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martedì 27 gennaio 2009

Nel giorno della memoria occorre ricordare per consolidare la identità culturale della nazione!

1. Avere la forza di ricordare significa avere la capacità di interrogarsi e di comprendersi, in particolare significa consolidare la consapevolezza di aver vissuto una esperienza e di averne individuato la giustezza. Non si desidera quasi mai parlare delle proprie esperienze passate, se non di quelle positive, anche se sono le esperienze difficili che consolidano la persona e le permettono di individuare i valori della vita. Ricordare, molto spesso, significa rivivere le infelicità vissute; significa superare quello stato di omertà che investe la persona stessa di fronte alla paura. Non si parla perché non si ha fiducia e perché il male ti raggiunge immediatamente e senza preavviso; non si parla perché c’è sempre qualcuno pronto ad approfittare, e forse anche perché dicono che la giustizia sia lenta. Non si parla anche perché manca quasi sempre la persona giusta con cui poterlo fare; in certi casi può ancora accadere che se lo si fa liberamente, dimostrando coraggio ed esprimendo una giusta e oggettiva opinione, ecco allora aprirsi le porte dell’antipatia, dell’offesa e della ripicca fino al compimento della vendetta. Questo fatto non leva la vita, ma leva il diritto.
Non c’è futuro senza memoria, ma la memoria è visione globale che racchiude ogni visione parziale e individuale delle cose, e si ritrova custodita nell’ambiente, all’interno della stratificazione della civiltà e delle esperienze della gente che ci ha preceduto.
Il valore che si conferisce al passato trova la sua essenzialità nella visione continua di tendere ad un futuro migliore, più luminoso, certamente più a dimensione d’uomo e al passo dei tempi. Vivere il significato dell’accaduto significa partecipare alla costruzione continua della memoria, alla ricostruzione del nostro passato, alla verifica delle nostre azioni, alla analisi dei comportamenti attuali che ha senso solo e soltanto se riportata al passato e proiettata nel futuro.
Il giacimento umano e culturale deve resuscitare il patrimonio dell’anima, così come quando uno scrittore, un poeta, un pittore, un musicista riesce ad esprimere tutta la sua interiorità artistica per il piacere di esternare moti interiori in grado di abbellire l’esistenza e di disegnare un percorso adeguato lungo il quale poter vivere la propria esistenza e darle un senso

2. La memoria della Resistenza. Il destino degli uomini sembra appartenere più all’effimero che alla storia, più all’improvvisazione che alla operatività razionale. Una carente memoria non permette di consolidare l’ideale patriottico e tanto meno il carattere di un popolo.
Troppo veloci appaiono i cambi di opinione e troppo repentinamente dimentichiamo le lotte fratricide il cui dolore fa scuotere ancora i nostri padri.
Le lotte fratricide! A ben riflettere, forse, la Resistenza italiana non ha mai cessato di esistere. Certo è sempre più difficile opporsi a volontà protette, ma più ampio è il ventaglio delle costrizioni e delle difficoltà. Un popolo,come un cittadino qualsiasi, deve sempre far tesoro dell’esperienza passata.
L’odio e l’amore sono talmente confusi che vengono prodotte soltanto espressioni di terrore, di dolore e di sofferenza, … di restrizioni.
In questi tempi contiamo i morti sulle strade, ma anche la cattura di un ennesimo super latitante, boss made in Italy; sul fronte politico assistiamo ad un clima difficile ed a comportamenti inusitati. La politica non dovrebbe essere potere acquisito, ma movimento e trasformismo, facendo appello e trovando la propria identità nella soluzione delle esigenze dei cittadini. La politica dovrebbe essere dovere civico di servizio, così come lo svolgimento di qualsiasi altro ufficio!
La guerra ripropone i problemi di profonda pertinenza della sfera umana. Il suo seminare orrori e sangue spesso si identifica con la esuberanza delle responsabilità, con delle motivazioni che non sempre sono adeguate al bene delle parti, con la ricerca di qualcosa che nulla ha a che vedere con la protezione della persona umana. Quanti danni perpetrati a guerra finita e quante attestazioni di viltà per poi arrogarsi il diritto di aver contribuito a creare la libertà. E’ la storia degli uomini. Ci vuole rispetto e dignità anche nella sofferenza, tanta forza di sopportazione per il dilagante qualunquismo. Agli uomini di fede non può sfuggire il senso elevato dell’umano ripetersi del sacrificio ogni qualvolta è in discussione la conquista di un ideale comune che riscopre il bene profondo per tutti.
Recuperare un esempio non significa soltanto recuperare il ricordo; significa soprattutto recuperare un riferimento pedagogico permanente intriso di orgoglio che è obiettivo civile prima ancora di essere sacrificio; sacrificio che dovremmo sentire tutti addosso, pesante, ingombrante per non essere riusciti a tradurlo in civiltà leale e in storia nuova.
La Resistenza: un atto d’amore per conservare il dono della vita, per restare adulti nella fede, per vincere il male che appartiene a uomini privi di ragione e capaci di incutere timore spezzando l’esistenza stessa seguendo logiche perverse, dissennate e tribali.
Bizzarrie della storia, ma pur sempre storia e come tale foriera di suggerimenti e nuova proposizione.

3. L’impegno a ricordare la Shoah attraverso la testimonianza dei sopravvissuti ad Auschwitz, ma anche e soprattutto della scuola, vuole essere un’occasione per i ragazzi per meditare e meditare ancora, affinché la tragedia del secolo scorso, l’Olocausto, non si ripeta mai più. Nello stesso tempo si vuole sottolineare l’alto compito educativo della scuola che “recupera quei fatti storici e quei luoghi e li trasforma in occasioni di riflessione e studio per combattere l’indifferenza e l’oblio, connette la Memoria della Shoah all’educazione interculturale, trasformandola in paradigma della difesa dei diritti umani nel mondo contemporaneo, rende viva e attuale la vicenda storica, cioè in collegamento con i problemi della tolleranza, del razzismo e dell’antisemitismo nelle società multiculturale”.
“Sempre di nuovo emerge la domanda di S.S. Benedetto XVI: Dove era Dio in quei giorni? Perché Egli ha taciuto? Come poté tollerare questo eccesso di distruzione, questo trionfo del male?”
Un grido di dolore che invoca aiuto per quanti soffrono per amore della verità e della giustizia; verità e giustizia che dovrebbero appartenere al libero arbitrio di ogni persona che ha l’opportunità di godere del dono della vita; verità e giustizia che dovrebbero essere ordinate, non codificate da regole imposte, all’interno del comportamento di ognuno e nella ricerca della libertà interiore che determina il rispetto per gli altri, tutti, e ricompone lo spirito di servizio che deve invadere quanti sono al servizio della società, della gente, del miglioramento della vita.
Pensare a questo giorno come semplice ricorrenza significa non responsabilizzarsi abbastanza; significa non sapere (come già tanti giovani hanno dimostrato con il loro non conoscere); significa continuare a vivere senza il coordinamento tra passato e presente; significa non vivere la bellezza del tempo o vivere una vita altra. Ogni esperienza nasce da quella precedente e mai la stessa esperienza è utile per tutte le circostanze; ciò che è utile per tutti i tempi è la capacità razionale di identificare i fatti e collegarne i motivi che generano prevenzione e crescita, personale e collettiva, per riuscire ad allontanare lo spettro del male.
La “Shoah” , ma non solo! Ci sono altri comportamenti dell’uomo, in genere, che devono permettere ai giovani di trarre insegnamento opportuno e tradurre il loro impegno in servizio sociale e non in apparato personale da utilizzare secondo i propri interessi. I tempi moderni sono intrisi di azioni non positive, che creano e indicano percorsi nuovi e nuove difficoltà che l’uomo deve conoscere e tentare di superare con un corretto comportamento e il rispetto della persona umana, sempre irripetibile.
Il giorno della memoria, ma anche il giorno del dolore e della sconfitta; del dolore perché il ricordo apre sempre ferite profonde e non sappiamo se esiste qualcuno in più nel già esiguo novero di persone coraggiose e oneste; della sconfitta perché, amaramente, occorre prendere atto dello stato di assoluta precarietà civile le cui nefandezze non hanno rappresentato e non rappresentano credibilità per il singolo cittadino. Cittadinanze spesso lacerate!
La memoria è conquista quotidiana che ricerca la salvezza e non può, contrariamente alla idea comune, starsene in disparte e attendere. La divulgazione e la diffusione sono dei compiti importanti che la società civile deve perseguire per tenere alto l’orgoglio civico nazionale e il senso della appartenenza. In questa ottica la celebrazione del giorno della memoria deve continuare a distendere la sua valenza etica e pedagogica, e contribuire a favorire la diffusione di quanto nel passato apparteneva a pochi e oggi appartiene a tutti: la memoria per vivere il futuro! Il dovere non è mero rispetto della regola, ma capacità di saper trasmettere agli altri la propria cultura per permettere alle generazioni future di contare sui valori della appartenenza.
Nel giorno della memoria dovremmo anche ricordare che cosa abbiamo fatto a favore di queste persone e come siamo stati solidali con loro, ma soprattutto come potremo esserlo per riordinare la magia della appartenenza.
I giovani devono fermarsi un attimo, dopo aver spento il cellulare, e pensare che il loro correre verso il divertimento effimero e verso il chiasso potrebbe anche essere un voler correre obbligato verso l’inconsapevolezza e la omologazione: mali che affliggono la vita di oggi. Abbiamo bisogno di tutti per sollevare il capo e riprendere il cammino della civiltà, dopo aver ricordato e dopo esserci guardati per comprendere comportamenti insulsi e prevenire angherie, soprusi e atteggiamenti spocchiosi e irriguardosi. Abbiamo bisogno di confermare un ideale modo di vivere nel rispetto della persona e della nazione!

4. Il nostro impegno di educatori rimane baluardo certo dell’agire per competenza, per consapevolezza: qualità della persona che oggi devono contribuire alla costruzione dell’uomo moderno alle prese con le tante difficoltà che lo indeboliscono continuamente e lo rendono privo dei grandi valori che hanno reso grande una nazione e forte un popolo. Questa terra è pregna di scenari storici indimenticabili dove è stato possibile costruire una nazione, garantire la crescita della civiltà e l’orgoglio della cittadinanza italiana. Nel loro nome, eroi di ieri, ma anche di oggi, si continua una esistenza di richiamo e di esempio di resistenza che mai deve abbandonarci per permettere alla vita di essere eterna e di continuare a vivere sempre dentro e fuori di noi, ieri come domani.In questo nostro sforzo di essere costruttori della legalità, viene spontaneo un grido: Viva l’Italia!




Angelo Scialpi

1 commento:

Anonimo ha detto...

Riflessione semplicemente meravigliosa... di una profondità "inaudita", l'argomento è complesso, le parole sembrano uscire dalla Sua penna con una immediatezza e una facilità come se fossero già in essa contenute... anche di fronte ad argomenti così angoscianti, difficili e storicamente rilevanti. Il mio pensiero predominante è uno solo: come può l'uomo essere stato così crudele?