Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

martedì 25 dicembre 2012

Buon Natale 2012

L'Avvento ci impone momenti di riflessione su molti argomenti che assediano, con la loro criticità, la vita quotidiana degli uomini, e dei giovani in particolare per essere la nostra determinazione.
La condizione stessa del presepe viene a rafforzare, con la sua indicazione semantica di recinto che precede, il concetto forte della partecipazione, meglio se responsabile e adeguata al divenire dei tempi.
Nel recinto del presepe si raccolgono gli artigiani, i pastori, gli animali, le donne, le bellezze della natura semplice creata dal vischio e dalla terra stessa; all'interno la determinazione della luce che ognuno va ad adorare e ad illuminarsi, al tempo stesso, definendo il riferimento massimo (nato dalla trasformazione del verbo in carne) quale esempio di dedizione, di fedeltà e di adorazione.
Non sembri un caso il fatto che  si sia fatto ricorso all'uomo stesso per rappresentare la divinità; ma non sembri un caso nemmeno il fatto che in quel recinto si raccoglieva e si radunava la società del tempo, fiduciosa, adorante e partecipe dell’avvento.
In casa l'uomo, in società Dio! Per la soluzione dei piccoli problemi occorre l'uomo, per i grandi problemi occorre la politica, di dedizione e di servizio.
Credo che mai nessuno si sarebbe recato al presepe se all'interno della stalla ci fosse quanto negli ultimi tempi permette un gran parlare per via di certi  personaggi assetati del denaro raccolto nel recinto, anche con minacce, per trarre benefici  ludici, personali e fisici.
Rimane messaggio di luce quello del presepe, ma rimane anche un messaggio che richiama alla responsabilità, prima quella individuale della partecipazione e poi quella oggettiva della vita pubblica la cui moralizzazione può dipendere soltanto da noi, anche pagando un prezzo alto, ma sempre  molto basso per ricostruire l'onestà e la legalità.
Sia esso un Natale di luce: la luce della conoscenza e della ragione.

Buon Natale a tutti!

sabato 22 dicembre 2012

Leonardo Petraroli e Nostra madre terra


Le vocazioni del territorio, come le ispirazioni dell’uomo, sono dei grandi capitoli all'interno dei quali poter costruire la sintesi tra l’uomo e l’ambiente, tra l’essere e il dover divenire. L’ambiente può ritenersi la madre dell’uomo e in quanto tale è sempre pronta a custodirlo e ad allevarlo secondo le bellezze della sua immensa natura interiore. Tra l’uomo e l’ambiente si pone l’ingegno che è il principale deputato a programmare lo sviluppo del pensiero attraverso la propria ispirazione diffusa.
Uomo e ambiente, se non interagiscono, non hanno la possibilità di sopravvivere e forse non avrebbero nemmeno motivo di esistere.
Il giacimento culturale, sia umano che ambientale, deve resuscitare il patrimonio dell’anima, così come quando uno scrittore, un poeta, un musicista, un pittore, un ceramista, riesce ad esprimere tutta la sua interiorità artistica per il piacere di esternare moti interiori in grado di abbellire l’esistenza e di disegnare un percorso adeguato lungo il quale poter vivere la propria presenza, darle un senso e porla a riferimento delle future generazioni. Costruire la certezza di essere cittadini responsabili sempre nella vita.
Ci chiediamo se la terra, a sua volta, non venga nutrita dalla intelligenza e dalle capacità dell’uomo. Non si può negare che questo legame esiste. La natura si pone a dimora e resta ad attendere. Quell'argilla sarebbe inutile se l’uomo non soffiasse sopra di essa il vento della creazione. Ho osservato quello stele di argilla di Leonardo Petraroli; uno stele bianco, poi incavato, poi tridimensionale per offrirci un volto vero, coperto dal velo della eternità. Quel Padre Pio sembra essersi reincarnato nell'argilla, la materia di origine. Che dire poi della maternità della terra che ci dona il Bambinello, roseo, armonico e dotato di ragione.
Il segreto di Petraroli rimane proprio dentro la sua visione spirituale delle cose, come degli uomini, e li riproduce come se fossero la espressione del suo pensiero, della sua e nostra speranza, della sua forma di bellezza, quasi a voler declinare l’arte in funzione civile.
Leonardo Petraroli si riferisce direttamente alle cose che viviamo, all'aria che respiriamo, alla bellezza cromatica della natura che emerge con tutta la sua possanza interiore e si trasferisce nell'agire dell’uomo, nel pensare di una comunità, nella espressione di una civiltà che organizza e prepara quella attuale. 
La cultura è conquista quotidiana che ricerca salvezza e non può, contrariamente alla idea comune, starsene in disparte e attendere. 
La terra, la nostra terra, ci dona l’ispirazione e ci rinnova il conforto della creazione, ma anche il suo lato affettivo attraverso il suo carattere fortemente storico, caratterizzante sia in termini di glorioso passato che di presente da ripensare in relazione alle esigenze ed alle necessità per vivere bene. 
Il rispetto dell’ambiente e della natura è un atteggiamento irrinunciabile, l’artista, il ricercatore, il pensatore devono saper trarre ogni divina verità dalla rivelazione della storia naturale e umana.
Il bene ambientale mantiene e conserva una condizione che ci consente di studiare l’autorevolezza superiore che è conservata in esso. In questo senso, il solo ammirare l’ambiente diventa espressione dell’arte e la conoscenza del paesaggio potrebbe essere considerata una branca della filosofia naturale.
Non bisogna modificare a proprio piacimento l’opera di Dio e degli uomini, ma lasciarsi guidare per scoprirne il “nirvana”, come solo l’arte è capace di fare, e per considerare ulteriormente la necessità di conservare e di riconoscere chi e cosa ci permette di vivere l’esistenza della soavità. L’ambiente diventa un tutt'uno con il resto della vita, con l’uomo, ma anche con le abitudini, i costumi di un popolo, ma soprattutto quella serenità interiore che pervade e permea cose e persone.

Vi è una intima saggezza nella Terra, ed una forza di rigenerazione tale da farci ritenere che, nonostante gli abusi subiti, chi è veramente in pericolo di sopravvivenza non sia la natura ma l’uomo.
Quante cose l’uomo può creare partendo dalla terra, e poi l’acqua, e poi il legno e poi il ferro .. l’uomo non inventa niente, ma usa e crea, a volte come Dio, altre volte come il diavolo.
Pensate all'agire delle mani, alla loro architettonica forza e abilità, al loro usare  e plasmare la materia semplice, povera, inutilizzabile per la coltura, ma creatrice di arte: l’argilla, quella terra gialla che dalle mani dell’uomo e con l’aiuto del fuoco e gli altri colori della natura diviene ispirazione, arte, eternità.
Leonardo Petraroli, a guardare la sue opere, si trasmette  la sensazione pura della creatività, del messaggio interiore, della forza della natura che si trasferisce dalla terra all'intelletto dell’uomo e trova nelle mani la semplice e divina fertilità.
Anche la pittura di Petraroli  si inserisce nella stessa vena ispiratrice. Come la terra, così la natura avvolge e attrae il nostro artista che depone nell'ulivo secolare la forza e la bellezza della terra dipinta dal vento e dal colore del sole rimanendo là, a testimone eterno della bellezza del mondo.
“Ecco allora che l’albero dell’ulivo maestoso, immagine flessibile e sinuosa, tendente ad elevarsi, rispecchia appieno il concetto della perfezione moderna che vede nelle radici l’analisi, nel tronco la scienza, nel rami e nelle foglie la ricerca, nel frutto l’elaborato finale e sempre nuovo della tecnologia. Quell'albero, perfetto in natura, ci pone dinanzi un esempio della perfezione divina che l’uomo è chiamato a ricercare. L’albero trae dall'aria il suo adeguamento alla realtà, l’uomo trae dall'esempio e dalla volontà il suo rafforzamento nella vita e per la vita futura, quella eterna, almeno continua per gli altri.” Quell'albero continua la sua magia sviluppandosi verso l’alto e dando origine ad un unismo in quanto sembra fondere l’uomo e la donna: unione perfetta del creato che si ritrova, in termini umani, nella famiglia. Lo stesso concetto credo lo si possa esprimere per i casolari di campagna, eterni, robusti, guardiani della nostra vita e custodi della nostra crescita, ma sempre ornati e abbelliti dalla terra che sprigiona i suoi filamenti di luce e di erba per abbellire l’ambiente in cui dimora l’uomo.
Che dire, poi, della grafica di Leonardo Petraroli?! Ad ammirare quel Cristo ti viene da pensare alla scientificità della preghiera, come alla mistica della sofferenza, nella riflessione più profonda e più intima.
Leonardo Petraroli si sente giustamente attratto dalla possente bellezza della natura e lui, che pur è in grado di esprimere concetti e riflessioni sulle difficoltà della esistenza, preferisce scegliere la terra per darle vita, l‘ambiente per continuare a custodire l’uomo.
Quanto distante è il mondo dei predoni, delle slot machines, delle cene a peso d’oro, dei furti alla gente che lavora, persino precettata quando non riesce a pagare; il tutto a favore dell’appropriazione indebita, dell’effimero di quanti sono impropriamente delegati, in barba alla sovranità popolare, alla gestione della res pubblica. Quanto distante è quel mondo dalla dolcezza creativa delle persone perbene!.. e in quella creatività potremmo anche rifugiarci per andare a ri-cominciare la ricostruzione morale di un paese in difficoltà.

Convento dei Frati Minori - Sava, 22.12.2012

sabato 24 novembre 2012

lunedì 19 novembre 2012

Non sappiamo più che cosa fare!

La cosa peggiore che possa capitare ad una persona è sentirsi priva di riferimento, non avere, cioè, più il proprio genitore che lo segue e lo nutre per la vita, le carezze dei nonni,  la perdita d’un colpo di tutti gli amici di famiglia, questo per rimanere nell’ambito familiare. In questo ambito, appunto, giocano diversi fattori che provengono anche dal mondo esterno, come la dispersione della identità, la perdita del posto di lavoro, la mancanza di denaro, l’impossibilità (ormai in molti casi) di riuscire a gestire i beni che possediamo e, perché no, anche quella pillola sfascia famiglie. Il sesso sembra sia diventato la carta di introduzione di molti uomini, diciamo così, come se tutto fosse commisurato al piacere di un amore non sempre vero, sempre meno autentico, sempre più variegato per colore e per invenzione. Un tempo si era attratti dalla intelligenza, adesso dai tacchi a spillo.
Forse alcuni trovano in questo modo di essere, anzi, di non essere, la loro piena espressione di vita, ignari dei danni che vengono procurati ai figli, alle persone abbandonate perché meno belle e meno attraenti, meno appariscenti. In questa sfera l’uomo sembra perdersi ancora di più che nel passato e basta un evento di cronaca qualsiasi per capire che cosa anima e guida la esistenza di tante persone. Il bello è che non riesce nemmeno a ricordarsi che ormai ogni cosa che compie viene registrata una, due, mille volte dai disseminati congegni elettronici sofisticati che continuano a mettere l’uomo sotto osservazione e sotto prova di deficienza. Però conta il momento, l’azione fine a se stessa, il godimento di un momento, l’ostentare cose costose anche se non si ha la forza di sostenerle e la capacità di pagarle.

Il risultato di quanto detto sopra è sotto gli occhi di tutti. Bambini contesi, figli dispersi e rifiutati, vite che appaiono irrimediabilmente danneggiate, valori affettivi in via di estinzione; l’aggressione dalle depressioni e dagli stati ansiosi va poi ad originare una guerra silenziosa dentro le coscienze, dove intervenire appare sempre più complesso e costoso, forse a volte anche impossibile. È triste sentirsi dire, dopo aver posto la domanda …allora, che cosa si può fare per aiutare questa persona?: “Non si può fare niente! Non si può intervenire!” Coloro i quali ancora credono che con la ragione si possa risolvere ogni problema, devono ricredersi fortemente! Esistono condizioni in questa nostra società che non si possono riparare, almeno per il momento.

Il passaggio dalla famiglia alla società è fatto consequenziale; consequenziale è pure il coinvolgimento delle strutture e delle istituzioni che in nome di regole giuste devono intervenire adeguatamente e con competenza.

Ci scordiamo, a questo punto, che le istituzioni sono figlie della famiglia e della società e che pertanto devono possedere al loro interno persone che non devono fumare, non devono tradire, non devono rubare, non devono comportarsi in maniera tale da perdere quella dignità iniziale.

Ecco allora che non sappiamo più che cosa fare!
Cerchiamo di capire qualcosa di più, ma ci imbattiamo in variazioni di regolamenti continui, in implementazioni di qualsiasi servizio di cui abbiamo bisogno, di aumenti sconsiderati, a volte, di esondazioni umane e, non ultima, ma solo per rendere l’idea, di truffe ai pensionati. Riscatti si, riscatti no, riscatti onerosi, riscatti annullati. Perché sottrarre al cittadino quanto ha maturato e pagato durante la vita? Perché non garantirgli più il merito che ha donato allo Stato? Perché cambiare le cose da un momento all’altro, tanto da non essere più in grado di seguire l’andamento delle decisioni di questo o quel governo? Quando il male avanza occorre sì tagliare, ma non il cuore se il male è alla gamba. Nessuno più rispetta il cittadino, anzi lo utilizza e non perde l’occasione per ribaltare quanto ha prima sostenuto a proprio uso e consumo. Quanto la parola ha perso il suo valore e la sua bellezza! La parola è la sintesi di tutto, solo che è lacerata, strattonata, inserita in qualsiasi contesto, fino a rimanere soltanto la maglia del tessuto. È difficile capire persino chi ha ragione.

Allora? Quanti sacrifici e cessazioni; quante tasse e restrizioni; quanto bisogno di rinuncia; rinuncia quasi a tutto e, al tempo stesso, incremento del debito personale e pubblico.
Si è parlato a lungo degli stipendi della casta, poi è venuta fuori la voragine del finanziamento pubblico ai partiti. Chi avrebbe mai detto che il disastro sarebbe stato causato proprio da quel voler apparire macho a tutti i costi, dai suv che non trovano nemmeno spazio sulle strade, dai videopoker, dalle multe per alta velocità alla faccia del cittadino, quello onesto e lavoratore; quello buono e dedito al servizio; quello che ama la propria nazione come ama i figli e non li allontana selvaggiamente da sé.
Forse davvero il mondo sta cambiando, ma rimane forte il dovere di rispettare il cittadino!

mercoledì 8 agosto 2012

Panathlon Iternational – Club di TA
22° Premio Fortunato Lasalvia

“Lo sport è una fabbrica di emozioni che a volte proviamo in solitudine, ma molto più spesso condividiamo con gli altri. L’evento sportivo, sia esso un grande successo o una cocente sconfitta, viene sempre vissuto dai giovani come una esperienza di vita.”


Ci sono diverse motivazioni che giustificano un premio letterario. Qualche volta si vuole organizzare un evento per creare cultura; altre volte si vuole commemorare una persona che ha segnato la storia degli altri col suo esempio di vita; ma in genere si vuole conoscere lo sviluppo del pensiero contemporaneo alla luce degli eventi naturali e degli accadimenti prodotti dal cattivo uso della cosa pubblica o, peggio ancora, dagli immancabili tristi fatti di cronaca.



Ci sono, ancora, casi in cui si vuole ricordare una persona cara, scomparsa prematuramente per cause che il destino ha voluto riservare per ricordare l’effimero della vita e la grandezza della persona stessa. Quegli eventi sono di appartenenza pubblica, sia per la giovane età, che, soprattutto, per la bellezza e la luminosità di quella persona che rimangono scolpite nel cuore di tutti, in particolare di quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerla direttamente.

In questi casi avviene qualcosa di celeste, in quanto l’esempio riprende a vivere e il triste evento entra nella memoria di tutti e vi rimane a modello. La breve vita appare improvvisamente molto lunga.

Sono tanti i giovani hanno partecipato a questo concorso letterario che il Panathlon di Taranto, Presidente Gino Festinante, ha inteso continuare a patrocinare per essere vicini alla famiglia Lasalvia, tramite la commemorazione, che diviene celebrazione, di una esistenza che avrebbe dato sicuramente pregevolezza e che oggi ci permette di considerare la parola, con la sua forza e la sua bellezza, assieme allo sguardo.

Proprio in questa linea troviamo la conferma dei nostri giovani, in particolare di Stefania Cirillo e di Jamira D’Ippolito, le due vincitrici della 22^ edizione 2012, studenti dei Licei Archita e Vittorino da Feltre.

Stefania considera lo sport come una filosofia di vita, basata sull’auto disciplina, sul costante tentativo di perfezionare anima e corpo e su regole fisse che ha scoperto essere espressioni di umiltà, di rispetto e di desiderio; tanto quanto è sufficiente per   onorare sé stessa e i propri compagni, avendo a riferimento il proprio sensei, quale maestro di vita, sportiva, ma anche e soprattutto guida spirituale. Riprendendo Nietzcsche quando afferma che “Chi ha un perché abbastanza forte può superare qualsiasi come”, Stefania sostiene che si accetta di tutto pur di raggiungere ciò che si desidera.

Jamira afferma che “lo sport diviene valore culturale quando è capace di rivelare l’uomo a sé stesso e di riavvicinarlo a comprendere il valore religioso della sua vita. Quindi lo sport deve essere al servizio dell’uomo e non l’uomo al servizio dello sport… Ora posso affermare che posso anche accettare di fallire; chiunque fallisce in qualcosa; ciò che non posso accettare è di non provarci”.

Ecco il valore di un concorso letterario: Far rivivere la parola e conferire al buon esempio un valore pedagogico perenne, senza trascurare la presa di coscienza della esistenza di nuove prevaricazioni e privilegi dei pochi a danno dei più che indicano ulteriori percorsi demolitori della comunità tutta, a onore della cultura classica.

Abbiamo ricevuto dei sani messaggi da questi giovani, che con la loro esperienza possono aiutare a capire meglio il presente e noi stessi, dandoci suggerimenti che trovano compimento nelle nostre tante incertezze moderne.

Una società che attende solamente e si lascia trasportare non ha alcun futuro.

In questo contesto, novelli romantici nel senso di tentare intra moenia la ricerca del cambiamento secondo le esigenze che la vita stessa ci impone tramite una certa necessità di ripensare continuamente il presente, ci proponiamo di essere almeno in grado di capire i grandi fenomeni del presente e di ascoltare la voce di giovani, autorevoli per sensibilità e capaci per intelligenza, che sono in grado di indicarci, in termini di possibile soluzione, nuove speranze a queste ormai  continue forme di mal du temps.

Che l’uomo sia sempre rimasto un pò pirandelliano è nella natura umana quando viene meno la forza dell’autonomia, ma che debba mutare alla luce di una qualsiasi trovata al punto da divenire succube e non partecipe, credo non gli sia più consentito; non può rimanere ad indugiare sul proscenio della complessa esistenza del presente, restando fermo correndo dove gli altri riescono a trascinarci per una rinnovata gara, per un ripetuto concerto, per una ennesima corsa al Mugello.

Questa sera, a proposito di gare e di corse, credo stiamo anche celebrando la forza razionale dello sport che si irradia nei giovani studenti e cerca di conferire una motivazione giusta. Siamo molto lontani dai compensi milionari e dal repentino cambio di casacca che continua a beffare lo spirito vero del tifoso andando a falsare i valori dello sport. In questo senso sono fortemente e razionalmente dalla parte del Presidente francese Hollande, mentre la ricerca della trasparenza, a volte, sembra essere demandata alle trasparenza propria della carta di certe buste.

Forse lo sport sta seguendo la stessa strada degli altri modi di pensare?  Credo di si, con la differenza che l’agire per narrativa va recuperando al suo interno l’agire per technè, ma l’agonismo sportivo non sta recuperando l’agire per affare, e non solo.

In questo senso credo che l’impegno sociale del Club service Panathlon International trovi piana realizzazione proprio nel collegamento tra il vero agonismo sportivo e il vivere secondo le regole dello sport, e il rispetto della persona umana.

Sento di dover ringraziare la famiglia Lasalvia, l’avv. Giovanni in particolare, per aver permesso a questi giovani la possibilità di offrirci il dono della interpretazione di un sogno, il sogno della vita che è anche quella di Fortunato Lasalvia e con lui poter capire i nostri giovani per capire meglio noi stessi oggi.


Eden Park - Marina di Pulsano – 21.7.2012

martedì 7 agosto 2012

La poetica del Pascoli in arte


“Non c’è ribellione nella sua poesia, ma rassegnazione al male, una certa passività di fronte ad esso: vi domina una malinconia diffusa nella quale il poeta immerge tutto: uomini e cose. Egli accetta la realtà triste come è, e si sottomette al mistero che non riesce a spiegare. E' l’ascolto della sua anima e delle voci misteriose che gli giungono da lontano: dalla natura o dai morti.”

Giovanni Antonucci – “X agosto” –
L’impressione immediata, osservando questo dipinto, è la espressione luminosa del male, vinto dalla bellezza della natura, dalla complessità della vita, dalla irrisolutezza dell’uomo. Nella percezione popolare la rondine pascoliana è paragonata al padre che non ha fatto mai più ritorno al suo nido, proprio come la rondine del X agosto. Un martirio che rievoca il sacrificio dell’uomo e quei rovi spinosi contornano la scena e difendono il nido e ne rendono difficile l’accesso. Riemerge forte il mistero della vita e il suo splendore così fragile, ma irrompe anche forte la rudezza stupida dell’uomo. Simbolo e realtà, la sintesi della ispirazione pasco liana, appare realizzata attraverso i colori e la immagine forte di questo bravo artista.


Egidio Bitonto – “La cavalla storna” – 
Se la poesia è l’espressione dell’anima, la pittura è l’espressione del cuore. Notate il parlare dei colori e poi quello dell’atteggiamento della cavallina che si adegua al dolore del volto della mamma e moglie. Nella sua semplicità emotiva, l’opera di Egidio Bitonto sembra voler tradurre perfettamente il linguaggio introspettivo dell’uomo al quale sembra adeguarsi, altrettanto perfettamente, quello inesistente di un animale che, però, sembra comprendere l’ansia della donna amata. Colori e parole rendono la forza della bellezza, ma rendono anche altrettanto bene l’impronta del male.







Giovanna Buonfrate – “Donna con fiori”
La donna, come Oh Reginetta,  abbellita dai fiori, immersa nella sua sensualità e nell’amore eterno, rimane, ieri e ancor più oggi, l’emblema in natura della dignità. A lei sembra essere demandata la difesa dell’uomo stesso; quell’uomo fragile che appare forzuto e dopato dal nulla. Lei, forse la mamma pascoliana, di certo la mamma del fanciullino, sa bene che gli affetti  rendono eterno qualsiasi rapporto, mentre l’emozione lo distrugge in quanto esso stesso vacuità e quindi inganno. Gli affetti hanno bisogno della eternità per nutrirsi e continuare a far vivere l’uomo.







Giuseppe Busco – “ Foglie morte”
Si ripete il messaggio della natura; rimane attraente anche quando segna l’autunno della vita, ma i colori riescono a rendere bello anche il periodo della maturità e della riflessione che sopraggiunge con la stagione autunnale dell’uomo. Le stagioni hanno sempre un loro fascino e quando stanno per terminare sono sempre pronte a riaprirne delle altre, ma solo se si in grado di farlo. Una sorta di continuità che è tipica di certe iniziazioni che rimangono eterne. Scrive il poeta: “Ma quelle foglie morte che il vento, come roccia, spazza, non già di morte parlano ai fiori in boccia, ma sussurrano: Orsù!”






Giuseppe Cantatore  - “La strada dei ricordi”
Sulla strada non si sentiva altro che il nostro passo di marcia e il cigolìo dei carri. » .... Rimasta sola con i suoi ricordi, la giovane iniziò a concretizzare l'idea di ... Alla fine delle ostilità, quasi tutti i paesi, i boschi, le malghe, i prati e i pascoli ... Molto suggestiva la scena che Cantatore è riuscito a riprodurre con il suo pennello, recuperando il senso del passato che rimane, sempre profondamente, alla base del presente. La strada dei ricordi è il tracciato che ogni uomo compie durante il suo percorso di vita, forse quella che rimane per gli altri, ma è importante abbellirla per il passaggio di coloro che verranno dopo di noi.






Ruggiero Di Giorgio – “Ponte Punta Penne” (f.c.)
Opera accorata e sentita che inneggia alla abilità dell’uomo. La utilità contro la bellezza della natura, ma insieme sembrano coesistere per il bene dell’uomo. Opera quasi naif, ma gradevole da osservare e da ripensare.

Luce Di Maggio – “La mia sera”
La natura sembra umanizzarsi. Dopo la furia del temporale, ecco che torna la quiete, la calma, e tutto ritorna a vivere. Natura avversa come uomo del male, recupero della vita come la legge del trascorrere del tempo. Tutto deve poter continuare, anche se lacerato e dilaniato, soprattutto dentro; per fortuna arriva la sera. Pascoli paragona il temporale al travaglio della vita e la sera ad un momento di tranquillità. L’immagine della Di Maggio ci fa ben comprendere quanto forte sia il temporale e quale stravolgimento esso porta con sé, ma rimane il messaggio che non bisogna mai cedere in quanto ogni cosa contiene sempre il segno della nuova vita.



Angela Elia – “La tempesta”
Pur essendo il tema generico, l’opera, che comunque attesta una certa sensibilità artistica, richiama alle spinte fondamentali del poeta; la prima riguarda l’impulso verso l’esterno in termini di intervento attivo nella società per produrre dei cambiamenti nelle cose e negli uomini; la seconda  verso l'interno, intimista,  per le cose semplici e all'attenzione, a volte ossessiva, alle complicazioni tortuose del suo animo decadente. Uno scambio continuo, insomma, tra grande e piccolo, in un rovesciamento di prospettiva e di valori.








Doriana Fiore – “L’aquilone”
Doriana rinnova la poetica del fanciullino. L’aquilone rimane il segno più forte della infanzia.  Guarda alla libertà, ma con forte speranza. A volte quella speranza del fanciullo permane anche da adulti e allora si aprono le porte del sogno. Ecco allora che sembra compiersi la speranza di Pascoli, quando sostiene che la poesia, e quindi la ispirazione, devono contenere il carattere del progresso e del miglioramento. Colori forti, quelli usati dalla Fiore, ma anche forte è lo slancio con il quale si cerca il volo da certi ostacoli, da certe difficoltà.



 
Nico Granieri – “LAVANDARE (da Myricae) – tamerici
Rievocazione della poesia di Myricae quasi egualmente intensa. I colori grigio nero, l’abbandono, lo sciabordar delle acque servono a nascondere il vero dolore: quello del non ritorno. Viene evidenziato come, messa da parte la ricerca della felicità, il tempo continua a trascorrere senza alcuna aspettativa. I colori rappresentano bene l’animo umano, il lavoro la semplice opera che mai leniranno il dolore, qualsiasi dolore interiore.





Anna Maria Guido – “La calma del lago”
Paesaggio reso splendido da una cromaticità espressiva che aggiunge valore alla natura. I colori sono quelli dell’anima che incontrano quelli della natura. Richiama molto la parola descrittiva del Pascoli; il poeta collega molti stati d’animo dell’uomo al movimento della natura ed al suo mutevole aspetto a seconda delle influenze climatiche che sembrano riflettere le condizioni psicologiche dell’uomo. Quasi un invito a seguire l’ordine e la bellezza della natura in cui l’uomo può e deve ritrovarsi.





Vito Leone – “L’aquilone”
Siamo alla poetica del fanciullino. L’aquilone ha sempre destato stupore tra i bambini per il suo tendere al volo, a sparire tra le nuvole, a ricercare la libertà. Gradevole l’opera di Leone; in essa è possibile identificare anche aquilone che guardano, vestiti di verde, il tendere in alto.  Nell’aquilone Pascoli depone molta parte della sua poetica sul fanciullino; un fanciullino sempre adulto che deve vedere nella ricerca della libertà il vero grande obiettivo  della vita. L’opera realizza bene la poetica del fanciullino. La poesia è per Pascoli la voce del poeta-fanciullo che riscopre la realtà delle cose.  Per Pascoli può dirsi poeta colui che è riuscito ad esprimere quello che tutti stavano pensando ma che nessuno riusciva a dire.
La poesia però deve avere anche un compito sociale e civile: deve migliorare l'uomo, renderlo buono, renderlo etico. Questa concezione riflette pienamente il suo socialismo umanitario, utopistico, interclassista, patriottico.


Fiorenza Lessa – “Addio!”
Frulli di uccelli, stormi di rondini, moltitudini di fiori in terra che armonizzano con la natura, con i colori che riesce a produrre e con i quali caratterizza gli stessi esseri animati. La rondine è un uccello caro al poeta che in essa rivede il fermarsi della vita per opera del male. La rondine come il genitore, la rondine come qualcosa che non arriverà mai a sfamare i suoi rondinini. Accostamento, anche questo, molto forte del poeta ad un semplice uccello che rimane fondamentale per l’ecosistema. Pascoli con la parola ha toccato molti universi del mondo fisico e umano, ma l’addio delle rondini rimane un  evento di grande dispiacere.



 Letizia Lisi – “La quercia”
Un altro universo della natura è rappresentato dall’albero. Sembra essere simile all’uomo, cresce come l’uomo, si ramifica come l’uomo, conosce, anzi vede, come l’uomo. Lo stormire dell’albero si identifica col vento e con la stessa natura colpita dal clima avverso, ma il maestoso albero rimane rifugio sicuro per i piccoli che aspettano e pigolano sempre più piano., anche se quel turbinio sembra identificarsi con il male degli uomini. Questa opera sembra esprimere appieno il concetto poetico del Pascoli, secondo il quale “La poesia nasce dalla sua vibratile e tormentata sensibilità, maturata attraverso le vicende biografiche.” Essa vive il suo tempo che è quello  delle contraddizioni e dei conflitti sociali, dell'esteriorità che nasconde la crisi interiore, dell'incertezza e dell'inquietudine. Ecco la contemporaneità del Pascoli.





Cataldo Piccoli – “Il temporale”
Questa opera  richiama alle pressioni forti del poeta; un ulteriore impulso verso l’esterno che molti eventi sono in grado di suscitare, come, appunto, il temporale.
L’espressione suggerita da Piccoli richiama alla minaccia, alla difficoltà, alla possibilità che possa accadere qualcosa di dannoso, forse anche di grave, come la scena oscura del cielo riesce a produrre. E’ proprio questa interpretazione che sembra avere il valore della prevenzione e dove l’attraente luogo naturale appare essere minacciato dalla furia delle avversità. L’uomo rimane sempre presente nella parola di Pascoli in cui lo scambio continuo tra grande e piccolo continua a creare rovesciamenti di prospettiva e di valori, come di colori.


Massimiliano Puglieli – “Con le sue opere..” (f.c.)

Gabriella Rodia – “Il sogno della vergine”
Questa opera riprende uno dei temi delicati  e forti del Pascoli. Pascoli mirò al complesso, ai sentimenti insoliti e alle riflessioni profonde, proprio come accade ne “Il sogno della Vergine”.  Belli questi versi che sembrano rievocare l’opera stessa della Rodia: Echeggia nell’aria, invasa dal sonno, quel battere, e pare destare la tacita casa. Questi, come altri, sono temi che rappresentano un Pascoli diverso che si cimenta con i grandi temi della meditazione e anche della filosofia; forse sono temi che appartengono al suo periodo particolare della vita.







Maria Rosaria Vendola – “La cavallina
Rimane il concetto del male che permea la coscienza e l’anima della vittima, ma, purtroppo, non solo. Non è uno spettacolo, fatto assurdo della comunicazione dei nostri giorni, ma una maniera forte per essere espulsi dalla gioia di vivere, forse per ricercarne di altra. Anche se la ispirazione è uguale, il risultato artistico è diverso. In questa opera pare sia il cavallo che stia assumendo la coscienza umana e vorrebbe parlare, ma non può per natura. L’uomo responsabile sembra essersi nascosto nella mancanza della parola che crea una condizione che i colori riescono a ben definire: di tristezza e di disperazione.




Rosanna Petruzzi – “La cavallina storna”
Sono opere, quelle di Rosanna Petruzzi, che recuperano la bellezza della naturalità dei colori e le conferiscono una espressione quasi umana. Non esiste nulla di più bello della manifestazione semplice e spontanea della natura. Rosanna prende in prestito dalla stessa natura i colori inconfondibili e li riordina, con animo semplice e agevolmente simbolico, quasi a voler permettere al tempo di continuare a raccontare eventi tragici (come quello del X Agosto) ed espressioni dell’animo che hanno infranto il cuore, ma non la vita. Lo stile, apparentemente naif, recupera la semplicità espressiva, ma custodisce la tragicità dell’evento, ieri come oggi. E’ interessante notare come la tragicità non sia solo quella riferita al padre, ma anche quella riferita al tarlo che viene ascoltato mentre lavora a favore dell’oblio e rende l’uomo invisibile come il pensiero. Rosanna ha certamente molto da farci comprendere e io credo che il suo pensiero pittorico ci aiuta non poco nella interpretazione e conoscenza dei problemi moderni.



Francesca Ruggiero







 ...di fragile materia...

...sguaina di lama in preghiera
quel che i sogni mai hanno osato
nella superbia di un angelo dannato...
                    Torquato Tasso
 

Angeli sospesi tra voli blu e grigie  permanenze
Teste bellissime trattengono pance e cuori
Pesanti ed estetici orpelli sono le didascaliche icone salvavita.
Fili sottili di cristallo, invisibili all'occhio della mente
irradiano intermittenti bagliori per l'occhio del cuore.
Sono lucciole sparse che schiariscono il sentiero della paura.
Grandi ali aperte bisognose di accogliere e già pronte a fuggire.

 9 dipinti, tecnica: Acrilico, misura: tela cm 150x50

Sono opere, quelle di Francesca Ruggiero, che recuperano la bellezza, sia dei colori che della espressione femminile nelle sue varie condizioni di vita. Osservare le sue opere è come essere colti da una folata di stupore che ti distrae lo sguardo e poi lo recuperi subito  per continuare a godere la bellezza del creato, del  creato pittorico di Francesca Ruggiero.
Sembra quasi una continuità della mamma pascoliana che ha dovuto organizzarsi per superare le difficoltà crescenti della sua vita e dello stesso tempo moderno che non risparmia quasi nessuno. La donna pronta a tutto, anche a volare dove gli stolti sono abituati a calpestare, come a combattere per difendere la vita e l’ordine delle cose.
I colori sono, in questo caso, espressione dei diversi momenti dell’azione interiore dell’artista (il blu per volare, il rosso per combattere e colpire, il verde per una crociata, il viola-nero per una tragica accelerazione elettronica, ecc) ed esprimono sempre il senso di andare oltre, di superare le difficoltà per riorganizzare la disposizione e ridare un senso alle cose semplici della vita. Per fare questo occorre avere le ali e, ancor più,  guardare alto. 
 


 Ass.ne “Il melograno” -   Circolo Ufficiali Taranto – 12.5.2012
Castello Muscettola Leporano - 7-21-22.8.2012