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Grazie, Francesco


... ciao bà ...

martedì 24 febbraio 2009

Il valore dell’appartenenza

A volte ci meravigliamo quando scopriamo che un proprio concetto precedente viene messo in discussione da interventi e punti di vista diversi. E’ vero, c’è quasi da preoccuparsi se solo pensiamo di essere ancorati ad un unico sistema di pensiero e di vita. In questi casi ci crolla il mondo addosso! Non riusciamo a capire che cosa ci riserva il momento che è già passato e il dover fare i conti con la nuova concezione. Improvvisamente vengono meno molte certezze, che certezze forse non erano e ci sembra impossibile che un diverso punto di vista abbia messo in discussione un modo di vivere, una verità consolidata, un credo al quale mai avremmo rinunciato.In questi casi siamo spesso davanti ad un bivio che, se preso con lucidità e buona memoria, ci suggerirà la buona strada, altrimenti ci renderà la vita più complessa e vivremo feriti nella certezza. L’uomo, si sa, viene governato dall’egoismo e dalla presunzione. Domani, questi due impostori potrebbero rappresentare l’impegno prioritario da superare nella vita, poiché vivere significa permettere agli altri il miglioramento della esistenza. Rimanere ancorati a convincimenti che non si evolvono significa semplicemente respirare un punto di quell’aria che avvolge e vivifica ogni cosa e procede nel tempo.Su questa realtà gioca la maggior parte del business commerciale, dei fattori di dipendenza umana (novella schiavitù), dei fallimenti umani, della imposizione di ciò che piace a uno deve piacere necessariamente all’altro altrimenti è fuori dall’età. In questo sistema ci si gioca anche la propria motivazione di esistere, essendo venuto meno il proprio pensiero e la propria motivazione a conoscere.E’ quindi importante conoscere altre tesi, altri collegamenti, altre giustificazioni, altri collegamenti per operare in autonomia e riscattare parte della propria libertà. Il punto è fissare la visione giusta delle cose e dei rapporti.Nella mia vita ho visto bellezze sfiorire e distruggersi in breve tempo, per il solo errore di aver fatto della bellezza fisica della ferraglia; ho visto pseudo imprenditori che hanno dilapidato in breve tempo fortune che la vita intera non permette di accumulare; ho visto anche tanti brocchi assurgere agli altari della gloria per un parente influente, un mezzo televisivo, un giornale fine a se stesso, per citare alcuni esempi della modernità.Difficilmente ho visto gente che ha conquistato la libertà ed ha vissuto l’orgoglio della appartenenza. Tutti apparteniamo all’ente supremo, chiamatelo come volete, per cui tutti abbiamo il dovere di servire; servire i genitori, la persona che si ama, i figli, ma anche la fede, il lavoro, la nazione; la umiltà, la carità, la compassione. L’appartenenza è una fede e come tale deve svolgersi a 360 gradi, altrimenti è inesistente, fragile, insicura in quanto non poggia su valori eterni (miglioramento, progresso, eternità), ma su promesse e giuramenti del momento. Accade questo nei tradimenti degli innamorati (eppure hanno giurato amore); accade questo nei patti politici (eppure hanno giurato su una coalizione); accade questo nei contratti tra soci (eppure hanno firmato un contratto)… e via di seguito. Questa non è appartenenza, ma malcostume e indegnità capaci di bruciare il respiro stesso e la vita degli altri.L’appartenenza è azione in nome e per conto di; è sostituzione; è continuità evolutiva di una data idea e comportamento; è parola data… è anche morte!Anche su questo punto si è giocato un ruolo che la storia ha poi puntualmente discreditato e annullato. Pensate alle persecuzioni nel nome di un ideale; pensate ai processi sommari, alla inquisizione, ai templari, ai patrioti, alla shoà, alle autodistruzioni di massa per droga, alcol, sesso ed alta velocità. Non so se si può ritenere superata la storia mafiosa meridionale, quando la prima notizia del mattino ti rivelava il nome di questo o quel conoscente caduto sotto i colpi della mafia. La mafia! Che cosa è, o che cosa è stata? Non sembra che l’uomo abbia sempre giocato un ruolo edificante nella storia! In quello che un uomo compie è depositata la cultura di una generazione, forse di un popolo, in questo aiutato dalla natura che avvolge e custodisce tutto ciò che di orrendo l’uomo compie. Provate a pensare perché un figlio emula il padre e contiene tutta la genitorialità. Provate a scoprire nello scrivere di un figlio la essenza di un genitore. Ci domandiamo spesso come uscire da questa spirale che ha rinunciato alla ragione. Ai dislessici consigliamo di utilizzare il computer; ai non bulli la videocamera per arginare il bullismo; ai cretini consigliamo il non uso stravagante della tecnologia… e via di seguito. Forse dovremo cambiare molti atteggiamenti e molte idee se solo utilizzassimo al meglio i ricavati tecnologici, ma solo quando la ragione è venuta meno! Avremmo di fronte un uomo. Tant’è!
Angelo Scialpi