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sabato 3 aprile 2010

Il silenzio del Sabato Santo

Il sacrificio dell’uomo, dopo il suo compimento, impone il silenzio, quindi crea la conoscenza e avvia la riflessione. Mai occasione più propizia per alzare lo sguardo ci viene offerta dalla fabbricazione del dolore. Il dolore, per sua natura, è il compendio di un danno, la consapevolezza di una strappo, la rottura di quanto l’uomo va sforzandosi di costruire per dare un senso alla vita e realizzare il valore cristiano: considerazione della persona nel rispetto solidale, come il sacrosanto rispetto dei suoi diritti.

Il ripetersi dell’evento, da ormai due mila anni, deve proporci rinnovata motivazione, altrimenti rischia di divenire ricorrenza per alcuni, festa per altri, folklore per altri ancora. Pochi a seguire, ma molti a guardare, accovacciati sui marciapiedi, addossati per meglio avvertire il calore dei corpi, mentre l’uomo passa!

Il dolore crea esistenza come la evoluzione del pensiero nella fronesi della vita. Esso deve essere foriero di nuovi suggerimenti, di nuovi consigli, di nuove proposte sul come andare a continuare ad aprire gli occhi alla luce.

Questo Sabato Santo sembra proporci il flagello della essenza spirituale contemporanea, lo sbrandellamento del senso della responsabilità individuale fondato sulla arroganza e sulla prevaricazione e sembra intriso di forte disapprovazione sulla costruzione delle strutture giovanili; strutture sulle quali poggiare il domani di tutti.

Il mistero del Sabato Santo ti prende, ti avvolge e ti pone al cospetto dell’uomo, di te stesso per poter brandire la forza necessaria per gridare alla mistica della Resurrezione con nuova forza e resistenza.

Buona Resurrezione!

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