Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

venerdì 29 gennaio 2010

Il divenire della informazione e delle idee

Si leggeva per sapere, per conoscere, per imparare. Si era felici dentro per aver conosciuto altri lati del pensiero ed altri modi di ragionare. Gli ingredienti principali della informazione dei nostri giorni sembrano essere gli scandali, le corruzioni, le diffuse vergogne e la dilagante immoralità. Assistiamo a continui cambiamenti di tendenze che riescono persino a convincerci dei nostri errori o delle sbagliate valutazioni sul proseguire della vita. I tempi sono veloci, così come veloci sono le ricerche, le innovazioni e quindi le trasformazioni, per cui le idee, come le valutazioni, stentano a mostrare la realtà che appare contingente, più che universale, così come la sorte, il caso o il destino di ognuno degli uomini.
Per tutti rimane importante il passato, o meglio il fondamento che è stato costruito attorno alla persona, la formazione che ha ricevuto e, ancora di più, la informazione che ha potuto ricevere ed ha saputo far sua attraverso la elaborazione e la interpretazione personale per una applicazione individuale nella realtà.
Rimane difficile capire persino lo sviluppo delle età evolutive, così come rimane faticoso giustificare l’attribuzione di incarichi di responsabilità per sola volontà di qualcuno o per semplice diritto di continuità, senza cioè la dovuta verifica delle abilità. Molto spesso rimane importante l’appartenenza, capace di creare anche i talenti artificiali che impongono forzature più che evidenziare la diversità di riferimento. Il talento, per non essere offuscato, ha bisogno di essere diffuso, reso noto, conosciuto, messo sui grandi e immediati canali di distribuzione e di diffusione.
Una volta si aspettava lo Zecchino d’oro per ascoltare delle voci intonate di piccoli e per avviare un sistema di diffusione del mondo dello spettacolo e della canzone tra i piccolissimi; oggi gli spettacoli dei piccolissimi sono certamente migliori di tanta ostentazione imposta. Si riesce a fare un festival, anche più attraente e piacevole, con la sola presenza di piccoli talenti già superiori agli stessi personaggi affermati, e in una sola serata.
A sostegno di questa affermazione, è sufficiente considerare come certi adulti cercano di imitare, in spettacoli altri, esponenti già famosi in determinati campi, come il ballo e il canto, e di voler apparire uguali a tutti i costi. Non è il ballo, o il canto, che emerge, ma l’attrazione e la diversità di impegno di uomini famosi in certi ambiti e non in altri in cui suscitano ironia e, molto spesso, comicità, se non addirittura ignoranza con conseguente scivolamento nella spazzatura. Meglio poi evitare il confronto tra talenti veri, pur giovanissimi, e i tanti che ci sono stati propinati come presunti tali!
Ma la raffigurazione spazzatura travolge anche la carta stampata, procurando danni ben più gravi al divenire della persona, alla determinazione del pensiero ed alla consapevolezza degli eventi. Rimane importante la politica, ma quanta politica si svolge in ambiti personali, secondo tendenze individuali e non secondo necessità risolutive oggettive; quanta politica si dipana all’ombra della sola e semplice appartenenza e non già sostenuta da espressione umana autentica in termini di onestà, lealtà e professionalità. La politica, ahinoi, non è la sola espressione, ma quella più evidente e quella alla quale conviene riferirsi per non cadere nel profondità di una informazione che continua a toglierci la capacità di discernimento dei fatti e dei problemi. Accade anche in tanti settori riservati della società.
Sentite qualcuno che ha più ragione, o torto, o che si assume il minimo di resonsabilità? Tutti hanno torto e ragione insieme, basta lasciarsi coinvolgere dal modo di parlare o dall’aspetto di colui che afferma certe cose o accusa altre persone. Tutti, quando parlano da soli, parlano in nome della ragione, della giustizia, della legge, del rispetto… parlano in nome di tutto tranne che in nome della considerazione oggettiva e della sincerità, compiendo danni e distruzione, a volte, per il solo motivo di essere in quel posto o in quella carica, così proprio come quando capita, malauguratamente, di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Si viene indagati per sperpero di denaro pubblico (non solo) speso lungo le vie delle palme o nei lupanari, e poi ai sente dire che “abbiamo fornito al giudice ampie sicurezze di buon utilizzo del denaro pubblico!”; oppure, dopo una ennesima condanna per corruzione: “Non è vero ma le sentenze si rispettano!”
Probabilmente per questo la informazione non permette più, almeno non più come prima, di costruire una idea duratura e sicura, ma sembra essere legata alla ebbrezza, alla distrazione, alla interpretazione personale, forse alla dipendenza, certamente alla occasionalità. Ma se questo appare ormai essere una tendenza generale, ci si chiede quale tipo di idea occorra tracciare per non rimanere fuori gioco in questo gravoso presente. La risposta ci viene difficile, e crediamo sia necessario individuare una possibile espressione sincera, leale e oggettiva, e seguirla come ombra anche al buio. Potrebbe, forse, essere un nuovo inizio di una informazione che possa riportare il sapere e la costruzione di idee nuove, ma soprattutto durature. Occorre ricominciare, come se si trattasse di nuova alfabetizzazione della informazione di ritorno, oppure continuare nella consapevolezza dei forti condizionamenti del presente, di certo vale ancora la pena continuare ad essere onesti ed al servizio dello stato.
Arber
View more documents from jamboo.

venerdì 1 gennaio 2010

Facciamo spesso un uso improprio dei valori di uomini guida

In questi giorni stiamo assistendo a rifacimenti di emozioni passate che, con molta difficoltà, riusciamo a comprendere, persino a capire per poterne giustificare la presenza, se non l’importunità di contaminare il vero. Questa impressione, che impressione non è, probabilmente ha altre origini ed altre motivazioni che possono identificarsi in quella che possiamo definire la necessità di creare spettacolo, oppure di arginare le assenze ormai insostituibili di personaggi che hanno fatto la storia e abbellito la nostra vita, forse anche il voler inserire volti nuovi nel panorama esistenziale moderno che sembra andare a determinare una precisa volontà di creare ulteriori compartimenti stagno nella già articolata società italiana. Il risultato che emerge è quello di una società depauperata del suo creativo percorso naturale con conseguenti risultati di stravolgimenti personali e sociali.

Non so se si possa pensare che questa tendenza stia causando la distruzione di vecchie icone o che il tempo stesso le stia scalfendo e quindi rendendo meno interessanti, meno attraenti, meno moderne. La modernità è sempre passata attraverso la innovazione, comunque l’utilizzo libero e razionale delle esperienze passate, Questi tempi moderni vedono una caduta della ispirazione, un declino della creatività, un utilizzo non sempre regolare della più grande invenzione di tutti i tempi: la informazione scritta e visiva, per cui sembra di stare ad assistere a continue ricerche di volti diversi, di voci più o meno attraenti, di personaggi che vengono proposti e quindi imposti quali opinion maker, di politici (diciamolo pure senza particolarismi) assurti al comando per volontà precisa del capo; sul fronte sociale si assiste a legittimazioni improprie (qualche sentenza in qualche regione esiste), magari solo perché graziate dal tempo dell’inganno o dell’errore premeditato, di figure quadro nelle istituzioni: quasi una sorta di delegittimazione latente che rende difficile e forse insostenibile la stessa definizione delle cose.

Non si vuole evidenziare le difficoltà per sostenere il male, ma per organizzare il bene ed è quindi pensabile che di fronte a tante inesattezze sociali, vengano compiute azioni inusitate, impossibili, irrealizzabili, eppure vere, in grado di eliminare quelle persone di servizio. Sarebbe opportuno chiedere responsabilità, invece si inaspriscono le norme sulla sicurezza, sulla privacy, sulla discrezionalità: termini di forte carico valoriale che, invece, molto spesso si svuotano nei personalismi e nelle congetture interpretative personali, per non parlare del forte peso della incompetenza, ahinoi, già preventivata abbondantemente dall’intero sistema operativo.

Rimane quindi forte la convinzione che non sarà facile mai sostituire la voce del grande Luciano, l’afflato umano del Papa polacco, il giornalismo parlato dei grandi direttori, le riflessioni politiche di come andare a ripensare le cose alla luce della modernità, la canzone melodica pop che ci ha accompagnato in questi decenni di ascesa e di declino, con voci che erano parte integrante della stessa composizione musicale, non show popolare di piazza o piano bar. Ognuno può interpretare chiunque, ma senza ostentare il profumo dell’affare, e poi è meglio non fare niente se non si possiede la ispirazione, specialmente quando si è consapevoli del valore creativo di una persona che non deve offrire parti insolite di se. Ogni cosa innovativa nasce solo e soltanto quando è spontanea e naturale, il resto è rifacimento, routine, passatempo.

Non so se abbiamo il dovere di evidenziare questi cambiamenti, senza alcuna possibilità di schieramento se non quello della obiettività responsabile, di certo stiamo perdendo l’entusiasmo della notizia, l’interesse all’ascolto, lo stupore di fronte alla creatività; quando la società si spoglia di queste opportunità, si avverte un senso di denudamento impotente generale che ci sottrae il senso del divenire e la certezza di un percorso in quanto inseriti in un labirinto dove tutti girano e nessuno ne esce mai presto.

Questo anno ci ha spesse volte immessi in labirinti con complicati percorsi di uscita, la speranza che ognuno faccia tesoro delle esperienze è cosa necessaria e utile per il bene di tutti, visto che ognuno può essere artefice del divenire più luminoso e di un domani che sia preludio del giorno dopo. Che il 2010 sia un anno dell’uomo singolo.

"Corriere del Giorno"