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... ciao bà ...

lunedì 18 ottobre 2010

Sarah: per ripensare noi stessi!

Una delle tante cose che la vita mi ha suggerito è stata la quasi convinzione che l’uomo agisce e parla, molto spesso, per patto o per comodato, qualche volta a memoria, quasi sempre per interesse personale. Raramente ho potuto riscontrare nella gente che opera e lavora un comportamento oggettivo e una parola su cui fondare un momento risolutivo sicuro, specialmente nel nostro beneamato meridione. Va anche detto che ci sono stati, e ci saranno, degli esempi positivi sui quali poggia la speranza del domani e la possibilità di continuare ad alimentare etica e morale, ma la antica certezza di rivolgersi ad una persona e di ottenere un consiglio valido per risolvere un problema o superare un ostacolo, sembra sia sempre più sporadica.
Allora pare che si stia creando un notevole distacco tra il passato e il presente (cosa affatto buona per il divenire della persona), creando un vuoto che diventa sempre più incolmabile. Che la vita sia solo legata alla fortuna, al caso, alla appartenenza, mi fa paura, come mi fa paura l’atteggiamento che la gente assume di fronte ai violenti fatti di cronaca. Non siamo più colti dalla sorpresa, ma dalla mancanza di sorpresa e questo induce la gente a pensare solo al relativismo ed al materialismo. Ciò che tiene in piedi la storia di Avetrana non è più la storia stessa, ma il continuo emergere di colpi di scena che vanno ad inanellarsi all’infinito, per tenere viva l’attenzione, con altri fatti di cronaca della follia. Forse tutto questo ci costringe a ripensare noi stessi!
La serena Avetrana ci sta offrendo uno spaccato della nostra anima che avremmo preferito non conoscere mai perché mai avremmo voluto conoscere termini come turismo dell’orrore o necrofilia; il caso si sta imponendo alla attenzione generale come fatto ormai dominante della informazione che ha reso nazionale il locale per effetto della visione globale delle cose e, allo stesso tempo, ha conferito al locale un valore globale in quanto la curiosità è figlia sempre del coinvolgimento del pensiero che interessa tutti. Ma anche in questo caso occorre rispetto e compassione! Un tempo era la guerra a tenerci coinvolti, oggi sono una miriade di pericoli nascosti e sempre in agguato, per non parlare del famigerato balordo che si spera non lo si abbia mai ad incontrare nel momento sbagliato.
Questo è un mondo in cui la istruzione, più di tutto, ha bisogno di essere alimentata continuamente e di essere sostenuta da tutti, da qualsiasi istituzione, da qualsiasi associazione, da qualsiasi persona sana e di buoni costumi. Non basta dire: “Ma la scuola che cosa fa?” Occorre mettersi al fianco della scuola, e non come in una semplice sala di attesa di ospedale, ma entrare in sala operatoria e partecipare il nuovo modo di essere oggi. I nostri giovani hanno estremo bisogno di noi tutti!
E’ noto da tempo che i giovani procedono da soli su un percorso minato da falsi miti, da costruzioni irreali della realtà, da reality che nulla hanno a che vedere con la concretezza, da giocatori che ormai ci hanno nauseati con i milioni di tornei inutili e con un linguaggio bellico adattato ad una pratica semplicemente sportiva fino a portare la gente a credersi eroi, difensori del nulla, protagonisti falsi di una vita irreale, fragili nella realtà… come tanto agire dell’uomo attesta.
La già breve vita appare vanificata dalla immensa produzione di attrazioni e di falsi problemi che costringono l’uomo ad un declino continuo facendolo lentamente adagiare su errate convinzioni. Ma quanta responsabilità abbiamo noi!?
Ognuno crede di poter fare come alla televisione, come nei film, come nella politica, come quel responsabile qualsiasi che crede di essere padrone delle cose quando invece deve tentare di organizzare la speranza della gente nella legalità.
Abbiamo perso Sarah nella maniera più irreale, ma che dalla realtà trae origine; abbiamo scoperto che il mostro, l’orco, si annida ovunque, persino sotto la culla; ci stiamo rendendo conto della rovina dell’uomo, nonostante quanto si è detto di vero: “A Dio la giustizia, agli uomini la vergogna!”
La vergogna, come la mafia, come la prevaricazione, come la consorteria, o cricca, sono i grandi temi trasversali che aggrediscono e assediano l’essere uomo oggi. Non ci è più permesso di restare ancora a guardare. Occorre ritornare a pensare all’uomo, alla sua istruzione permanente, in quanto esigenza della contemporaneità, per tentare di riorganizzare la speranza di un futuro diverso, forse migliore.