Uno dei Comuni più antichi della provincia mantovana, Marcaria si adagia su un leggero altopiano che degrada verso il fiume dal quale trae fertilità e benessere, sostentamento e operosità. Gli abitanti, da sempre, traggono benefici e benessere dalla dolcezza di madre natura, qualche volta contrastata e avvilita, che fa di questa terra una delle occasioni forti di vita e di determinazione caratteriale. Intrisa di storia, di grandi uomini che hanno lasciato la loro impronta, di casati e di corti, anche vicarie e commissariati, questa terra ha reso grandi uomini meritevoli e uomini che hanno dedicato la loro esistenza al miglioramento della vita sociale ed economica.
Piccola grande città, Marcaria sembra godere di una propria ricchezza interiore che si spalma, con i suoi ingredienti diversi profumati dal tempo, sulla gente forte e resistente, spesse volte bella e sana dentro, a volte distratta dal fragore contemporaneo e spesso non custode della propria intensa spiritualità che rischia di smarrire nella foschia. Un mondo fondato sul lavoro e sul sacrificio e dove la donna si eleva, sopra ogni cosa, per il suo essere stata coraggiosa ed unico riferimento durante i momenti di difficoltà, di invasione, di guerra, di lavoro duro nelle risaie e nei campi, forse anche di intimidazione sciocca e stupida tipica degli imbecilli. Terra da amare, da custodire, da accarezzare perché è meritevole! Quando la incontri, non puoi non amarla e sentirti avvolto dal calore eterno che ti rende consapevole del bello naturale.
Avvenente la natura di questa terra, verdeggiante, bagnata, fin troppo dall’ostile nebbia che da un lato attacca e debilita, ma dall’altro rende ancora più vigorosa la tempra di coloro che la vivono, bagnandosi i piedi continuamente, come pure il capo in una continua lotta di forza e di resistenza per la supremazia.
Avvenente la natura di questa terra, verdeggiante, bagnata, fin troppo dall’ostile nebbia che da un lato attacca e debilita, ma dall’altro rende ancora più vigorosa la tempra di coloro che la vivono, bagnandosi i piedi continuamente, come pure il capo in una continua lotta di forza e di resistenza per la supremazia.
Angelo Scialpi
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