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venerdì 30 aprile 2010

Il ritratto di Mina Miano

“Monteiasi: un occhio di riguardo”

Ci sono molti modi e mezzi per raccontare una storia; c’è la narrativa, la poesia, l’arte e la architettura. Questi sono tutti modi difficili e di non facile esecuzione, a meno che non si tratta di raccontare un fatto convinti di trasmettere quello che si crede di dover dimostrare. Nel racconto si intrecciano e si snodano molti riflessi dell’animo umano che attengono a campi di ricerca diversi, a modi di pensare, a modi di essere, alle filosofie delle scienze umane. C’è sempre tanta psicologia, sociologia, antropologia in qualsiasi rapporto di fatti e di eventi che vogliamo evidenziare, usati in maniera oggettiva o asserviti ai propri punti di vista.

Bisogna fare, però, sempre attenzione affinché il racconto non abbia ad essere la esternazione della propria volontà o delle proprie aspettative. Questo, se può capitare nella architettura o nella poesia, non dovrebbe accadere mai nella narrativa e nell’arte, le quali dovrebbero esplicare la obiettività delle cose e, semmai, far emergere quanto molti non riescono a capire o a vedere. L’arte si avvicina alla realtà quando evidenzia verità non facilmente visibili dall’occhio comune e riesce a suscitare la catarsi. Per estensione la semplice apparizione in televisione suscita sempre meraviglia negli altri.

Raccontare una storia significa possedere la esperienza della conoscenza, la preziosità della introspezione, la conoscenza antropologica. La giovane artista Mina Miano ha parlato di studio della figura umana. Il racconto del viso esige obiettività, capacità di ponderazione e bisogna sempre avere un occhio di riguardo per rispettare fatti e uomini, identità e comportamenti, protagonismo e secondo piano. È evidente il fatto che per poter fare un ritratto occorrono tutte le conoscenze che servono per poter raccontare un fatto. A testimonianza del valore del racconto, una ricerca che riguarda la osservazione della necessità di saper raccontare una storia, si inserisce direttamente nella comprensione dell’agire delle nuove generazioni. Il riferimento è dato dalla necessità di andare a capire l’andamento della società contemporanea in termini di istruzione e la necessità di essere oggi cittadini adeguati al vivere complesso della quotidianità. Il racconto, se osserviamo la realtà odierna, rimane la forma espressiva più complessa, complicata al punto da andare a falsare la stessa verità delle cose, oppure al punto di renderla scientificamente attuale.

La narrativa è il modo più completo per dire e capire le azioni umane, se poi le azioni umane sono riportate sui volti e tra le stratificazioni temporali del nostro viso, beh, allora il ritratto diviene un racconto che evidenzia la vita e lo si può intendere come immagine speculare di noi stessi, ma anche a quel punto occorre discernere l’obiettività dalla soggettività. Il ritratto, come la narrativa, è creazione e produzione: ponesi ed estetica: creazione della percezione mediata dal senso.

C’è un esempio in cui la narrativa entra nell’arte e coinvolge le scienze umane. “Il ritratto”, appunto, ma di Dorian Grey; un ragazzo particolarmente bello, il quale, proprio in virtù del suo straordinario fascino, viene dipinto in un quadro dal pittore Basil. Dorian viene però anche plagiato e iniziato al culto della bellezza dall’esteta Lord Henry, il quale gli spalanca contemporaneamente le porte del Male, ribadendogli più volte: «La vita ha in serbo tutto per voi. Non c’è nulla che voi non possiate ottenere, con la vostra straordinaria bellezza.» Mentre Dorian contempla la sua bellezza fedelmente raffigurata nel quadro esprime il desiderio che il dipinto possa portare al suo posto i segni del passare del tempo, in modo che la sua bellezza originaria si possa mantenere per sempre inalterata. Il ‘patto col diavolo’ però si realizza e, mentre il quadro porta i segni dell’età che avanza, l’anima di Dorian porta quelli della progressiva decadenza morale per l’eccessiva dedizione al culto del bello. Lo stesso Wilde ebbe a dire che: “Basil è ciò che penso di essere. Henry è ciò che il mondo pensa di me. Dorian è ciò che io vorrei essere”.

La narrativa artistica è l’antidoto formidabile alla dispersione di identità, più di qualsiasi altro tipo di narrativa. Qui è il passaggio all’oggi. La globalizzazione infrange tutto per cui la narrativa è magistra vitae, in quanto oggetto di scienza (saggezza) e della tecnica: organismo vitale che si relaziona con tutti gli altri organismi vitali. La narrativa parla al lettore per cui alla poiesis dell’autore corrisponde la catarsi del lettore, divenendo fonte per trasformare e migliorare se stesso e gli altri nelle azioni della vita, estendendosi così alla verità e alla morale. L’artista come fonte di verità!

Allora si può affermare che l’artista è il creatore delle cose belle: questo è lo scopo dell’arte. Il critico, quindi, potrebbe essere colui che traduce in una nuova espressione la percezione delle cose belle. Mina Miano ci ha offerto questa occasione per poter parlare della attualità, per poterci conoscere meglio, per capire meglio il veloce scorrere delle azioni e dei comportamenti. Quanta gente ha fatto ritratti! Ma l’impegno della Miano ci porta a riflettere sulle cose che ci riguardano da vicino e incontrare le persone con le quali viviamo ogni giorno e con le quali ci rapportiamo nella vita locale.

Protagonisti sono alcune persone monteiasine, scelti a caso, semplicemente gli ho prima scattato alcune foto e poi ho eseguito il ritratto. La mia idea è nata due anni fa dallo studio anatomico del volto, poi si è evoluto e ad oggi ho realizzato circa 40 lavori. Sono tutti su cartoncino o fogli di tela, realizzati la maggior parte in bianco e nero a matita e carboncino, alcuni a colori con tecniche miste come acquerello, matite colorate, sanguigna. Ma questa necessità della Miano di ritrarre alcuni suoi concittadini ci potrebbe portare lontano e cercare di recuperare il senso forte del localismo, della presenza di certe persone, dell’omaggiare una comunità che, forse, non fa abbastanza per evidenziare i suoi cittadini, le loro virtù, il loro continuo agire in termini di umanità e di vita in diretta, anche dal punto di vista pedagogico. La continuità!

Quando ci chiediamo che tipo di uomo costruire oggi per la società, occorre prima essere capaci di insegnargli come poter raccontare una storia in quanto il racconto, nel caso specifico il racconto artistico, è la costruzione della capacità di comprendere la modernità partendo dal passato, diversamente diventa difficile qualsiasi confronto e ricerca della comprensione delle cose attuali.

Il ritratto è una rappresentazione di una persona secondo i suoi reali lineamenti. In realtà il ritratto non è mai una schietta riproduzione meccanica delle fattezze, ma vi entra comunque in gioco, per definirsi tale, la percettibilità dell'artista, che interpreta le forme secondo il suo gusto e secondo le caratteristiche dell'arte del tempo in cui opera. Si potrebbe affermare che la modernità si trova in ogni nostro agire, per cui la stessa visione delle cose determina una certa volontà di vedere le stesse cose. E’ possibile che attraverso il ritratto di determinate persone si possano tracciare i lineamenti di una comunità stessa. Se osserviamo i ritratti della Miano viene spontaneo identificarli con le caratteristiche e le peculiarità di una comunità Ci sono molte figure determinanti, come quella del sacerdote, della energica vecchietta, dell’uomo semplice di piazza, della mamma, della nonna, del giovane che definiscono un certo modo di essere stato comunità e ciò che si vuole essere, partendo dal certo esistente. Tutte le verità possono essere dimostrate per il rovesciamento del principio secondo cui è l’arte che imita la vita, trasformandolo nel presupposto per il quale è la vita ad imitare l’arte.

L'arte si fa scienza per ritrarre le città. Ricostruire la memoria e con essa la identità della città: è questa una forte vocazione dell’uomo. La memoria è conquista quotidiana che ricerca la salvezza e non può, contrariamente alla idea comune, starsene in disparte e attendere. La divulgazione e la diffusione sono dei compiti importanti che la società civile deve perseguire per tenere alto l’orgoglio civico e il senso della appartenenza. Il dovere non è mero rispetto della regola, ma capacità di saper trasmettere agli altri la propria cultura per permettere alle generazioni future di contare sui valori della appartenenza.

Venerdì 30 aprile 2010 - Centro Culturale “Gruppo Anonimo '74” - Monteiasi

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