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martedì 4 marzo 2008

Il Festival e Baudo: perché prendersela con gli italiani?

Caro direttore,
da qualche anno si ripete puntuale la domanda se conviene continuare il festival di Sanremo o cambiare qualcosa. Il direttore Fabrizio Del Noce, ha affermato che ”serve una riflessione di marketing per il futuro.”
Affermare che le liti in TV aumentano lo share di ascolto e, di conseguenza, alimentando quella aspettativa, “fottiamo il pubblico e abbiamo una Italia di m,”, non mi pare che sia accettabile dal momento che la televisione è certamente partecipe del modo di pensare e di agire degli italiani, ma sottolineare formule che molti italiani hanno letteralmente eliminato dalla loro visione, mi sembra abbastanza leggero e inopportuno. Ha ragione lo stesso presentatore Baudo ad affermare che occorre fare una riflessione sulla deriva della TV, e dice bene quando afferma che” la televisione non deve essere pedagogia, ma nemmeno devastante” (anche se si ritiene che debba essere più pedagogica che altro, vista la facile influenzabilità che esercita sulla gente) ed ha fatto bene lo stesso Baudo a “dispiacersi moltissimo che sia andata così”. E’ servito un tantino a riconciliarsi con i tanti italiani che sono abituati alla sua presenza.
L’onorevole Gianfranco Fini ha risposto adeguatamente, consigliando di non prendersela con gli italiani, ma con gli stessi operatori televisivi.
Credo che sia emerso il problema vero, e forse in questo qualche merito va allo stesso presentatore dal momento in cui riesce ad aprire una discussione forte e severa sulla spettacolarità, ma non solo, della televisione italiana. Certo sono tanti gli spettacoli che potrebbero essere evitati, ma sono anche tanti gli opinionisti, o sedicenti tali, che ormai passano come consiglieri, come professionisti scientifici degli eventi di cronaca e di politica, come autori di metafore linguistiche che hanno la pretesa di risolvere i problemi della gente.
Non so, ma si ha l’impressione che certi modi di vedere e di sentire le cose abbiamo finito con il coinvolgere proprio tutti i settori della società.
Direttore, il servizio di informazione è un servizio di elevata cura morale e intellettuale, di spiccata onestà intellettuale e di utile servizio al divenire della società e della persona. A mio parere, ci sono forze naturali che impongono cambiamenti talmente energici che anche quando vogliamo nascondere la verità essi emergono dirompenti e forti fino al punto da farci esplodere nell’ira e nella invettiva. Ma perdere la calma, quando serve serenità e riflessione, mi pare sia la forza grande dell’uomo per non trascinare in difficoltà chi la forza di comprendere la possiede in maniera relativa e specialmente quando si è alle prese con una elezione generale scaturita da una crisi politica e in una situazione di estrema difficoltà economica per le famiglie italiane. La vera Italia, almeno quella che pensa, sta vivendo con dispiacere e con tristezza questo particolare periodo storico e vorrebbe tanto che da qualche parte ci fosse una sinergia operativa che andasse nella direzione giusta, e cioè a favore della gente e del progresso.
Personalmente riesco a ricordare soltanto le vecchie canzoni, molto poco le nuove che si sono presentate al festival negli ultimi anni e questo significa che il festival ha avuto un suo preciso tempo di appartenenza e una sua precisa valenza che era la novità, l’attesa, l’ascolto, il piacere di conoscere nuove canzoni per abbellire l’animo della gente. Era un appuntamento con la novità. Il tempo cambia inesorabilmente molte abitudini e suggerisce molte indicazioni nuove per continuare a sviluppare le idee . Nel passato si ricorreva al mutuo per acquistare la casa, oggi si ricorre ad esso per andare a fare la spesa ed assicurarsi alcuni anni di sopravvivenza. Il fatto vero è che a furia di risentirsi individualmente, alla gente non è rimasto che aspettare, passivamente, il ritorno dei tanti avvenimenti sportivi, di spettacolo che ormai esigono formule diverse per tornare ad interessare la gente.
Angelo Scialpi
"Corriere del Giorno"

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