Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

lunedì 29 aprile 2013

Rassegna d'Arte Contemporanea
Città di Massafra 2013

Dieci artisti pugliesi in mostra a Massafra. Dallo scorso 27 aprile la “Tebaide d’Italia” ospita la Rassegna d’Arte Contemporanea che fin dalle prime battute ha registrato un notevole riscontro di pubblico. Nell’elegante galleria di Corso Roma 107 espongono: Maria Anna Berardini (San Severo), Pino Caputi (Massafra), Giuseppe Cice (Bari), Giovanni Cimmarrusti (Adelfia), Umberto Colapinto (Gioia del Colle), Cosimo Marinò (Oria), Daniela Pagliaro (Andria), Rita Protopapa (Talsano), Rosario Rosafio (Taranto) e Vito Spada, organizzatore dell’evento.
Classe 1957, nato a Massafra, dove risiede e lavora come tecnico specializzato presso l’Heineken, Spada, autodidatta, ha coltivato da sempre la passione per l’arte. Quando ha deciso di proporsi al giudizio del pubblico e della critica ha ottenuto pareri favorevoli. Predilige il materico con aurei e argentei ghirigori, rombi, losanghe, cerchi concentrici, che alterna con elaborazioni digitali ed opere virtuali di potente impatto visivo. Tecnica, quest’ultima, con cui ha prodotto i suoi originali abbinamenti alle opere selezionate che impreziosiscono il catalogo della rassegna. Grazie al suo impegno, a Massafra si apre una nuova esperienza artistico-culturale che mira ad avvicinare cultori, esperti, appassionati e non al variegato mondo dell’arte contemporanea.

A giudicare dal felice esordio, Spada può già dirsi ampiamente soddisfatto: le espressioni creative degli artisti a confronto, emergenti ed affermati, stanno catalizzando anche l’interesse di numerosi giovani. L’evento si avvale del patrocinio del Comune e del sostegno di diverse realtà associative ed imprenditoriali del territorio che hanno creduto nella sua valenza culturale, in un momento in cui anche la cultura risente del freno della crisi economica. E una ricetta per ritrovare il giusto rilancio potrebbe giungere «dalla combinazione di passione, inventiva e metodo». Proprio «quella magia che - come sottolineato da Giuseppe Di Stasio, direttore dello stabilimento Heineken, nel corso del vernissage - fa nascere l’arte della pittura». La mostra è visitabile, fino al 5 maggio, tutti i giorni, dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 21. (Ingresso libero. Info: 368.7870770). Domenica sera, la festa di finissage con un’estemporanea di pittura all’aperto che vedrà protagonisti, lungo Corso Roma, i dieci artisti. I lavori realizzati saranno messi in vendita e il ricavato interamente devoluto in beneficenza. L’arte è figlia sempre del proprio tempo, come ogni creazione dell’uomo, per cui non possiamo non includere questa pregevole esperienza all’interno della ispirazione che produce il nuovo, la modernità e ci permette di intuire, se non comprendere appieno, il cambiamento dei tempi e la diversa concezione di riferimenti che, per il solo effetto del tempo, assumono significanti diversi.

I motivi che hanno prodotto le opere in esposizione, non possono che abbellire la nostra esistenza, arricchirla ulteriormente e originare un dibattito su temi e immagini che certamente devono essere adeguati ai tempi per capirne il mutevole e pregnante valore in termini di continuità e di miglioramento della comprensione generale. È questo un coro a più voci, una sinfonia di pensieri e di interpretazioni che ci offrono il senso vero delle cose.

Angelo Scialpi - "la Repubblica" 29.04.2013
(Foto Giuseppe Russo)

mercoledì 24 aprile 2013

La libertà: un valore tra generazioni per mantenere l’ideale nazionale


Commemorare significa ricordare solennemente un evento, ricordare una persona per la sua esperienza di vita a favore della collettività; commemorare significa rivivere il sacrificio di uomini, nostri predecessori, che hanno avuto il coraggio e la forza di vincere il male e di conquistare la libertà. La libertà rimane l’unico grande obiettivo di ogni uomo: un ideale per il quale è possibile donare la vita nella consapevolezza di far rinascere quella degli altri che rimane essere la propria stessa vita.

Uomini ed eventi si incontrano sempre e insieme vivono la edificazione continua della vita migliore. Come la costruzione di una casa è finalizzata ad accogliere ed a proteggere una famiglia, divenendo essa stessa riferimento pedagogico, così la costruzione di una città deve accogliere e proteggere i molti nuclei di cittadini, divenendo anch’essa di forte valenza pedagogica. L’obiettivo comune, in questo caso, rimane essere la nazione e, in essa, la patria: unico ideale nazionale per liberare gli uomini e la terra dalle intromissioni dell’agire per male.

Immaginare la propria casa costruita con sacrifici e rinunce, privazioni e attese, significa anche costruire un frammento della nostra nazione; immaginare, invece, di costruire l’uomo che è dentro la casa, seguirlo con amore fin dai primi importanti passi, osservare la sua voglia di apprendere ed imparare, magari anche prendendo delle cadute e rischiare di farsi male, significa costruire un ideale di vita che rappresenta un frammento dell’ideale nazionale.

Ogni cittadino rimane essere una cellula del corpo nazionale e come tale deve agire armonicamente per garantire il benessere.

Pensare che la singola casa, come il singolo uomo possono rappresentare l’ideale di vita, in senso ampio, non deve sembrare affatto difficile; difficile è porsi sulla giusta via per trovare quella dimensione che può offrirci la opportunità di comprendere i momenti storici, sia quelli presenti che quelli passati, e trarre i dovuti insegnamenti, a prescindere dalla narrativa storica che può apparire soggettiva e di certa influenza, per continuare a camminare senza paura di cadere, ma consapevoli di aver edificato dentro di sé il valore della ricostruzione dei fatti e della ricerca razionale. Questo può avvenire soltanto se si è in grado di considerare il passato e di elaborarlo in termini di ricerca del bene. L’uomo nasce dalla sofferenza!

La mia esperienza di vita mi ha detto che all’interno della nostra biografia possono accadere tante rivoluzioni, ma mai dobbiamo lasciarci prendere dalle influenze di messaggi accattivanti se non sono stati codificati e adeguati alle nostre speranze e alle nostre capacità. Io sono convinto che all’interno di ogni struttura umana è possibile costruire qualsiasi pilastro portante dell’obiettivo uomo. Uomo si diventa, come si diventa persona onesta, persona perbene, cittadino consapevole di poter avere nelle proprie mani ogni possibilità di cambiamento in meglio della vita personale e di quella collettiva.

Quando compiamo un gesto buono dobbiamo sempre ricordarci che diamo benessere agli altri e che l’influenza del gesto ricade su tutti; allo stesso modo quando compiamo un gesto malvagio.

Le debolezze umane sono all’origine delle difficoltà; le incapacità umane sono generatrici di presunzione e arroganza per i più pretendenti; la non conoscenza crea una sorta di dislessia sociale che può trasformarsi in oblio esistenziale che annulla la conoscenza dell’origine dei fatti e della trasformazione del pensiero.

VOI giovani dovete fermarvi un attimo, dopo aver spento il cellulare, e pensare che il vostro correre verso il divertimento effimero e verso il chiasso potrebbe anche essere un voler correre obbligato verso l’inconsapevolezza e la omologazione: mali che hanno affranto la vita passata, ma non hanno allontanato il pericolo dalla vita presente. Abbiamo bisogno di tutti VOI per sollevare il capo e continuare il cammino della civiltà nella libertà, dopo aver ricordato e dopo esserci responsabilizzati, consapevoli che il bene più grande e inalienabile rimane la libertà di azione e di parola.

Occorre insegnare a parlare e ad ascoltare. Il parlare non è abilità innata: si impara per inculturazione inconsapevole, ma occorre una inculturazione intenzionale affinché il parlare abbia senso. Le relazioni familiari, i riferimenti esterni, le persone oneste intellettualmente possono ben realizzare, completandola, la ricerca della trasformazione dei saperi in competenze. Insegnare ad ascoltare non è facile. L’ascolto è un atteggiamento interiore, una empatia di relazione interessata.

Tutto questo può accadere soltanto se siamo capaci di ascoltare e di leggere la storia di altri uomini che ci hanno preceduto, che hanno dato la loro vita per l’ideale di patria, hanno rinunciato a tutto per donarci un futuro migliore. Noi abbiamo il dovere di onorare il loro sacrificio.

Ma che cosa oggi rende difficile la vita di quasi tutte le persone?
Forse la perdita del valore del passato che non permette, a tutti, di interpretare il presente; forse lo scientismo che domina ogni settore del sapere e dell’agire, rendendo complessa ogni cosa e proteggendosi nell’anonimato. La complessità dello scientismo (conseguenza della Saggezza, della ragione epistemica e della ragione fronetica) racchiusa in torri di lobby, continua a creare incessanti stati di bisogno e messa in opera di sistemi che, in qualche modo, si pensa possano arginare il male, mentre il male ha già realizzato la sua opera nefasta. Serve passione e dedizione per arginare la sventurata condizione di un mondo che appare inarrestabile nel declino inesorabile. Non stiamo parlando della politica che comunque sta vivendo la stessa condizione e le stesse esperienze, come i fatti di questo periodo attestano in maniera eclatante, mettendo fuori gioco ogni cittadino non protagonista; il problema è che la evoluzione della politica sembra interessare solo e soltanto gli addetti ai lavori, se volete i fortunati che si trovano dentro per puro caso o per nepotismo, con rispetto delle trote e dei batman.

Occorre, quindi, organizzare le relazioni epistemiche tra i diversi settori, in cui poter svolgere la ricerca delle verità indiscutibili e delle verità personali.

Ci si chiede continuamente se la scuola, in termini di formazione, deve privilegiare il primato informativo o quello critico? L’extra scuola rende tutti uguali, ma non insegna ad essere critici, per cui viene meno la capacità di comprendere i comportamenti degli altri ad essere attenti. La scuola di oggi (badate, quando dico scuola, non mi riferisco solo alle aule, ma alla famiglia e alla strada) dovrebbe rivolgersi al primato della critica e della valutazione. Non scuola caleidoscopio, ma scuola dell’avviamento alle consapevolezze individuali. La scuola positivista ha esaurito il suo ruolo. Non è lo stato che crea la società, ma la società che crea lo stato attraverso l’applicazione della legislazione, del diritto romano e della common law che scaturisce dai buoni comportamenti dei cittadini e premia l’esercizio. Lo stato non può essere tutto! Molto spesso lo Stato chiede congedo dal suo luogo naturale e chiama in soccorso il cittadino dove vuole insediarsi e promuove quella legge morale interiore.

Occorre competenza! Ma la competenza passa attraverso la critica e la consapevolezza epistemica affinché si possa giungere ad una realizzazione di saggezza ceh miri ai beni realizzabili, risolva i problemi e rende l’individuo capace di uscire bene da una situazione di difficoltà e rimanendo consapevoli che la difficoltà successiva non è uguale alla precedente.

La narrativa storica è l’antidoto formidabile alla dispersione di identità. Qui è il passaggio all’oggi. La globalizzazione infrange tutto per cui la narrativa letteraria è magistra vitae, in quanto oggetto di scienza (saggezza) e della tecnica (organismo vitale) che si relaziona con tutti gli altri organismi vitali e porta l’uomo fuori dalla difficoltà di comprensione e di caduta facile nella errata interpretazione dei fatti e degli eventi che rendono difficile l’esistenza e con essa la stessa sopravvivenza.

Sopravvivere oggi significa conoscere il passato e organizzare la speranza della democrazia, tenendola stretta!

giovedì 7 marzo 2013

Biblosarchita - Incontro con l’autore

Le classi 3^, 4^ e 5^ del Corso di Scienze Sociali e della Formazione
hanno incontrato lo scrittore Angelo Scialpi per riflettere e confrontarsi
sulle tematiche esposte ne “I Giovani” – Scorpione Editrice

L’incontro con l’Autore, organizzato secondo il piano delle attività culturali stabilito dal Liceo “Archita” di Taranto (Dirigente Michele Marangi), ha visto le classi 3^ -4^e 5^ del Corso di Scienze Sociali e Scienze della Formazione impegnate in un serrato dibattito e confronto sulle Tavole di riflessione contenute nella pubblicazione “I GIOVANI” – Scorpione Editrice, che rappresentano l’ultimo importante lavoro del dott. Angelo Scialpi, ben noto nel campo della cultura e fortemente impegnato in iniziative capaci di coinvolgere non pochi studiosi nei problemi dell’attualità e del cambiamento che caratterizzano la nostra quotidianità.

Va sùbito detto che l’incontro e tutti quelli precedenti, hanno sempre messo in risalto la capacità di suscitare grande apprezzamento da parte degli studenti, non solo per quanto riguarda la fase preparatoria, ma soprattutto per l’approfondimento del contenuto delle opere in discussione che danno presto la visione di rilevare con quanta naturalezza, incisività, caparbietà e sottigliezza di contraddittorio gli studenti sanno porsi al di fuori da quella rigida immobilità che, spesso, domina l’omogeneizzazione della classe.

Qui non trova spazio l’uniformità; gli allievi tornano ad essere se stessi, annunciano pensieri inattesi, rivelano lati nuovi della loro personalità, avvertono il piacere di porsi alla pari e di offrire se stessi anche all’ignoto della contraddizione.

Un merito va ai Docenti Cetty Vitale e Rosy De Vita se è vero che gli alunni dell’Archita hanno saputo approfondire , in una fervida intervista con lo scrittore Angelo Scialpi, tutti gli aspetti che l’Autore ha trattato, in situazione di vita e passione quotidiana, quelle dinamiche sociali che richiedono a tutti noi e, in particolare ai giovani, di presentarsi “armati” al domani che avanza.

Le Tavole di riflessione che vengono offerte ai giovani (arricchite dalla prefazione del Preside Paolo De Stefano e dalla Presentazione del prof. Vittorio Nazzareno), sono la voce di un Autore, non nuovo a iniziative di carattere sociale accanto a tante altre di colorito artistico, che ha scavato nel cuore della società, né se ne sottrae all'analisi in cui, all'angoscia dell’esistenza, alla paura della decadenza, ai tanti timori che abitano nei nostri modelli comportamentali, egli oppone la bellezza della vita, narrata, rivissuta e ripensata, senza frastuono, e ora quasi sussurrata ai Giovani perché sappiano sfidare le ineguaglianze sociali, mettere in discussione tutto ciò che appare o si vuole decadente, salvare tutto quanto irresponsabilmente rischia di essere distrutto e che assale la scienza, le conoscenze e minimizza anche il ruolo della scuola.

Una grande lezione quella di Angelo Scialpi, uomo di profonda cultura, di giornalista e di apprezzato poeta che sa, con i suoi scritti e, ancora, con le Tavole di riflessione annodare, comporre e richiamare a meglio vivere il nostro tempo che, a ogni angolo di strada, ci chiede di non più infrangere le “tavole” delle nostre residue certezze.

Agli operatori scolastici e agli allievi del Biblosarchita l’augurio che il loro impegno sappia sfidare l’usura del tempo, in sintonia con il pensiero del Provveditore Francesco Capobianco che afferma: “Questo prezioso volume viene donato all'attenzione, alla meditazione delle nuove generazioni attraverso l’agile e pertinente riferimento alle molteplici esperienze dell’autore, educatore sensibile, equilibrato interprete della storia, profondo conoscitore degli eventi di ieri e di oggi, con lo sguardo ottimisticamente rivolto al futuro nel mentre elargisce ai lettori, specialmente ai giovani, le riflessioni, talvolta sofferte, sui temi di permanente attualità e interesse.
L'invidiabile pregio di Angelo Scialpi è l'amore per la scrittura: riflette e scrive con naturalezza, con approfondita competenza e con sicura padronanza della lingua, scolpendo i suoi messaggi nel cuore e nell'anima dei giovani lettori, diventando guida sicura nel difficile percorso di vita di ognuno di essi.”
Giuseppina Bardaro
Docente nel Corso di Scienze Sociali e della Formazione del Liceo Archita di Taranto

sabato 2 marzo 2013

La ragione, in politica, la si legge solo nella volontà della gente!


E adesso, a elezioni avvenute, che cosa è possibile fare per realizzare la ripresa della politica e della nazione? I risultati elettorali non sembrano aver organizzato le strategie politiche, ma la richiesta dal basso di una ripresa responsabile, si, eccome! Un risultato sorpresa per tutti che ci invita a cominciare a pensare dalla parte del cittadino, ad  agire tenendo presente le priorità della nazione, ad iniziare a ri-organizzare la speranza della gente che passa, purtroppo, anche attraverso il risparmio di fondi pubblici che vanno a mare, e da tempo.

Che la gente mostrasse insofferenza, ma anche sofferenza, è da tutti noto, come è noto a tutti lo scempio del denaro pubblico che viene chiesto e reclamato ai cittadini con forza e con penalità insostenibili, molto vicino ad un certo agire del passato che ci ha lasciato piaghe ancora vive. Non possiamo dire che non lo sapevamo e non possiamo nemmeno dire che qualcuno ha ragione, tanto la ragione, in politica, la si legge solo e soltanto nella volontà della gente che è riuscita ad esprimere con forza tutta la insostenibilità di una vita di sacrifici, di rinunce e di lavoro, per poi vedere e sentire, quasi da ogni parte, le imprese economiche e il diritto a presentarsi da eletto nella società degli adulti e delle cose che contano.

Non credo che si possa fare una riflessione che tenga conto solo e soltanto del numero che ha segnato la percentuale dei voti assegnati ai partiti. Anche quella, alla fine, ha mostrato, ancora una volta, tutta la sua inconsistenza di una iniqua legge elettorale e la sua forza di tradursi in boomerang per tutti, senza lasciare il minimo margine alla compensazione, tanto meno alla ritorsione.

http://www.ceccodottipuntocom.com/
Per gentile concessione di Francesco Dotti www.ceccodottipuntocom.com
Per assurdo, nessuno sembra più avere il diritto di parlare e di rivendicare mancate strategie politiche ed accordi. La volontà della gente, fatta di speranza repressa e di attese dolorose, si è insinuata, come l’aria, appena ha trovato una possibilità di esplodere e di farsi sentire. Come si fa a passar inosservati quando viene tutto deciso a tavolino, magari di un bar o di un ristorante, e ci troviamo di fronte sempre le stesse persone, che siano venti o trecentoquaranta conta poco per l’immagine, a parlare nei salotti televisivi e radiofonici. La storia può durare qualche anno, ma non decenni, e il cittadino ha pure il diritto di non vedere vanificati i suoi sacrifici di una vita; sacrifici che deve trasferire ai figli per migliorarne la vita. Le cose migliorano per natura, se ben seguite! Questa certezza ha abbandonato la gente che teme per qualsiasi cosa di cui ha bisogno. Sembra, nello stato proprio di bisogno, che invece di ottenere il servizio, si levi immediatamente  un muro di gomma, proprio perché la gente ha bisogno; sembra improvvisamente che tutti soffrono in Italia dello stesso male contemporaneamente e che tutti hanno bisogno della stesa cosa, con il risultato che non viene concesso niente a nessuno, se non in privato, e tutti poi hanno ragione.

“Facciamo una legge elettorale!” “Tizio sfida Caio!” “Annulliamo il finanziamento pubblico ai partiti e creiamo piani casa!” “Via dopo due legislature!”: sono le ultime dichiarazioni dei vari leaders di partito, a diverso titolo, ma molte altre sono state dette nei giorni precedenti e molte ancora vengono pronunciate sottovoce e tante altre, che riguardano la persona singola, vengono sbandierate per strappare qualche inutile applauso, magari pure a invito. Tutti insieme sembra dicano la cosa giusta per venire incontro ai cittadini, e tutti insieme hanno il dovere di risolvere la questione italiana, molto più complessa di quanto appare. Le affermazioni secondo le quali tutti devono andare a casa  e che non c’è niente da salvare sono dettate dalla paura che niente venga fatto per risolvere la questione, e visto che è da tutti conosciuta, c’è poco da credere che possa essere risolta con fiducia. C’è molta insofferenza nel vedere continuamente personaggi blaterare in nome di qualcuno che non sa più quello che dice, ma anche vedere sempre le stesse facce, le stesse automobili, le stesse mega scorte, gli stessi giornalisti di apparato e di appartenenza, quasi a voler allargare, come ha detto Gad Lerner, il concetto del cambiamento non soltanto alla politica, ma anche al giornalismo e ai gruppi costituiti professionali, insomma all'apparato costituito per autodifesa.

Mi ha colpito molto l’intervento di quel giornalista tedesco (del quale non ricordo il nome) che, in una trasmissione televisiva, rompendo gli schemi e affrontando tutti con disincantato, ha detto, più o meno: “Avete una terra baciata da Dio, con 8 mila km di costa e siete in queste condizioni.” Parole d’urto che ha silenziato qualsiasi sussulto della ragione, tranne la forza di continuare a denunciare l’agire degli altri.

La politica ha solo il compito di servire e migliorare il paese, non può essere una impresa o una opportunità per guadagnare all'inverosimile  per non parlare (come sta avvenendo in questi giorni) della stessa compravendita di senatori per abbattere maggioranze, anche esse uscite da elezioni politiche all'italiana, che speriamo siano state le ultime.

Intanto, in questo periodo che dovrebbe mettere da parte qualsiasi offesa e aprire il sentiero della responsabilità, va ascoltato l’appello del Presidente Napolitano sulla salvaguardia, l’interesse e l’immagine dell'Italia, senza determinazioni di parte.

A prescindere da tutto, tutti dovrebbero ritrovarsi per la ricostruzione della politica per scoprire i sessanta milioni di cittadini che potrebbero, con le loro esperienze e i loro saperi, sollevare una nazione che è ritornata importante per natura, meno per partecipazione responsabile.

domenica 17 febbraio 2013

Ricollocare l’uomo al centro dell’agire politico,
rinnegando l’orgoglio e l’egoismo!


A volte viene da pensare se non sia il caso di interpellare gli eventi, sia naturali che civili e religiosi per cercare una soluzione ai problemi che stringono l’uomo e la società. Tra gli eventi naturali è sufficiente pensare alla pioggia di meteoriti abbattutasi in Russia, mentre tra quelli civili la continua corsa alla tangente; il tempo della quaresima tra gli eventi religiosi per riprendere a considerare l’uomo. Tutti e tre avrebbero  in comune la spinta per un agire umano che  ricerca il bene di vivere.

La potenza distruttrice della pioggia di meteoriti è stata paragonata a 30 atomiche fatte scoppiare a Hiroshima; il paragone ci lascia storditi e ci rende molto più piccoli di quanto pensavamo di essere. La scissione dell’atomo, che aveva prodotto morte e distruzione, invece di benessere fini col creare la scissione del pensiero  e delle menti, proprio all’indomani di Hiroshima, lasciando la gente attonita e per molto tempo fuori dalla stessa vita. Tanto era riuscito a creare quella prova di terrore affinché nessuno osasse più commettere crimini contro l’umanità.

Lo tsunami e il terremoto hanno prodotto distruzioni ben più forti della forza distruttrice dell’uomo. In molti casi sono ancora fumanti le ceneri dei disastri, in altri casi sono evidenti i segni della distruzione morale degli stesi uomini, chiamati persino a soccorrere le popolazioni sfortunate. E’ di questi giorni la sentenza di condanna per il crollo della casa dello studente a L’Aquila che segue altre sentenze, addirittura di scherno e di riso per la cattiva sorte di molti,  traducendosi in affare economico per pochi. Rimane relativamente piccolo, sempre, l’uomo di fronte alla grandezza ed alla imprevedibilità della natura, ma diventa sempre più grande quando si trova a dover piegare l’altro uomo per trarne un vantaggio economico di dimensioni spropositate, enormi per più persone.


Allora il passaggio alla espansione della tragedia economica appare  naturale e istintivo. Si calcola che il giro di affari sia di oltre 60 miliardi! Credo siano sempre delle stime per difetto, visto che esiste il giro d’affari delle mafie che è parente stretto della tangente. Nella passata edizione di tangentopoli si parlava di milioni di lire, oggi si parla di milioni di euro, a conferma che il ricorso di un evento è sempre più disastroso del primo. Gente che circola con milioni di euro in macchina per recarsi in Svizzera. Ma a che cosa serve lavorare! Alla gente non basta nemmeno per vivere lo stipendio che viene accreditato grazie alle contrattazioni collettive, dove manca sempre qualcosa, sia di diritto del lavoratore che di denaro per vivere una vita semplice da lavoratore.

Sembra che nessuno  sia più immune! Qualsiasi ambito che diviene oggetto di indagine è un colpo al cuore per il cittadino onesto. Hai paura persino di capire, di comprendere; hai paura anche di ritenere persona onesta un dirigente, non quello della scuola, ma quello che viene designato direttamente per essere, forse,  persona di sistema. Tutto il bene che si nutre per la nazione non può essere riversato su coloro che governano la nazione; riesce molto difficile pensare che continuando a pagare tributi e tasse, imposte e spese, aumenti e una tantum, si possa venir fuori dal tunnel delle tangenti e della illegalità, della indegnità di rappresentare nemmeno se stesso in quanto uomo, per non parlare del finanziamento pubblico ai partiti. Non volevamo questa Italia, dove i soldi dei cittadini non bastano mai per le tangenti, per la corruzione, per lo sperpero, per i progetti milionari, per presentatori televisivi, per le pillole di cultura, per i vizi e le depravazioni. C’è chi consuma denaro pubblico  persino in nutella e video poker, mentre il lavoratore  ricorre a prestiti per aver la possibilità di continuare a vivere. Per fortuna non abbiamo più nemmeno il diritto di voto, o quasi!


"La Chiesa chiama tutti i suoi membri a rinnovarsi nello spirito, a ri-orientarsi decisamente verso Dio, rinnegando l'orgoglio e l'egoismo per vivere nell'amore". Ha esordito  così Benedetto XVI nell'Angelus in piazza San Pietro, il primo dopo l'annuncio delle dimissioni e la prima domenica di Quaresima. Ha poi invitato a "non strumentalizzare Dio per i propri fini", dando più importanza al successo e ai beni materiali. "Il tentatore è subdolo – ha detto il Papa- non spinge direttamente verso il male, ma verso un falso bene, facendo credere che le vere realtà sono il potere e ciò che soddisfa i bisogni primari. Questa è l'ora della prova, rimettiamo Dio al centro".

Forse il messaggio è da ritenere in senso ampio e mai, come in questo caso, il riferimento a Dio rimane identificato nell’uomo nella sua globalità. La Quaresima rimane un tempo favorevole per porre l’uomo al centro dell’agire umano, sia in termini politici che umani e personali, rendendo giustizia ed equità, esempio e rispetto e volgere lo sguardo alle generazioni nuove il cui svuotamento delle loro giuste aspettative finirà con lo svuotare  gli anni che ci restano della nostra vita.

domenica 3 febbraio 2013

Gli ori di Pulsano

Pensare agli uomini virtuosi impone un richiamo immediato alla parabola dei talenti; parabola che rimane attuale per via del collegamento diretto tra la capacità di ognuno e il modo di usare il denaro, la gestione di se stesso e il successo individuale che è patrimonio della collettività. Viene da pensare subito che il riferimento non va al denaro inteso materialmente, ma alla povertà interiore che si accumula quando non utilizziamo le possibilità per migliorare gli altri. I talenti, quindi, sono delle opportunità che vengono conferite all’uomo, partendo da condizioni diverse (pensate ai 5, ai due all’unico denaro assegnato ai figli della parabola), per essere origine di bontà collettiva.
Non riesco a capire quanti denari abbiano avuto Mimino, Piero e Benedetto; forse 6, forse 2, forse uno solo. Io credo che ne abbiano avuto uno solo e lo hanno utilizzato in un aumento di valore continuo che ancora oggi continua ad avvolgersi e a farci sentire importanti per averli avuti, per averli ascoltati, per aver inorgoglito una comunità e non solo.
Mi è stato detto che i loro padri non avevano denari e che quello che hanno avuto lo hanno forse trovato per strada, lungo quella strada intitolata al Luogovivo, che costeggia la chiesa e prosegue per il corso, attraversando l’intero paese. Un Luogo Vivo che ha generato humanitas e bellezza intellettuale; un Luogo Vivo paragonabile alla via dei Santi! Se non avessero avuto quel denaro sarebbero stati dei semplici lavoratori, ma hanno saputo apprezzare e considerare quel dono fino al punto da renderlo tesoro di una comunità, orgoglio di una provincia, sguardo sulla nazione.
La visione cristiana sostenuta da una espressione dell’anima ha realizzato la interpretazione poetica delle cose semplici, dei personaggi semplici, dei sentimenti veri, andando a ricreare la forza e la ricchezza là dove ha regnato la miseria e la non conoscenza; la interpretazione linguistica e il valore dei contenuti hanno altresì originato quell’atteggiamento critico che andava già oltre la semplice visione delle cose e imponeva una critica responsabile e della partecipazione; il magistero umano ha permesso di seminare comprensione e umanità, interpretando l’uomo nella su espressione di dono stesso di Dio. Quanta ricchezza da tre denari che si sono moltiplicati individualmente! Tre denari di valore diverso, ma indispensabili per costruire l’edificio interiore, quello spirituale che è segno di rinascita e di salvezza per una comunità, per tutti.
La vita ci permette di poter scegliere se percorrere la via del miglioramento o del peggioramento, ma anche quella della mediocrità; ci permette di decidere se rispettare o meno gli altri e su questi due percorsi divenire consapevoli della crescita e della evoluzione dello spirito umano. La vita ci permette di fissare la evoluzione personale, divenendo tramite di una missione, di uno sforzo che con la non vita divengono motivi fondanti della parte successiva del percorso umano degli altri. Segmenti di luce si rincorrono continuamente per tenere chiaro il mondo!
Occorre essere subito consapevoli del dono che ci viene dato e saper guardare con meraviglia alle cose che facciamo che possono diventare doni continui per la crescita collettiva.
Credo fortemente nella volontà dell’uomo. Nessuno nasce artista, scrittore, poeta, scienziato. No! Lo si diventa, e lo si diventa con la consapevolezza che quel dono che ci viene dato per la crescita personale, in realtà, è soltanto una opportunità per correre maggiormente verso la verità, interminabile e sempre più complessa, senza mai sorprenderci, ma operando, agendo, parlando, servendo soprattutto.

"Per paura venne sotterrato quell’unico talento.” La paura, quasi sempre, ostacola lo sviluppo e penalizza la persona; la paura è all’origine di qualsiasi difficoltà, sia personale che sociale.
La paura soffoca colui che nasconde nella oscurità il proprio talento e seppellisce sé stesso venendo meno al disegno superiore, privando, allo stesso tempo, la comunità che si fonda e spera sulla ricchezza interiore di ogni singolo uomo. Oggi accade esattamente il contrario per la ricerca inutile dell’accumulo illegale di denaro.
In questo senso possiamo ritenere la vita che ci viene donata una possibilità irripetibile per creare la luce della ragione: la sola in grado di permettere la realizzazione del progetto umano di crescita al quale è legato il motivo, forse l’unico, di vita. La ricchezza interiore di un singolo è opportunità di moltiplicazione della gioia di vivere; la condizione opposta, che pure è avverabile, come ci ricorda la storia, ci porta ad alimentare a vita la memoria, il rinnovo continuo del giorno della memoria.
Questa è una sera di bagliore, di celebrazione di tre dei talenti che questa terra di Pulsano è riuscita a donare a tutti per il bene comune. La loro esistenza non ha mai cessato di essere, ma il dono stesso della loro esistenza ha permesso a tutti un arricchimento di orgoglio che è patrimonio eterno di esempio, di coraggio, di bellezza di vita.

Li ringraziamo per averci dedicato la loro vita e per averci illuminato per sempre il viale della conoscenza, nostra e delle generazioni future; li ringraziamo perché ci hanno consentito di essere orgogliosi di questa comunità e, in particolare, ci hanno permesso di credere nel valore della appartenenza che è sempre stata nuova speranza anche nei momenti difficili e tristi della storia del nostro paese; li ringraziamo sempre per il loro cantare la terra e il mare, la operosità e la umanità; per aver rispettato ed aiutato l’uomo: per tutto questo, ma non solo, noi li ringraziamo e li stringeremo per sempre gioielli personali e della nostra comunità.

Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto. Venuto, infine, colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha dieci talenti. Perché a chiunque ha, sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha.

martedì 8 gennaio 2013

Adesso dicono che il primo atto sarà la riforma della indegna legge elettorale

Adesso dicono che il primo atto sarà la riforma della indegna legge elettorale. Lo dicono tutti, ma tutti hanno voluto tenerla in vita. Probabilmente è la idea giusta che ogni corretto cittadino matura appena decide di entrare in politica. Però quella agognata riforma occorreva farla prima della fine di questa legislatura, almeno avremmo conosciuto i nomi dei responsabili del diniego ed evitare che tutti lo fossero e nessuno lo è veramente. In questi casi, infatti, nessuno ha colpa, tranne l‘ortolano di turno.

Lo chiamano il porcellum, quasi a voler deridere un sistema, a volersi burlare  del cittadino che, continuando a denigrarlo, qualcuno continua ancora a definirlo sovrano; un porcellum capace di gestire 60 milioni di voti sovrani, con ricaduta adeguata sulle spese di finanziamento pubblico ai partiti, che hanno originato una pletora immensa di politici e gruppi politici, anche se i politici, a ben guardare, sono sempre gli stessi. La cronaca ci ha permesso poi di conoscere (col porcellum l’elettore conosce dopo chi ha votato, ma solo se salta agli onori della cronaca) personaggi passati come trote, batman, veline, escort, slot player, e chi più se ne ricorda più ne aggiunga, per arricchire un panorama che ha trovato giustificazione politica e normativa nella eliminazione del voto di scambio. L’effetto vero è risultato essere la creazione, sempre in numero crescente, di tanti padroni del voto sovrano.

Credo che sia stata negata una grossa opportunità alla politica per ritornare a realizzare la speranza della gente e per riprendere a credere in qualche soluzione dei problemi a favore del cittadino, dell’elettore, dell’unico obiettivo per cui la stessa politica ha motivo di esistere.

Riesce difficile credere che si possa ricostruire la speranza sulle macerie fumanti di un periodo certamente brutto della politica nazionale, forse il peggiore dal dopo guerra; peggiore persino di quando, dodicenni, si andava a vendemmiare per comperare qualche libro di testo e poter studiare.
Come fare allora per restituire al cittadino il diritto di scelta del candidato, del proprio rappresentante politico. Ci sarebbero delle soluzioni, ma non è giusto continuare a dissacrare il diritto inalienabile della democrazia. Non andare a votare non risolve proprio niente, così come votare scheda bianca o annullarla; ma non risolverebbe niente nemmeno andare a votare a favore dell’antipolitica per dare una spallata, come afferma qualcuno. Il cittadino deve poter scegliere il proprio rappresentante per esercitare il primo diritto alla partecipazione democratica, se questo non gli viene concesso , credo che la stessa votazione debba essere considerata nulla. Non so se è costituzionale permettere al cittadino solo di dare ai segretari dei partiti la possibilità di dividersi la partecipazione parlamentare?! Continuano a parlare di volti nuovi, di primarie con persone oneste, e chi lo mette in dubbio, ma come si fa a partecipare alle primarie? Ma anche quando sono nuovi sono già volti vecchi per partecipazioni altre. Un confronto qualsiasi fa bene emergere le posizioni di ciascuno!
In alcune città si sono presentati candidati nazionali che hanno preso la maggior parte delle preferenze alle primarie. Uno si chiede: ma dove sono i concittadini? Dopo il gioco delle parti scatta il gioco dei primi della classe, che rimangono; poi scatta il listino e poi, naturalmente, te li ritrovi tutti: amici, indagati e collusi, pronti a ripartire per altri lunghissimi sterminati cinque anni per un ricorso storico che non lascia presagire proprio niente di buono, tranne  il peggioramento delle cose ormai in via di deterioramento, mentre per il debito pubblico in continua crescita, forse dovremo lavorare solo per pagare gli interessi passivi!

“I candidati li scelgo io!”: lo dicono quasi tutti i segretari politici. L’italiano non sceglie più niente, deve solo fare i conti con il pensiero e la volontà dei giornali e delle testate televisive, dove, molto spesso, chi intervista ha difficoltà di comprendere quello che dicono i politici di lungo corso, protagonisti effettivi dei talk show,  per cui sta divenendo inutile anche seguire i programmi politici. 
Gli estensori del porcellum hanno detto che con esso si poneva fine al sistema del voto di scambio. Mi pare che questa possa essere un’altra doppia offesa all’italiano onesto. Il voto di scambio, se immediatamente perseguito, deve poter azzerare tutto, se così non accade significa che si verifica una deviazione del percorso della verità. Ma diversamente come lo possiamo chiamare?
Una classe politica che viene meno deve essere sostituita tutta, non solo per cercare di migliorarla, ma soprattutto per pensare a quelli che stanno incedendo pesantemente dopo di noi, i giovani, quelli di pensiero, visto che quelli anagrafici ormai devono fare i conti con altro.

Ho sentito, proprio stamattina, un’altra affermazione incredibile, non so da parte di chi, ma interessa poco, e cioè: “Siamo pronti a fare coalizione anche con altre maggioranze!” Penso che questo possa significare che quello che conta è solo e soltanto il potere, che destra e sinistra non esistono più, che i tanti gruppi politici nascono solo per imprenditoria politica finalizzati al finanziamento pubblico dei partiti, che la piccola e media impresa si stia accasando in politica, vista l’assenza dei costi di produzione! Questo sistema non può reggere più, non ci sono più coloro i quali possano renderlo realizzabile: la classe media, visto che quella inferiore non riesce a sbarcare il lunario e quella giovane dipende, anche essa, dalla classe media, evmentre quella superiore non paga nessuno.
Rimane da chiedersi cui prodest? A che cosa può servire una partecipazione diretta alla gestione nobile della cosa pubblica senza dover raggiungere il minimo obiettivo di benessere per la  gente, e d’altronde, rimane sempre in piedi la domanda. “ma che cosa ci si può aspettare da chi prende ordini solo dal suo padrone (e mi chiedo come possa essere diversamente, visto che è il solo artefice della sua inclusione in lista) e da quest’ultimo dipende la propria partecipazione a quella che impropriamente ormai chiamiamo casta?!”

Un buon cittadino trae utile per tutti da ogni suo agire, come origina il male per tutti quando sottrae cifre da capogiro dalle sofferenze dei lavoratori invece di svolgere il proprio dovere, pur venendo lautamente pagato.

E’ strano pensare che ci sono debiti ovunque, che non è possibile chiedere niente a nessuno, che nessuno può ormai effettuare il minimo intervento a favore di una qualsiasi istituzione. Perché siamo caduti così in basso! Osservare, con rammarico, questo quadro italico, all’indomani delle celebrazioni per il centocinquantesimo della nascita della nostra nazione, rimane attuale, e molto, quel primo verso  di “Se”, di Rudyard Kipling: “Se riesci a tenere salda la testa quando tutti intorno a te la perdono e te ne fanno una colpa…”, ecco, questo appare essere oggi il cittadino sovrano: l’unico colpevole di un sistema corrotto e di illeciti finanziamenti che vanno a finire in ambienti corrotti e nelle slot machines.