E adesso, a elezioni avvenute, che cosa è possibile fare per realizzare la ripresa della politica e della nazione? I risultati elettorali non sembrano aver organizzato le strategie politiche, ma la richiesta dal basso di una ripresa responsabile, si, eccome! Un risultato sorpresa per tutti che ci invita a cominciare a pensare dalla parte del cittadino, ad agire tenendo presente le priorità della nazione, ad iniziare a ri-organizzare la speranza della gente che passa, purtroppo, anche attraverso il risparmio di fondi pubblici che vanno a mare, e da tempo.
Che la gente mostrasse insofferenza, ma anche sofferenza, è da tutti noto, come è noto a tutti lo scempio del denaro pubblico che viene chiesto e reclamato ai cittadini con forza e con penalità insostenibili, molto vicino ad un certo agire del passato che ci ha lasciato piaghe ancora vive. Non possiamo dire che non lo sapevamo e non possiamo nemmeno dire che qualcuno ha ragione, tanto la ragione, in politica, la si legge solo e soltanto nella volontà della gente che è riuscita ad esprimere con forza tutta la insostenibilità di una vita di sacrifici, di rinunce e di lavoro, per poi vedere e sentire, quasi da ogni parte, le imprese economiche e il diritto a presentarsi da eletto nella società degli adulti e delle cose che contano.
Non credo che si possa fare una riflessione che tenga conto solo e soltanto del numero che ha segnato la percentuale dei voti assegnati ai partiti. Anche quella, alla fine, ha mostrato, ancora una volta, tutta la sua inconsistenza di una iniqua legge elettorale e la sua forza di tradursi in boomerang per tutti, senza lasciare il minimo margine alla compensazione, tanto meno alla ritorsione.
Per gentile concessione di Francesco Dotti www.ceccodottipuntocom.com |
“Facciamo una legge elettorale!” “Tizio sfida Caio!” “Annulliamo il finanziamento pubblico ai partiti e creiamo piani casa!” “Via dopo due legislature!”: sono le ultime dichiarazioni dei vari leaders di partito, a diverso titolo, ma molte altre sono state dette nei giorni precedenti e molte ancora vengono pronunciate sottovoce e tante altre, che riguardano la persona singola, vengono sbandierate per strappare qualche inutile applauso, magari pure a invito. Tutti insieme sembra dicano la cosa giusta per venire incontro ai cittadini, e tutti insieme hanno il dovere di risolvere la questione italiana, molto più complessa di quanto appare. Le affermazioni secondo le quali tutti devono andare a casa e che non c’è niente da salvare sono dettate dalla paura che niente venga fatto per risolvere la questione, e visto che è da tutti conosciuta, c’è poco da credere che possa essere risolta con fiducia. C’è molta insofferenza nel vedere continuamente personaggi blaterare in nome di qualcuno che non sa più quello che dice, ma anche vedere sempre le stesse facce, le stesse automobili, le stesse mega scorte, gli stessi giornalisti di apparato e di appartenenza, quasi a voler allargare, come ha detto Gad Lerner, il concetto del cambiamento non soltanto alla politica, ma anche al giornalismo e ai gruppi costituiti professionali, insomma all'apparato costituito per autodifesa.
Mi ha colpito molto l’intervento di quel giornalista tedesco (del quale non ricordo il nome) che, in una trasmissione televisiva, rompendo gli schemi e affrontando tutti con disincantato, ha detto, più o meno: “Avete una terra baciata da Dio, con 8 mila km di costa e siete in queste condizioni.” Parole d’urto che ha silenziato qualsiasi sussulto della ragione, tranne la forza di continuare a denunciare l’agire degli altri.
La politica ha solo il compito di servire e migliorare il paese, non può essere una impresa o una opportunità per guadagnare all'inverosimile per non parlare (come sta avvenendo in questi giorni) della stessa compravendita di senatori per abbattere maggioranze, anche esse uscite da elezioni politiche all'italiana, che speriamo siano state le ultime.
Intanto, in questo periodo che dovrebbe mettere da parte qualsiasi offesa e aprire il sentiero della responsabilità, va ascoltato l’appello del Presidente Napolitano sulla salvaguardia, l’interesse e l’immagine dell'Italia, senza determinazioni di parte.
A prescindere da tutto, tutti dovrebbero ritrovarsi per la ricostruzione della politica per scoprire i sessanta milioni di cittadini che potrebbero, con le loro esperienze e i loro saperi, sollevare una nazione che è ritornata importante per natura, meno per partecipazione responsabile.
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