Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

martedì 30 dicembre 2008

Giovanni Acquaviva

Eccolo silenzioso, a volte sorridente, pronto sempre a farti capire che è lì ad ascoltare o a dare il proprio consenso, sempre in silenzio, magari illuminato da un sorriso di intesa. Rispettoso della parola di tutti, nessuna inferiore per intensità e nemmeno superiore per messaggio, tranne se al cospetto della verità, Giovanni Acquaviva rimane una persona che ha abbellito la storia di Taranto, e non solo, nell’ultimo secolo, lasciando dietro di sé una scia luminosa che prelude il paradiso e avvia l’eternità.
Ha spiegato il suo sguardo su ogni accadimento umano, entrando in punta di piedi in quello che è l’agire dell’uomo, sia se in riferimento agli eventi storici che a quelli politici, dando una impronta importante al nostro glorioso Corriere del Giorno.
Di lui va ricordato il rispetto che ha sempre avuto per ogni persona, la considerazione del divenire dei tempi e l’ossequio, forse il più importante, al verbo che è sicura salvezza morale prima ancora di essere ordinamento civile.
Negli ultimi anni, pur assente dai meeting del Lions Club Taranto Host, del quale era Melvin Jones, non ha mai mancato di far sentire la sua opinione illuminata.
L’altra sua espressione era, è, la fiducia! La fiducia è un segno di libertà, di autonomia, di sicurezza, di rispetto. Lo ricordo in quel lontano 1999, quando mi chiese di curare e prefare una sua importante pubblicazione: “Il 900 a Taranto”; mi chiese il consenso e subito, tramite il buon e caro amico Stefano, entrai in possesso di una tinozza di fogli. Capii la fiducia, appunto, e da quella tinozza venne fuori un testo che fu adottato nelle scuole, corredato da schede di studio del solerte Milda. Il solo rammarico è stato, e rimane, quello di una continua forte distrazione della società civile che non riesce ancora a proteggere le proprie preziosità. Significò un anticipare la pratica della autonomia scolastica, ma anche della educazione alla cittadinanza nella maniera più diretta e più vera.
Con quell’opera letteraria si è inteso recuperare il senso del valore storico dei fatti ed ha significato non soltanto andare a ricostruire una identità, ma andare a definire dei momenti forti sui quali poter recuperare un futuro più obiettivo, più consapevole, più a dimensione umana.
Un altro momento di fiducia lo ha evidenziato nel presiedere la Commissione di studio che ha prodotto un’altra importante pubblicazione: “I 50 del Lions Club Taranto Host”, curato da me e dall’avv. Enrico viola, ritenuto dal Ministero dei Beni Culturali opera meritoria sulla vita della borghesia a Taranto negli ultimi 50 anni.
A volte occorre del tempo, molto tempo, per poter ricostruire le motivazioni di una azione qualsiasi e raramente accade di riuscire a ricostruire giustamente i fatti, finendo col far pagare a chi colpa non ha, ma la narrativa chiara, semplice e intensa di Acquaviva ti permette sempre di soffermarti e riflettere per ricercare il senso ai fatti e la giustificazione al tuo modo di pensare.
Quante scoperte si possono fare leggendo la sua mole di scritti; quanta conoscenza di noi stessi e dei nostri genitori, ma soprattutto quanta certezza di riuscire a conoscere il nostro passato, spesso inutilmente complicato e conseguentemente fragile.
Il passato non può disgiungersi dal presente; su di esso è possibile costruire il futuro. Non bisogna avere paura o timore del passato, esso ci appartiene perché ci ha preceduto e quindi di esso va sempre recuperato il valore pedagogico e formativo per capire se siamo in grado di recuperare la via del miglioramento o della decadenza. Soltanto se riusciamo a comprendere il nostro passato possiamo essere in grado di capire noi stessi e se esiste in noi la forza di andare a ricominciare.
Come riuscire a pensare che una persona simile non esiste più se continua a farci rivivere la nostalgia di conoscere il nostro passato e continua a porci dei punti fermi nella conoscenza della nostra comunità, della nostra città, del rapporto con il mare e con la Marina Militare, con i politici e con la grande casa di acciaio entrata prepotentemente nel nostro ambiente con gioie e dolori.
Un percorso di vita impegnato fino all’ultimo respiro, motivando sempre la padronanza di una vita, sempre soltanto lunga quanto un respiro, finalizzata alla individuazione della ragione attraverso una narrativa fresca, lineare, obiettiva, partecipata e in grado di rendere chiunque un re.
A noi la gioia di continuare a vivere il suo pensiero e la opportunità di alzare gli occhi in segno di preghiera, assieme alla amatissima consorte Maria, per rivolgere un gesto di ringraziamento, per averlo avuto.

Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

martedì 2 dicembre 2008

Il comune di Marcaria

Uno dei Comuni più antichi della provincia mantovana, Marcaria si adagia su un leggero altopiano che degrada verso il fiume dal quale trae fertilità e benessere, sostentamento e operosità. Gli abitanti, da sempre, traggono benefici e benessere dalla dolcezza di madre natura, qualche volta contrastata e avvilita, che fa di questa terra una delle occasioni forti di vita e di determinazione caratteriale. Intrisa di storia, di grandi uomini che hanno lasciato la loro impronta, di casati e di corti, anche vicarie e commissariati, questa terra ha reso grandi uomini meritevoli e uomini che hanno dedicato la loro esistenza al miglioramento della vita sociale ed economica.
Piccola grande città, Marcaria sembra godere di una propria ricchezza interiore che si spalma, con i suoi ingredienti diversi profumati dal tempo, sulla gente forte e resistente, spesse volte bella e sana dentro, a volte distratta dal fragore contemporaneo e spesso non custode della propria intensa spiritualità che rischia di smarrire nella foschia. Un mondo fondato sul lavoro e sul sacrificio e dove la donna si eleva, sopra ogni cosa, per il suo essere stata coraggiosa ed unico riferimento durante i momenti di difficoltà, di invasione, di guerra, di lavoro duro nelle risaie e nei campi, forse anche di intimidazione sciocca e stupida tipica degli imbecilli. Terra da amare, da custodire, da accarezzare perché è meritevole! Quando la incontri, non puoi non amarla e sentirti avvolto dal calore eterno che ti rende consapevole del bello naturale.
Avvenente la natura di questa terra, verdeggiante, bagnata, fin troppo dall’ostile nebbia che da un lato attacca e debilita, ma dall’altro rende ancora più vigorosa la tempra di coloro che la vivono, bagnandosi i piedi continuamente, come pure il capo in una continua lotta di forza e di resistenza per la supremazia.

Angelo Scialpi