Chiunque abbia pensieri, parole, immagini o altri frammenti della vita di Babbo che voglia condividere a rinforzo di queste pagine da lui create, può inviarli direttamente a francesco.scialpi@gmail.com.
Grazie, Francesco


... ciao bà ...

sabato 23 febbraio 2008

Ora è tempo che la politica cominci a pensare ai giovani

Mi piace, ma questo è sempre più evento raro, registrare quando qualcuno riesce a fare critica, a commentare, a riflettere, a donare dei personali punti di vista, dettati dalla libertà di pensiero e dalla ragionevolezza. Molto spesso si tratta di grida di allarme, purtroppo, oppure della consapevolezza che la questione è rovinata del tutto.
Per comprendere le verità occorrono le diversità, tanto tutto è ormai inquadrato e privo di autonomia operativa. Non possiamo sottrarci dall’interagire con la società, anche quella in difficoltà, come quella dei giovani: gli adulti di domani. Emergono sempre più diffusamente episodi di bullismo, di mobbing e quindi di dispersione scolastica e civile. Il dubbio che sorge è se tutto questo non sia il risultato di una governance non adeguata, di una mission non sentita, di un accountability (bilancio sociale) non accertata. Le cose non degenerano da sole, tanto meno all’improvviso!
Ci si chiede spesso: “ Ma i giovani, dove stanno andando?”
Molti dicono che si muovono e che sono in cammino; tanti dicono che sono fermi; altri dicono che sono stati cacciati da casa, o meglio estromessi da qualsiasi attività sociale, politica, associativa, culturale, imprenditoriale, forse anche religiosa. Però sanno fare tante altre cose (ma molti possono essere veramente bravi) che non sempre sono gradite agli adulti.
Ho sentito alcuni giovani parlare di politica. Sono distanti, e sentono distanti gli stessi politici. Un abbandono o un disinteresse? I nostri giovani hanno poche possibilità di realizzarsi, di riuscire ad ottenere persino un posto di lavoro. Qualcuno è anche felice quando riesce a guadagnare 500 euro al mese per comprarsi il nuovo cellulare, fare benzina e recarsi in discoteca. Ma è anche vero che non potranno mai sposarsi, avere una famiglia, crescere dei figli. Il dubbio per il loro futuro è forte, e in questo gli adulti non possono non sentirsi responsabili. La politica non può continuare a non considerarli, demandando alla scuola ogni possibile soluzione e trascurando una intera generazione.
Una società si evolve, cambia, si trasforma, ma non possiamo permettere che si ribalti del tutto, magari a favore di chi decide di venire a vivere in Italia, magari anche da clandestino. Ma questa è storia diffusa, sia se si parla di immigrazioni che di emigrazione, specialmente in materia di artigianato e di industria manifatturiera. Si produce altrove ciò che un tempo era di origine italiana.
Il rischio che questa situazione possa ritorcersi contro di noi tutti è davvero dietro l’angolo, ad un passo da noi, ad un secondo di distanza. Ad osservarli si rimane disarmati perchè non hanno parole, non si rendono conto della gravità della situazione in cui vivono e continuano a vivere. Sono, molto spesso, alle prese con problemi più grandi di loro che noi adulti, forse, non abbiamo mai incontrato e conosciuto. Si prova un senso di rabbia nel vedere barattata la ricerca di una vita con l’agire diverso dei nostri giovani. Sembra di assistere ad un saccheggio dell’anima collettiva.
Si vive nel gruppo! Lo si ricerca e si vuole appartenere a tutti i costi. Il gruppo ha una valenza ben superiore all’amico del cuore di una volta, al fidanzatino, all’amicizia, forse anche alla famiglia. Vedo giovani tristi e arrabbiati perché vittime di esclusioni dai gruppi, vittime della derisione, vittime della solitudine, vittime della nostra incuria di adulti.
Vanno difesi, questi giovani, e vanno ricondotti verso sentieri razionali e di autonomia di pensiero. Non possono essere considerati massa che consuma a beneficio di poche persone, ma a danno della generazione prossima, ma anche delle famiglie e della società tutta che finirà col trovarsi senza cittadini.
Da un lato la realtà amara dei balordi e degli insensibili, dall’altro la difficoltà esistenziale, sfiduciata e sfilacciata, di chi ha contribuito, pur tra mille difficoltà, alla creazione della moderna civiltà italiana.
Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

domenica 10 febbraio 2008

Noi cittadini italiani, costretti a vivere come nel Medioevo

Se potessimo riuscire ad esprimere liberamente e senza tema di rivalsa, il concetto personale, si spera obiettivo, sul percorso e sull’agire politico dei singoli gruppi politici (o supergruppi come all’occasione diventano), sarebbe come voler interloquire, corresponsabilmente, sulla questione civile in una nazione che sembra essere in grandi difficoltà, sia politicamente che socialmente ed economicamente.
Non so se sia possibile trovare in altre democrazie lo stesso scenario politico che caratterizza l’Italia, vista la lenta e continua trasformazione del servizio pubblico in nuova baronia o signoria, disponendo, proprio come nel medioevo, della vita dei cittadini e dei loro presunti beni che sono identificabili nel miglioramento delle condizioni di vita, nella sicurezza sociale e nella giustizia.
Sembra riproporsi, per l’appunto, lo scenario medievale, quando il Signore, al suo rientro al castello, dava prova della sua grandezza elargendo doni e condanne in una atmosfera di festini e danze.
Si grida e si attacca la magistratura, l’organo in cui i cittadini depongono le loro speranze di giustizia e non di vendetta, per crearsi una ragione mediatica; non si è collusi, ma si favorisce il singolo personaggio; si pagano i netturbini, ma la spazzatura sta invadendo l’intera nazione e parte dell’Europa; irregolarità ovunque e totale assenza di controlli che sembrano evitare qualsiasi ispezione oggettiva, per cui il cittadino, per ottenere un suo diritto, deve ricorrere al TAR, mentre gli abusivi (i non aventi titolo ad un eventuale incarico per legge) maturano diritti e benessere sottratti agli altri.
Se in Campania avessero scoperto dei pozzi di petrolio forse non avremmo saputo niente!
Ma perché tutto questo? Democrazia è rispetto dell’altro, mentre la civiltà è il miglioramento di tutti, sostenuto da un servizio dirigenziale secondo legge e nel rispetto del diritto del cittadino.
Il potere politico si introduce quasi sempre in ogni settore e conosce bene tutte le situazioni reali, mentre disconosce il buon senso e la buona parola, nella convinzione che il vassallaggio frutta più del diritto e del perbenismo.
Ma come è possibile tornare a votare se al cittadino è proibito scegliere il candidato? Come è possibile tornare a votare se il cittadino non viene garantito della espressione di voto, ma viene utilizzato come patrimonio personale? In un sistema chiuso e forte, quale quello della partitocrazia complessa italiana, non credo che ritornare a votare possa cambiare qualcosa, tanto meno le persone, tanto meno possa reclutare la qualità della persona. E’ possibile soltanto vincere le elezioni con un ampio margine di differenza percentuale; ma sarà possibile dopo l’esperienza vissuta in diretta? Non sarebbe giusto offrire agli italiani un adeguato strumento di scelta politica? Sono continuamente chiamati in causa in nome del niente di cui possono disporre, ma essi rappresentano pur sempre il popolo sovrano italiano, solo che non può scegliersi i propri governanti!
Gli italiani, i cittadini, hanno bisogno di ritornare a credere nelle istituzioni, nelle leggi, nel lavoro, nello studio, nella formazione umana, nella certezza della sanità, nella correttezza dei dirigenti, nella scelta del personale, in genere, posto al servizio della gente.
La visione globale che appare sembra essere la stessa in ogni settore ed è quella del clan, della lobby, nel senso inglese che ognuno mira al proprio interesse che condivide con i compagni e lascia indietro sacche di persone ormai al limite della vivibilità, del diritto al servizio, ignari del fatto che, prima o poi, anche i primi saranno gli ultimi.
Meno male che ci sono le scatole televisive, gli ignoti, gli indovinelli, le partite di calcio per passare la vita e pagare il canone (A proposito, ma gli ultra settantacinquenni lo pagano o no il canone?!).
Si desidera maggiore responsabilità, ma anche maggiore comprensione per poter risalire la china e per ritornare a sognare il piacere del divenire e della crescita personale che è benessere diffuso e civiltà di un popolo, ma è anche quella agognata ricerca degli anni sessanta e settanta che siamo riusciti a frantumare in solo due decenni. Tant’è!
Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

martedì 5 febbraio 2008

“I segni dell’anima… in arte” : Mostra di pittura e di artigianato d’èlite


Si è svolta, venerdì 1 Febbraio 2008, presso lo Show room “Il gioiello” di Matilde Ricciardulli, a Taranto in via Duca degli Abruzzi, la collettiva di nove pittori dell’Associazione Artistico – culturale “Il melograno”, presidente Letizia Lisi, per inaugurare e far conoscere al pubblico la inventiva creativa, incentrata su un gioiello degli Ori di Taranto, di Matilde Ricciardulli. Ad inaugurare, esprimendo al contempo vivo compiacimento per la forte iniziativa della società civile, la dott.ssa Perla Suma, responsabile sensibile e tangibile della politica della Parità presso la Provincia di Taranto. Il saluto dell’Associazione “Il melograno” è stato porto dalla vice presidente, dott.ssa Maria Lupo. Un pubblico bene, diffuso nei tre locali dello show room colmi di creazioni artistiche e artigianali di vario genere, ha assistito ai lavori con partecipazione e interesse, confortato dalla relazione del prof. Angelo Scialpi il quale ha sottolineato che: “In questo tempo (forse sempre in quanto il tempo è un continuo divenire e riesce a procurarci solo difficoltà se non riusciamo a comprenderlo e viverlo per dominarlo e per far dominare l’uomo), le difficoltà che invadono l’uomo sono tante e di natura diversa; quasi un conflitto tra ciò che realmente siamo e ciò che dovremmo essere se solo capissimo la realtà contemporanea. Non è un bene vivere, ma è un bene il vivere bene, per cui rimane fondamentale comprendere il tempo in cui si vive. La collettiva del “Gioiello” - ha aggiunto Scialpi - va in questa direzione e intende recuperare i segni, ma anche i significati, di un essere e di un divenire che coglie i diversi settori della crescita umana, li rende eterni e li pone all’attenzione della gente e delle generazioni future. Quasi sempre si parte dal passato e dall’ambiente. Lo fa Letizia Lisi umanizzando l’ulivo e rendendolo eterno custode delle vicende e del sostentamento dell’uomo; (L’albero rappresenta la forma umana e scientifica più perfetta. Nell’albero le radici rappresentano l’analisi, il tronco rappresenta scienza, i rami e le foglie rappresentano la elaborazione, i frutti rappresentano gli oggetti che sono prodotti dalla scienza). Lo fa Luciana De Ciro che riesce a proiettare la natura nella spiritualità; spiritualità che viene fotografata da Raffaele Boccia attraverso le sue figure in atteggiamento di speranza e di attesa di una risposta possibile.Giovanni Antonucci e Monia Mancini recuperano le bontà di nature che morte non sono, anzi segnano l’inizio della descrizione del ciclo della natura che Anna Maria Tanucci coglie nei suoi primi movimenti vitali per poi passare alla espressione violenta e dura dell’ambiente che recupera la riflessione e la grandezza contemplativa in Pino Lecce. Matilde Ricciardulli riuscendo a recuperare le creazioni preziose del passato e Vita Tomai, recuperando i paesaggi del sogno di un ambiente che rimane indelebile nella nostra memoria e nella nostra mente, traducono in verità le sensazioni naturali.” Il valore che gli artisti conferiscono alla vita trova la sua essenzialità nella visione continua di tendere ad un futuro migliore, più luminoso, certamente più a dimensione d’uomo e al passo coi tempi. Vivere il significato artistico significa partecipare alla costruzione continua della memoria, alla ricostruzione del nostro passato, alla verifica delle nostre azione, alla analisi dei comportamenti attuali che ha senso solo e soltanto se riportata al precedente e proiettata nel futuro. Gli artisti, in questo senso, cercano di creare un dibattito di interesse comune, per promuovere la comunicazione, per custodire il bene culturale e per organizzare la società su basi culturali. Questi incontri vengono tenuti per la ricerca e per il dibattito, ma anche per interloquire sulle problematiche attuali che trovano sempre riscontro nell’esame accurato del passato. Gli artisti come fonte di verità per trasformare e migliorare se stessi e gli altri nelle azioni della vita per cui la lettura deve apparire un processo dialettico e dinamico tra autore e lettore, aiutando il confronto con la propria identità; l’arte è l’antidoto fondamentale alla dispersione di identità in quanto è maestra di vita, in quanto oggetto di scienza e di tecnica. L’auspicio che l’arte possa suscitare quel minimo senso di confronto e di espressione, sarà l’ultimo ad abbandonarci, lasciando indelebili i segni forti dell’anima, dell’essere stata e del divenire della gente.

Docente Saggista - Dott. Prof. Angelo Scialpi
L’Ufficio della Consigliera di Parità - Dott.ssa Perla Suma