Si è svolta, venerdì 1 Febbraio 2008, presso lo Show room “Il gioiello” di Matilde Ricciardulli, a Taranto in via Duca degli Abruzzi, la collettiva di nove pittori dell’Associazione Artistico – culturale “Il melograno”, presidente Letizia Lisi, per inaugurare e far conoscere al pubblico la inventiva creativa, incentrata su un gioiello degli Ori di Taranto, di Matilde Ricciardulli. Ad inaugurare, esprimendo al contempo vivo compiacimento per la forte iniziativa della società civile, la dott.ssa Perla Suma, responsabile sensibile e tangibile della politica della Parità presso la Provincia di Taranto. Il saluto dell’Associazione “Il melograno” è stato porto dalla vice presidente, dott.ssa Maria Lupo. Un pubblico bene, diffuso nei tre locali dello show room colmi di creazioni artistiche e artigianali di vario genere, ha assistito ai lavori con partecipazione e interesse, confortato dalla relazione del prof. Angelo Scialpi il quale ha sottolineato che: “In questo tempo (forse sempre in quanto il tempo è un continuo divenire e riesce a procurarci solo difficoltà se non riusciamo a comprenderlo e viverlo per dominarlo e per far dominare l’uomo), le difficoltà che invadono l’uomo sono tante e di natura diversa; quasi un conflitto tra ciò che realmente siamo e ciò che dovremmo essere se solo capissimo la realtà contemporanea. Non è un bene vivere, ma è un bene il vivere bene, per cui rimane fondamentale comprendere il tempo in cui si vive. La collettiva del “Gioiello” - ha aggiunto Scialpi - va in questa direzione e intende recuperare i segni, ma anche i significati, di un essere e di un divenire che coglie i diversi settori della crescita umana, li rende eterni e li pone all’attenzione della gente e delle generazioni future. Quasi sempre si parte dal passato e dall’ambiente. Lo fa Letizia Lisi umanizzando l’ulivo e rendendolo eterno custode delle vicende e del sostentamento dell’uomo; (L’albero rappresenta la forma umana e scientifica più perfetta. Nell’albero le radici rappresentano l’analisi, il tronco rappresenta scienza, i rami e le foglie rappresentano la elaborazione, i frutti rappresentano gli oggetti che sono prodotti dalla scienza). Lo fa Luciana De Ciro che riesce a proiettare la natura nella spiritualità; spiritualità che viene fotografata da Raffaele Boccia attraverso le sue figure in atteggiamento di speranza e di attesa di una risposta possibile.Giovanni Antonucci e Monia Mancini recuperano le bontà di nature che morte non sono, anzi segnano l’inizio della descrizione del ciclo della natura che Anna Maria Tanucci coglie nei suoi primi movimenti vitali per poi passare alla espressione violenta e dura dell’ambiente che recupera la riflessione e la grandezza contemplativa in Pino Lecce. Matilde Ricciardulli riuscendo a recuperare le creazioni preziose del passato e Vita Tomai, recuperando i paesaggi del sogno di un ambiente che rimane indelebile nella nostra memoria e nella nostra mente, traducono in verità le sensazioni naturali.” Il valore che gli artisti conferiscono alla vita trova la sua essenzialità nella visione continua di tendere ad un futuro migliore, più luminoso, certamente più a dimensione d’uomo e al passo coi tempi. Vivere il significato artistico significa partecipare alla costruzione continua della memoria, alla ricostruzione del nostro passato, alla verifica delle nostre azione, alla analisi dei comportamenti attuali che ha senso solo e soltanto se riportata al precedente e proiettata nel futuro. Gli artisti, in questo senso, cercano di creare un dibattito di interesse comune, per promuovere la comunicazione, per custodire il bene culturale e per organizzare la società su basi culturali. Questi incontri vengono tenuti per la ricerca e per il dibattito, ma anche per interloquire sulle problematiche attuali che trovano sempre riscontro nell’esame accurato del passato. Gli artisti come fonte di verità per trasformare e migliorare se stessi e gli altri nelle azioni della vita per cui la lettura deve apparire un processo dialettico e dinamico tra autore e lettore, aiutando il confronto con la propria identità; l’arte è l’antidoto fondamentale alla dispersione di identità in quanto è maestra di vita, in quanto oggetto di scienza e di tecnica. L’auspicio che l’arte possa suscitare quel minimo senso di confronto e di espressione, sarà l’ultimo ad abbandonarci, lasciando indelebili i segni forti dell’anima, dell’essere stata e del divenire della gente.
Docente Saggista - Dott. Prof. Angelo Scialpi
L’Ufficio della Consigliera di Parità - Dott.ssa Perla Suma
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