquismo. Il rischio c’è, ma occorre recuperare l’esempio per poter recuperare il riferimento pedagogico che è obiettivo prima ancora di essere sacrificio. La Resistenza: un atto d’amore per conservare il dono della vita, per restare adulti nella fede, per vincere il male che pur appartiene agli uomini e certi uomini, pur privi di fede e di ragione, incutono timore e spezzano l’esistenza stessa adducendo regole perverse, dissennate e tribali. Uno Stato non può permettere il permanere di certe espressioni che ricordano molto da vicino le esperienze passate; ma i cittadini dovrebbero, forse, armarsi dello stesso ideale di libertà per poter vincere il male oscuro che continua a dilaniare questa nostra società …, ma questo attiene alla formazione, alla istruzione, ambiti nei quali si forma, si definisce e si sviluppa il vivere civile e democratico, prima di qualsiasi altra forma di attenzione o di interesse sociale.E’ paradossale osservare come, a seconda della posizione geografica, gli atteggiamenti di fronte a certi misfatti sono completamente diversi, come se avessimo due italie, tante italie. L’altro giorno ho sentito una signora che imprecava contro un tizio, rimasto purtroppo sconosciuto, che aveva sottratto una borsa da una automobile. Anche i vicini di casa si sono untiti al corso di disprezzo e di ribellione. Mi ha colpito questa comunanza di avvertire il male. In altre parti d’Italia questo atteggiamento viene sostituito dalla omertà! La libertà non può che essere conquista quotidiana e di vita; la sua ricerca deve essere continua e deve durare oltre la vita, divenendo essa stessa, trasformandosi a seconda delle circostanze e rimanendo sempre unico baluardo di difesa, come la dignità della persona, oltre la quale c’è la non vita e mai nessuno può aver ragione, né motivo di esistere.
Angelo Scialpi
Nessun commento:
Posta un commento